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Equo compenso professionisti: manifestazione il 30 novembre 2017
martedì 17 ottobre 2017, di
Equo compenso: il 30 novembre 2017 i professionisti iscritti agli Ordini ed ai Collegi scenderanno in piazza per pretendere l’introduzione nell’ordinamento di un equo compenso per le loro prestazioni.
La categoria è stata protagonista a maggio di un precedente sciopero sempre per reclamare l’equo compenso e la tutela della dignità professionale che rischia di rallentare a causa della forte concorrenza del mercato del lavoro.
Tra i manifestanti dello scorso maggio parteciparono anche i commercialisti e gli avvocati.
Questi ultimi però non saranno presenti nello sciopero di giovedì 30 novembre: il Ddl sull’equo compenso rivolto agli avvocati è stato approvato lo scorso agosto dal Consiglio dei Ministri dando il via così all’iter in Parlamento.
A rimanere con il boccone amaro e senza equo compenso tutte le altre professioni, tra cui i commercialisti, che riunendosi a Roma per manifestare chiedono a gran voce il loro equo compenso. Vediamo nel dettaglio.
Equo compenso: perché scendere in piazza
La decisione di manifestare per richiedere ancora una volta l’equo compenso per i professionisti nasce dalle due organizzazioni che li riuniscono.
Il Cup (Comitato unitario delle professioni) e Rete delle professioni tecniche (Rtp) pretendono che si avvii un iter legislativo per avviare le procedure sull’equo compenso.
I due presidenti, Marina Calderone ed Armando Zambrano affermano che
“l’equo compenso non ha nulla a che vedere con la reintroduzione delle tariffe minime obbligatorie.”
Si contestano infatti le criticità presentate dal Dipartimento delle politiche europee della presidenza del Consiglio dei ministri a proposito del Ddl sulla remunerazione dei servizi professionali.
Come determinare l’equo compenso?
Il Cup e e la Rete delle professioni tecniche propongono di stabilire l’equo compenso tramite i parametri ministeriali, che:
“sono fonti statali e non atti a delle professioni regolamentate, per cui non è escluso che possano essere qualificati come intese restrittive della concorrenza”
Permettono dunque al professionista di percepire il proprio equo compenso senza dover ricorrere al giudice.
La richiesta degli ordini professionali per l’equo compenso sembra inevitabile, se si considera il calo negli ultimi dieci anni dei redditi annuali.
Questo a differenza di quanto stabilito recentemente da una sentenza del Consiglio di Stato che riconosce le prestazioni professionali come gratuite, e in accordo con la Costituzione secondo cui ogni lavoratore, dipendente o autonomo che sia, ha diritto a un giusto compenso proporzionato alla qualità e alla quantità del lavoro presentato.