Ecco i costi di assunzione e retribuzione per un dipendente con contratto part-time per il datore di lavoro, tra oneri, contributi previdenziali e assicurativi.
Quante volte ci siamo imbattuti nel termine “costo del lavoro”, nei dibattiti televisivi, negli editoriali economici o nei post sui social network? Nell’ultimo decennio, e in particolare dal 2020 in poi, la questione è diventata uno dei temi centrali del confronto politico ed economico in Italia. Ridurre il costo del personale è spesso considerato un passaggio obbligato per favorire l’occupazione, soprattutto tra le categorie più fragili del mercato del lavoro: giovani, donne, disoccupati di lunga durata.
Secondo l’ISTAT, il costo del lavoro in Italia nel 2024 ha superato i 36.000 euro annui per dipendente nelle imprese con più di 10 addetti, con una quota significativa rappresentata da contributi previdenziali e assicurativi. Un dato che colloca l’Italia sopra la media europea in termini di oneri indiretti per i datori di lavoro, nonostante un salario netto spesso inferiore a quello di altri Paesi dell’Eurozona.
Ma quanto costa realmente assumere un lavoratore per un’azienda italiana? E come cambia questa spesa se il dipendente è assunto con un contratto part-time? Ecco, quindi, una panoramica sui costi di assunzione e retribuzione di un lavoratore part-time per il datore di lavoro.
Dipendente part-time: conviene davvero all’azienda?
È utile chiarire fin da subito un aspetto controintuitivo, ma essenziale per comprendere la logica dei costi aziendali:
a parità di condizioni, un dipendente a tempo pieno - senza assenze e senza benefici fiscali - ha un costo orario inferiore rispetto a un collega part-time. Questo perché molte delle voci che compongono il costo del lavoro (ad esempio contributi previdenziali minimi, premi INAIL, ferie, tredicesima, TFR) non si riducono in modo proporzionale rispetto alle ore lavorate.
In altre parole, i costi fissi incidono maggiormente sui contratti a basso monte ore.
Parlare di “lavoratore part-time” significa in realtà riferirsi a un’ampia gamma di situazioni. Il costo per l’azienda cambia sensibilmente a seconda delle ore settimanali previste dal contratto, dell’inquadramento contrattuale (livello, CCNL applicato), della presenza di agevolazioni contributive (ad esempio per l’assunzione di categorie protette o per under 36), e persino dalla regione in cui ha sede l’attività.
Part-time, non sempre una scelta: lo dicono le statistiche
Nel 2024, i lavoratori part-time rappresentavano circa il 18% del totale degli occupati in Italia, con un’incidenza maggiore tra le donne (oltre il 30% delle lavoratrici) e nei settori come commercio, servizi alla persona e pubblica amministrazione. Un dato rilevante è che oltre il 56% di chi lavora part-time non lo fa per scelta, ma per mancanza di alternative full-time, secondo le ultime rilevazioni Eurostat.
Capire quanto costa effettivamente un lavoratore part-time è fondamentale, quindi, per le imprese che vogliono pianificare con accuratezza i propri budget, evitare contenziosi e approfittare delle opportunità normative (come decontribuzioni, crediti d’imposta o bonus assunzionali). Ma anche per i lavoratori stessi, che vogliono rendersi conto «quanto costano» realmente per il datore di lavoro.
Nei paragrafi successivi analizzeremo in dettaglio i costi che un’azienda deve sostenere per un dipendente part-time, esaminando quattro casi concreti con livelli orari diversi (5, 10, 20 e 30 ore settimanali). Illustreremo, inoltre, le principali differenze rispetto al full-time, e quali vantaggi (o svantaggi) comporta per un datore di lavoro scegliere un contratto a orario ridotto.
Quali costi ci sono per un dipendente part-time?
I costi che il datore di lavoro deve sostenere per un part-time (così come per un tempo pieno) sono rappresentati da:
- retribuzione lorda mensile: calcolata in base alle ore lavorate e al compenso orario previsto dal CCNL applicato.;
- contributi INPS a carico azienda: circa il 28,46% della retribuzione lorda;
- contributi INAIL: dipendono dal settore di appartenenza e dal rischio professionale;
- ferie e permessi previsti dal contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) applicato e da eventuali accordi aziendali/territoriali;
- Trattamento di fine rapporto (TFR): accantonato mensilmente;
- mensilità aggiuntive (tredicesima ed eventuale quattordicesima).
La retribuzione oraria è assunta dividendo il compenso mensile previsto nella lettera di assunzione (o successivamente modificato) per un coefficiente imposto dal CCNL applicato.
Nel nostro esempio ipotizziamo un compenso orario in misura pari a 9,5 euro lordi, mentre il monte ore di ferie e permessi, per un dipendente a tempo pieno, è fissato in 165 ore di ferie e 20 di permessi, per un totale di 185 ore all’anno.
I contributi INPS variano in funzione del settore di appartenenza del datore di lavoro e della dimensione aziendale (in termini di numero di dipendenti). Per i nostri calcoli consideriamo una realtà del settore industria fino a 15 dipendenti, in cui i contributi conto azienda sono pari al 28,46%.
