Continua la crisi Peg Perego. Tra licenziamenti e scioperi l’azienda rischia il tracollo

Giorgia Paccione

23 Giugno 2025 - 13:44

Lo storico marchio di Arcore continua a registrare perdite e annuncia 90 licenziamenti su 236 dipendenti. I lavoratori scioperano, sindacati e politica lanciano un appello al governo.

Continua la crisi Peg Perego. Tra licenziamenti e scioperi l’azienda rischia il tracollo

La crisi della Peg Perego, storica realtà industriale di Arcore specializzata in prodotti per l’infanzia e giocattoli, si aggrava ulteriormente. Dopo anni di difficoltà, l’azienda ha annunciato un pesante piano di esuberi che prevede 90 licenziamenti su 236 dipendenti, che scatteranno dopo l’estate, con la scadenza degli ammortizzatori sociali attualmente in vigore. Si tratta di oltre un terzo della forza lavoro, una riduzione allarmante, che rischia di mettere in ginocchio non solo le famiglie coinvolte ma l’intero tessuto economico locale.

Le cause sono molteplici, dal calo delle vendite alla concorrenza dei prodotti cinesi e i dazi statunitensi, ma soprattutto il crollo delle nascite che sta svuotando il mercato di riferimento. Intanto, i lavoratori sono scesi in piazza chiedendo soluzioni e dialogo e i sindacati invocano un intervento delle istituzioni per salvare una delle eccellenze del Paese.

Crisi Peg Perego tra calo delle vendite, concorrenza globale e scelte industriali sbagliate

Negli ultimi anni, Peg Perego ha visto il proprio fatturato precipitare e nel solo 2024 ha registrato perdite per oltre €1,2 milioni. Le ragioni sono molteplici e intrecciate:

  • Crisi demografica: il calo delle nascite in Italia, fenomeno che colpisce tutto il settore della prima infanzia, riduce drasticamente la domanda di prodotti come carrozzine, passeggini e seggioloni.
  • Concorrenza cinese: i prodotti importati, spesso a prezzi molto più bassi, hanno eroso quote di mercato a Peg Perego, che fatica a competere sul fronte dei costi.
  • Dazi e guerre commerciali: le barriere imposte dagli Stati Uniti hanno complicato ulteriormente l’export, storicamente uno dei punti di forza dell’azienda.
  • Scelte strategiche: i sindacati puntano il dito contro la mancata diversificazione dell’offerta e la delocalizzazione produttiva, che avrebbe sottratto lavoro allo stabilimento di Arcore senza risolvere i problemi strutturali.

La combinazione di questi fattori ha portato a una situazione di stallo. Le linee produttive lavorano a regime ridotto, i dipendenti sono passati da 500 nei tempi d’oro agli attuali 236, e la prospettiva di un ulteriore taglio di 90 unità rappresenta un colpo durissimo per la comunità locale.

Scioperi e mobilitazioni: la voce dei lavoratori e il ruolo delle istituzioni

La risposta dei lavoratori non si è fatta attendere. Il 19 giugno 2025, centinaia di dipendenti hanno sfilato per le vie di Arcore, dando vita a cortei e scioperi per chiedere il ritiro del piano di licenziamenti e l’apertura di un tavolo di confronto serio con l’azienda. Le rappresentanze sindacali di Fiom Cgil e Fim Cisl hanno denunciato l’assenza di un piano industriale alternativo e la scarsa volontà di dialogo da parte della direzione aziendale. La richiesta prevede soluzioni strutturali, investimenti in innovazione e una strategia per mantenere la produzione in Italia.

La richiesta in questi anni di diversificazione del prodotto a salvaguardia dell’occupazione e del futuro industriale di Peg Perego è rimasta inascoltata. Ancora una volta. Saranno le lavoratrici ed i lavoratori a pagare le scelte sbagliate dell’azienda.

Anche la politica locale si è mossa. Il consigliere regionale Jacopo Dozio ha annunciato una nuova audizione in commissione per fare luce sulla situazione e coinvolgere le istituzioni regionali nel tentativo di salvare posti di lavoro e garantire un futuro al marchio. L’appello è rivolto anche al governo nazionale, affinché si attivi per sostenere il Made in Italy e contrastare la desertificazione industriale che rischia di colpire duramente la Brianza.

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