Tassi BCE, quali saranno le prossime mosse di Lagarde

Laura Naka Antonelli

12 Settembre 2025 - 13:30

L’annuncio della BCE sui tassi c’è stato. Che farà a questo punto Lagarde? Le opinioni contrastanti da Francoforte, le scommesse dei mercati e le previsioni degli esperti.

Tassi BCE, quali saranno le prossime mosse di Lagarde

Passata la fase di trepidazione dei giorni scorsi scatenata dal conto alla rovescia per la riunione della BCE, la domanda che circola nelle sale di trading rimane: i tassi di interesse dell’Eurozona non saranno tagliati davvero più? Quelle due pause consecutive del ciclo di allentamento monetario equivalgono a uno stop definitivo dei tagli?

È stata la stessa presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde, nel corso della conferenza stampa della giornata di ieri, a ribadire di non avere alcuna intenzione di sfornare previsioni su quanto accadrà e, dunque, su cosa farà alla fine dei prossimi meeting, sia in quei due previsti negli ultimi mesi del 2025, di cui il prossimo alla fine di ottobre che si terrà a Firenze, che in quelli successivi del 2026.

Tassi BCE, Lagarde ostaggio dei dati macro. Gli ostacoli dazi Trump e Francia

Tanto per cambiare, Lagarde rimarrà ostaggio dei dati di turno. Nel frattempo, diversi sono gli economisti e gli strategist che, dopo aver digerito le parole della numero uno dell’Eurotower e le novità emerse nel BCE Day di ieri - in primis la pubblicazione delle nuove proiezioni economiche elaborate dallo staff della istituzione - hanno rilasciato i loro commenti, apportando in alcuni casi variazioni agli outlook formulati in precedenza.

Nella giornata di ieri, giovedì 11 settembre 2025, la BCE ha confermato i tassi sui depositi, i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale rispettivamente al 2%, al 2,15% e al 2,40%.

I tassi sono stati così messi in pausa per la seconda volta consecutiva, dopo il primo alt annunciato nell’ultima riunione dello scorso 24 luglio.

Tra gli analisti, c’è chi ha decretato la fine del ciclo dei tagli dei tassi, e chi invece considera ancora la possibilità che, magari non subito, l’istituzione torni a sforbiciare il costo del denaro dell’area euro.

C’è anche chi sostiene che la prossima mossa sarà piuttosto di un rialzo dei tassi, a causa della spinta che al PIL, dunque all’inflazione, che arriverà dalle due mosse di politica fiscale espansiva, come ripetuto più volte dalla stessa Lagarde: il bazooka fiscale della Germania e le maggiori spese per la difesa decise dall’Unione europea.

Il ritorno delle strette monetarie, ha anticipato già qualcuno, potrebbe palesarsi entro la fine del 2026.

Ma a dire la loro non sono solo gli esperti.

In queste ultime ore sono arrivate anche le dichiarazioni di alcuni esponenti del Consiglio direttivo della BCE. Dichiarazioni a dire il vero piuttosto contrastanti, che confermano come la Banca centrale europea non abbia ancora le idee chiare su cosa fare e su cosa muoversi, navigando in acque, va ammesso, decisamente incerte, stretta tra la zavorra che pesa sul commercio di tutto il mondo dei dazi di Trump, e la minaccia di una Francia che è tornata di nuovo allo sbando, e che trema, pur dopo la nomina del nuovo premier francese Sèbastien Lecornu da parte del presidente Emmanuel Macron, di fronte a nuovi rischi.

Tassi, la posizione ufficiale della BCE. Cosa dicono i vari esponenti e cosa prezzano i mercati

La posizione ufficiale sui tassi della BCE è la seguente, che corrisponde alla solita solfa che Lagarde va ripetendo da un po’. La presidente della istituzione si è così espressa:

“Siamo determinati ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi sul nostro obiettivo del 2% a medio termine. Per definire l’orientamento di politica monetaria adeguato, seguiremo un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione. In particolare, le nostre decisioni sui tassi di interesse saranno basate sulla valutazione delle prospettive di inflazione e dei rischi a esse associati, considerati i nuovi dati economici e finanziari, nonché della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarci a un particolare percorso dei tassi”.

Da quanto detto nelle ultime ore da alcuni esponenti del Consiglio direttivo, le opinioni in seno alla BCE sono però piuttosto divergenti.

Per fare un esempio, Gediminas Šimkus, Presidente della Banca centrale lituana, pur riconoscendo che “l’inflazione si è stabilizzata al livello del target (2%)”, ha avvertito che “i rischi legati all’inflazione sono alti in modo significativo” e che “l’attività economica si sta riprendendo a un ritmo più veloce di quanto precedentemente osservato”, a fronte di “buone condizioni del mercato del lavoro”. Parole che, in teoria, non avallano affatto la speranza di nuovi tagli dei tassi.

Interpellato da BFM Business, il numero uno della Banca di Francia ed esponente del Consiglio direttivo della BCE François Villeroy de Galhau ha sottolineato invece che, pur non essendoci un percorso predeterminato, “ un altro taglio dei tassi è del tutto possibile nelle prossime riunioni”.

A dire la sua anche Madis Muller, governatore della Banca d’Estonia e, anche lui, membro del Consiglio direttivo dell’istituzione, che ha affermato che i “ tassi ora si trovano al posto giusto ”, in quanto si confermano “un sostegno per la ripresa dell’economia”.

