Zamparini perde ricorso Corte di Cassazione e finisce agli arresti domiciliari

Massimiliano Carrà

25/01/2019

L’ex patron della squadra siciliana è accusato di falso in bilancio e autoriciclaggio per l’uso sistematico di una società nata per commercializzare i prodotti dei rosanero con la quale avrebbe messo al riparo le disponibilità correnti della società.

Zamparini perde ricorso Corte di Cassazione e finisce agli arresti domiciliari

Maurizio Zamparini, ex presidente del Palermo Calcio, è agli arresti domiciliari dopo la decisione della Corte di Cassazione di respingere il ricorso dell’imprenditore friulano.

L’ex patron dei rosanero accusato, tra l’altro, di falso in bilancio e autoriciclaggio, non ci sta e tuona: "Questa resterà una storia di vergogna per una città che così ha corrisposto la passione e l’amore che ho dato assieme ai miei soldi regalati e profusi per i rosanero".

Le indagini, avviate quasi due anni fa, coinvolgono anche il figlio di Zamparini, la segretaria Alessandra Bonometti, cinque professionisti e l’ex presidente della società calcistica siciliana Giovanni Giammarva. Le accuse a loro carico sono: false comunicazioni sociali, ostacolo alle funzioni di vigilanza della Co.Vi.So.C., sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

La decisione odierna della Corte di Cassazione è l’ultimo capitolo di una lunga partita che ha visto protagonista Zamparini. Inizialmente la richiesta dei domiciliari avanzata dai PM venne respinta dal GIP che, pur riconoscendo che ci fossero a carico dell’ex presidente del Palermo gli indizi di colpevolezza, sostenne che non vi fossero le esigenze cautelari per l’arresto. Il provvedimento fu ribaltato dal Tribunale del riesame e portò l’ex patron rosanero a fare ricorso alla Corte di Cassazione.

Le contestazioni della Procura

Il Palermo Calcio fino al 2018 avrebbe ottenuto le certificazioni sui bilanci grazie a comunicazioni inesatte. Di questo risponderebbe l’allora presidente Giammarva, che, per la procura, avrebbe ostacolato l’esercizio delle funzioni dell’autorità pubblica di vigilanza. Ipotesi che il Riesame sembra accogliere. Al Palermo Calcio è stato contestato l’illecito amministrativo che deriva dal reato di autoriciclaggio, secondo la magistratura commesso da Zamparini.

In particolare l’ex patron si sarebbe sistematicamente servito della Mepal Srl, società nata per la commercializzazione dei prodotti rosanero e di cui lui stesso di fatto ne era l’ amministratore, come di una sorte di "cassaforte" per mettere al riparo le disponibilità correnti della società dalle procedure esecutive dell’Erario, nei cui confronti il club era esposto per milioni di euro fino al 2017.

Per rendere possibili questi spostamenti di denaro sarebbero stati simulati dei finanziamenti verso la Mepal Srl, successivamente ceduta per 40 milioni a una società con sede in Lussemburgo, la Alyssa. Anche questo veicolo per i PM sarebbe sempre riconducibile a Zamparini.

Secondo la Procura il valore del marchio sarebbe stato dunque nettamente inferiore e la sopravvalutazione avrebbe consentito di dar vita a una riserva monetaria poi utilizzata per ripianare il bilancio in rosso di 27 milioni di euro della società calcistica Palermo.

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