Stato di agitazione per i lavoratori Gucci dopo il mancato versamento del welfare: sindacati sul piede di guerra per la decisione dell’azienda.
È stato proclamato lo stato di agitazione per oltre 1.000 dipendenti Gucci in Italia, impiegati nel settore retail e nel supporto logistico, dopo il rifiuto dell’azienda di versare l’importo welfare previsto dal contratto integrativo. Il provvedimento riguarda una quota di circa 600 euro che, secondo gli accordi integrativi stipulati nel luglio 2022, l’azienda avrebbe dovuto erogare anche per il 2025. La decisione di Gucci, controllata dal colosso del lusso Kering, ha suscitato la reazione immediata dei sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, che hanno comunicato l’apertura dello stato di agitazione su scala nazionale.
Secondo quanto riferito dalle organizzazioni sindacali, la direzione aziendale aveva più volte dato assicurazioni sull’erogazione del pacchetto welfare anche per il 2025, ma improvvisamente l’importo viene ora vincolato a una revisione dei sistemi incentivanti previsti per il triennio 2022-2024. In sostanza, Gucci avrebbe chiesto di rivedere l’intero impianto di premi e incentivi legato alla produttività, rendendo incerto il riconoscimento della cifra promessa.
“L’azienda, con un comportamento del tutto strumentale, non ha fatto altro che far trascorrere tempo prezioso, prendendosi gioco delle lavoratrici e dei lavoratori che ogni giorno si impegnano nei punti vendita e che attendevano, e continuano ad attendere, l’importo welfare” si legge nel comunicato ufficiale diffuso dai rappresentanti sindacali.
Gucci non versa il welfare: ecco cosa prevedeva l’accordo
Il contratto integrativo sottoscritto nel luglio 2022, scaduto il 31 dicembre 2024, prevedeva per il personale Gucci in Italia la corresponsione annuale di un importo welfare di circa 600 euro, nell’ambito delle misure di protezione del potere d’acquisto e di supporto al benessere aziendale. Tale importo doveva essere riconosciuto sia al personale addetto alla vendita sia a quello logistico, a prescindere dalla revisione di altri strumenti di incentivi aziendali.
Nonostante le ripetute rassicurazioni fornite dalla direzione aziendale durante le trattative, secondo sindacati e lavoratori Gucci ha di fatto scelto di subordinare l’erogazione dell’importo welfare a una complessiva revisione dell’accordo integrativo. “Non vogliamo cadere e non cadremo nella logica di uno scambio al ribasso che tolga tutele da una parte per spostarle da un’altra. Riteniamo molto grave l’atteggiamento dell’azienda e per tale ragione siamo a proclamare uno stato di agitazione a livello nazionale con possibili azioni sindacali che saranno eventualmente comunicate a livello territoriale”, proseguono le sigle sindacali.
Il contesto Gucci in Italia tra risultati in perdita e clima interno
Il braccio di ferro tra azienda e dipendenti si innesta in un momento delicato per il marchio del lusso fiorentino. Gucci, principale fonte di fatturato per il gruppo Kering (quasi il 50% del totale e due terzi della redditività operativa), sta infatti vivendo un periodo di pesanti difficoltà economiche. Nel primo semestre dell’anno l’utile netto del gruppo è crollato del 46%, scendendo sotto i 500 milioni di euro, mentre il fatturato è diminuito del 16% fermandosi a 7,6 miliardi di euro. In particolare, Gucci ha registrato un calo delle vendite del 26% nel semestre, scendendo dai precedenti oltre 4 miliardi a circa 3 miliardi di euro; solo nel secondo trimestre, la flessione è stata del 27%, pari a 1,46 miliardi di euro.
Il clima interno, già segnato dai risultati aziendali non positivi, rischia quindi di peggiorare ulteriormente a seguito dello stallo sul welfare. I sindacati hanno già fatto sapere che potrebbero mettere in campo nuove iniziative di protesta se non verranno accolte le loro richieste. Nel frattempo, Gucci non ha ancora rilasciato commenti ufficiali sulla vicenda, nonostante le sollecitazioni da parte della stampa specializzata e delle rappresentanze dei lavoratori.
Cosa succede ora per i lavoratori Gucci
La vertenza resta aperta e, nelle prossime settimane, potranno essere programmati scioperi o altre forme di mobilitazione in caso di mancato accordo. Per i lavoratori coinvolti, la mancata corresponsione dei 600 euro di welfare non rappresenta solo una questione economica, ma un segnale di incertezza su diritti e tutele ottenute negli ultimi anni. I sindacati continuano a ribadire la necessità di difendere le misure a tutela del benessere dei dipendenti, fondamentali in una fase di rallentamento generale del settore e con il potere d’acquisto eroso dall’inflazione.
La situazione rimane dunque tesa, in attesa di eventuali aperture da parte della dirigenza Gucci, che dovrà decidere se proseguire sulla linea del confronto o accogliere le richieste dei dipendenti per disinnescare il conflitto in corso.
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