Illegittimità, multe, cauzioni... Facciamo chiarezza sullo sciopero del 3 ottobre. Ecco cosa rischiano davvero i lavoratori secondo le leggi in vigore.
Ben poche mobilitazioni hanno attirato l’attenzione e le polemiche come lo sciopero del 3 ottobre, in favore della Global Sumud Flotilla e della Palestina. Resta ancora da capire se tutti questi riflettori siano riusciti a sensibilizzare sulla causa o se l’abbiano messa sotto una cattiva luce, ma tant’è. In ogni caso, l’azione di protesta non è passata inosservata, soprattutto alla politica, che sembra far di tutto (senza distinzioni partitiche) per alimentare caos e confusione.
Ora che la Commissione di garanzia ha dichiarato lo sciopero illegittimo è ancora peggio, la ferma risposta dei sindacati non basta a fermare timori e indignazione. Fortunatamente, la legge è una sola, non soggetta a modifiche o interpretazioni di sorta se non presso gli organi competenti e le modalità previste dall’ordinamento. Cerchiamo quindi di fare chiarezza per tutte le persone che si chiedono cosa rischiano i lavoratori che hanno preso parte alla mobilitazione e quali sono le possibili criticità. Tutti hanno diritto a formare la propria opinione in merito, ma a tal fine è necessario avere tutte le informazioni del caso.
Lo sciopero del 3 ottobre è illegittimo?
La possibile illegittimità di uno sciopero non è questione da poco, ma per comprendere cosa sta accadendo è necessario affrontarla, seppur in maniera un po’ semplicistica. Innanzitutto, vale la pena ricordare che il diritto di sciopero è costituzionalmente garantito, ma deve essere esercitato nel rispetto della legge che lo regola. Lo sciopero non è infatti privo di limiti, poiché deve essere bilanciato con il godimento di altri diritti costituzionalmente garantiti.
Per questo motivo lo sciopero nei servizi pubblici essenziali segue regole particolari, tra le più importanti il preavviso minimo e l’adozione di misure per garantire le prestazioni indispensabili. La Commissione di garanzia sugli scioperi ritiene quello del 3 settembre illegittimo proprio perché non sono stati rispettati i termini di preavviso. Il parere della Commissione, autorità amministrativa indipendente, fornisce importanti elementi di valutazione ma non è vincolante o indiscutibile.
Ecco perché la controversia finirà presso un tribunale del lavoro, visto che i sindacati difendono la liceità della mobilitazione, l’organo che invece può pronunciarsi una volta per tutte sulla legittimità. La questione è da decidere perché la stessa legge che impone il preavviso consente una deroga quando necessario a difendere i principi supremi su cui si fonda la Repubblica. Secondo i sindacati è proprio questo il caso, visto che la mobilitazione verteva sulla pace e sulla tutela dei connazionali all’estero, ma la decisione spetta al giudice.
Cosa rischiano davvero i lavoratori
Ad oggi non possiamo dire che lo sciopero è stato illegittimo, anche se ogni cittadino può avere una propria idea in proposito. Indipendentemente da ciò, però, i lavoratori che hanno incrociato le braccia possono dormire notti tranquille. Non rischiano conseguenze di alcun genere per aver partecipato alla mobilitazione, né economiche né disciplinari, e anzi non possono essere penalizzati per aver esercitato un proprio diritto. L’eventuale illegittimità dello sciopero sarà un problema dei sindacati promotori, che rischiano sanzioni da 2.500 a 50.000 euro.
Sono le multe che il ministro Salvini vorrebbe aumentare, anche se un ipotetico intervento normativo non avrebbe efficacia retroattiva. In ogni caso, non saranno i lavoratori a pagare personalmente, anche se ciò sarebbe potuto avvenire. In caso di violazione dei diritti costituzionali e lesione dei diritti pubblici essenziali, infatti, il governo può vietare lo sciopero o interromperlo con un’ordinanza di precettazione.
Violare quest’ultima fa sì scattare responsabilità anche in capo ai lavoratori, esposti a sanzioni individuali. Anche questa ordinanza può essere contestata e finire nelle aule di tribunale, ma avrebbe comunque offerto al governo modo di sanzionare direttamente i lavoratori, che invece non è stato colto. Di conseguenza, nessun dipendente deve subire conseguenze per lo sciopero.
C’è invece una situazione a parte per le responsabilità di coloro che durante le manifestazioni hanno deliberatamente ferito le persone e danneggiato i beni. Chiaramente ciò non rientra nell’esercizio del diritto di sciopero, ma si tratta di illeciti penali e civili, molti dei quali sanzionati molto duramente dal nuovo Decreto sicurezza, più vacillante dello sciopero stesso.
Al di là delle sanzioni, queste persone potrebbero essere chiamate al pagamento di un risarcimento, come peraltro accaduto in passato. A tal proposito bisognerà però identificare gli interessati, non sempre impossibile tra telecamere e fermi, e svolgere il processo. Anche in questo caso, peraltro, non ci sono conseguenze dirette sul posto di lavoro, salvo eccezioni in cui il comportamento abbia rilievo disciplinare.
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