Detto questo, dopo le asserzioni di Lagarde, i mercati hanno praticamente azzerato praticamente le prospettive di un taglio imminente dei tassi nelle ultime due riunioni del 2025, visto che ora prezzano riduzioni pari ad appena 4 punti base entro la fine dell’anno e di 14 punti base entro la fine del 2026.

Per la riunione di Firenze, nello specifico, i trader scommettono su una terza pausa consecutiva del ciclo di allentamento monetario con una probabilità decisamente elevata, pari al 95,64%, stando alle informazioni che sono state raccolte da LSEG.

Previsioni tassi BCE, JPMorgan sposta la data. Le view di BNP, Goldman Sachs, Pimco, Generali Investments

Cosa dicono invece gli esperti? La divisione di ricerca di JPMorgan attende tuttora una sforbiciata entro la fine dell’anno: non più, tuttavia, alla fine della prossima riunione dell’Eurotower di fine ottobre, ma nell’ultimo meeting dell’anno di dicembre. “Riconosciamo la presenza del chiaro rischio che la BCE abbia finito di tagliare (i tassi), ma vogliamo riconoscere anche che l’outlook sull’inflazione suggerisce ancora un allentamento ” monetario.

Più hawkish invece la posizione degli strategist di BNP Paribas che, in una nota diffusa nel BCE Day, hanno scritto che “la riunione della BCE di settembre ha rafforzato la nostra view, secondo la quale i dati (macro) dovrebbero deludere per giustificare eventuali ulteriori tagli dei tassi”.

Gli analisti hanno continuato, affermando che “con la BCE che prevede già una crescita debole nel breve termine e un indebolimento dell’inflazione, l’asticella (per abbassare di nuovo il costo del denaro) appare piuttosto elevata ”.

In evidenza anche Martin Wolburg, senior economist, Generali Investments, che ha scritto in una nota che “il ciclo di tagli dei tassi è concluso”, così spiegando:

“Con il tasso di riferimento al 2,0%, la politica monetaria si colloca nel mezzo della fascia neutra (1,75% - 2,25%) individuata dallo staff della BCE. Considerando il messaggio forte di oggi (ieri per chi legge), la visione macroeconomica costruttiva della BCE e i commenti meno accomodanti dei membri del Consiglio nelle ultime settimane, non ci aspettiamo ulteriori tagli dei tassi in questo ciclo, a meno che non si materializzino rischi al ribasso”.

Orientato verso un nulla di fatto anche Konstantin Veit, Portfolio Manager di PIMCO, che ha scritto che, “sebbene concordiamo con il mercato nel valutare una certa probabilità di un ulteriore allentamento monetario, al fine di proteggere una proiezione in linea con l’obiettivo per il 2027, riteniamo che vi sia un’elevata possibilità che il ciclo di tagli sia già concluso all’attuale tasso di riferimento del 2% ”.

Veit ha chiarito che, “nel complesso, non riteniamo che la funzione di reazione della BCE sia orientata al fine tuning della politica monetaria e, nel nostro scenario di base, prevediamo un periodo prolungato di inazione sui tassi di riferimento ”.

Non ha escluso invece un ultimo taglio dei tassi Simon Dangoor, Head of Fixed Income Macro strategies di Goldman Sachs Asset Management:

“La BCE non ha fretta di tagliare i tassi, e preferisce invece attendere segnali più chiari sui venti contrari sul commercio e sull’inflazione inferiore alle attese. Ci aspettiamo un ultimo taglio a dicembre, visti i rischi al ribasso, anche se non è da escludere che non vi sarà alcun allentamento. I rendimenti a breve termine restano relativamente ancorati in questo contesto, mentre l’impulso derivante dall’espansione fiscale tedesca e dalle riforme pensionistiche olandesi potrebbe spingere al rialzo i rendimenti sulla parte lunga della curva. Preferiamo quindi strategie di carry e di steepening della curva piuttosto che un’esposizione diretta alla duration”.

Tutto, mentre sui mercati circolano indiscrezioni, secondo le quali la BCE di Lagarde sarebbe propensa a riconsiderare l’eventualità di tagliare di nuovo i tassi nell’ultima riunione del Consiglio direttivo del 2025, ovvero quella prevista per il 18 dicembre.

Il dibattito sull’arrivo di una nuova sforbiciata, insomma, ci sarebbe ancora. Il nono taglio dei tassi dovrebbe però palesarsi più a dicembre che a novembre: questo, in quanto nel prossimo meeting di Firenze della fine di ottobre, l’istituzione non disporrà ancora di informazioni tali da valutare in modo appropriato le condizioni di salute dell’economia dell’Eurozona.

Nel frattempo, proprio oggi dal fronte macroeconomico della Germania è arrivata la lettura finale del dato relativo all’inflazione di agosto, che ha confermato i numeri preliminari: il CPI è salito nel mese a un ritmo annuo del 2,2%. Livello che è superiore al target del 2% della BCE. Non è un caso che nell’area e anche da un bel po’ di tempo si parla ormai spesso di una economia alle prese con il fenomeno di stagflazione. Ma è vero che in molti agitano invece la minaccia della disinflazione: insomma, tutto e il contrario di tutto.

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