A livello di costo per l’assicurazione Inail contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, consideriamo come rischio quello identificato dalla voce «0722» corrispondente all’attività d’ufficio o a quella di call-center e sportelli informatizzati (compreso l’utilizzo di un veicolo per recarsi in altri uffici).
In tal caso, il premio da pagare è pari al 5 per mille della retribuzione (di norma coincidente con l’imponibile INPS). Al risultato è necessario sommare una maggiorazione dell’1%, calcolata sul premio stesso.
Gli ultimi due elementi sono rappresentati da:
- TFR, pari alla retribuzione diviso 13,5 (oltre a sottrarre il contributo dello 0,50% calcolato sull’imponibile Inps);
- tredicesima mensilità, pari alla retribuzione lorda mensile (prevista in sede di assunzione o modificata successivamente) diviso 12.
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Quanto costa assumere un dipendente part-time a 5 ore settimanali?
Ipotizziamo un dipendente part-time a 5 ore settimanali (un’ora al giorno per cinque giorni dal lunedì al venerdì), che ha lavorato l’intero mese di maggio 2025 (giorni lavorabili 22) per un totale di 22 ore mensili.
In tema di ferie e permessi, posto che un lavoratore a tempo pieno ha diritto a 185 ore all’anno, nel nostro caso il numero di ore dev’essere riproporzionato in questo modo:
- si calcola la percentuale di part-time dividendo le ore settimanali per quelle a tempo pieno e successivamente moltiplicando il risultato per 100, (5/40) * 100 = 12,5%;
- si calcola il 12,5% di 185 ore corrispondente a 23,13 ottenendo così il numero di ore di ferie e permessi di cui il dipendente ha diritto nell’anno;
- si divide 23,13 per 12 e si ottengono le ore di ferie e permessi che il lavoratore part-time matura ogni mese, pari a 23,13 / 12 = 1,93.
Pertanto, il costo mensile sarà la somma di:
- retribuzione lorda euro 9,5 * 22 ore = 209,00 euro;
- contributi INPS a carico azienda euro 209,00 * 28,46% = 59,48 euro;
- premi INAIL euro 209,00 * 5 per mille (+ la maggiorazione 1%) = 1,06 euro;
- TFR euro 209,00 / 13,5 (cui sottrarre poi il contributo dello 0,50%) = 14,43 euro;
- tredicesima mensilità euro 209,00 / 12 = 17,42 euro;
- ferie e permessi maturati nel mese euro 9,5 * 1,93 ore = 18,34 euro;
per un totale di 319,73 euro.
Quanto costa assumere un dipendente part-time a 10 ore settimanali?
Un dipendente part-time 10 ore settimanali (due ore al giorno dal lunedì al venerdì) a maggio di quest’anno ha lavorato 44 ore.
La percentuale di part-time corrisponde a (10 / 40) * 100 = 25%.
Di conseguenza, il numero di ore di ferie e permessi che l’interessato matura nel mese corrisponde, secondo il calcolo fatto nel paragrafo precedente, a 3,86 ore.
Il datore dovrà pertanto sostenere un costo mensile (determinato come sopra) pari a:
- retribuzione lorda 418,00 euro;
- contributi INPS a carico azienda euro 118,96;
- premi INAIL euro 2,11;
- TFR euro 28,87;
- tredicesima mensilità euro 34,83;
- ferie e permessi euro 36,67;
per un totale di 639,44 euro.
Quanto costa assumere un dipendente part-time a 20 ore settimanali?
Il terzo esempio interessa un lavoratore part-time 20 ore settimanali (4 ore al giorno dal lunedì al venerdì).
Nel mese di maggio 2025 le ore lavorate sono state 88, mentre la percentuale part-time corrisponde a (20 / 40) * 100 = 50%.
Il numero di ferie e permessi maturati mensilmente equivale a 7,71 ore.
L’azienda si farà pertanto carico di un costo mensile formato da:
- retribuzione lorda 836,00 euro;
- contributi INPS a carico azienda euro 237,93;
- premi INAIL euro 4,22;
- TFR euro 57,75;
- tredicesima mensilità euro 69,67;
- ferie e permessi euro 73,25;
per un totale di 1.278,82 euro.
Quanto costa assumere un dipendente part-time a 30 ore settimanali?
Il quarto e ultimo esempio riguarda un dipendente part-time 30 ore settimanali su cinque giorni, dal lunedì al venerdì (6 ore al giorno), per una percentuale del 75% ed un totale di 132 ore lavorate.
Le ore di ferie e permessi maturati nel mese corrispondono a 11,57 ore.
Il costo mensile sarà quindi pari a:
- retribuzione lorda 1.254,00 euro;
- contributi INPS carico azienda euro 356,89;
- premi INAIL euro 6,33;
- TFR euro 86,62;
- tredicesima mensilità euro 104,50;
- ferie e permessi euro 109,92;
equivalenti a un costo complessivo di 1.918,26 euro.
In definitiva, il dipendente costerà all’azienda, mensilmente:
- 319,73 euro per un part-time 5 ore settimanali;
- 639,44 euro per un part-time 10 ore settimanali;
- 1.278,82 euro per un part-time 20 ore settimanali;
- 1.918,26 euro per un part-time 30 ore settimanali.
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