Metà del TFR in busta paga: ecco il nuovo piano per rilanciare i consumi

Federico Migliorini

29 Settembre 2014 - 10:46

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Il Governo ha in mente di trasferire immediatamente il 50% del Tfr nelle buste paga dei lavoratori del settore privato, in modo da avere maggiori risorse a sostegno dei consumi. Restano da sciogliere i nodi legati alle compensazioni per le imprese, che rischiano di andare in crisi di liquidità.

Metà del TFR in busta paga: ecco il nuovo piano per rilanciare i consumi

L’obiettivo del Governo è intervenire subito per rilanciare i consumi. Il nuovo piano studiato negli ultimi giorni prevede il trasferimento immediato del 50% del Tfr nelle buste paga dei lavoratori e lasciare l’altra metà alle imprese.

Ad oggi, ai dipendenti privati delle imprese con più di 50 dipendenti è consentito destinare, tutto o in parte, il Tfr ai fondi di previdenza complementare. In alternativa, la parte di Tfr lasciata nelle aziende viene accantonata dal datore di lavoro in un fondo del Tesoro gestito dall’INPS. Mentre, la disciplina per le imprese fino a 50 dipendenti che trattengono integralmente il Tfr dei lavoratori e che oggi rappresenta una preziosa fonte di finanziamento per la loro attività. Con il piano previsto dal Governo, cambierà totalmente la modalità di gestione del Tfr maturato, che sarà erogato immediatamente in busta paga.

L’intervento previsto per la durata di qualche anno, inizierà dai dipendenti del settore privato, i quali potranno scegliere autonomamente se farsi trasferire in busta paga, si pensa una volta all’anno, metà della quota del Tfr maturato mensilmente dal lavoratore, e accantonata dal datore di lavoro. In questo modo, il Tfr maturato sarebbe corrisposto per metà durante la vita lavorativa lasciando una seconda metà al termine alla conclusione del rapporto. In ogni caso, la scelta spetterebbe esclusivamente al dipendente.

Il rilancio dei consumi e il sostegno alle attività produttive, secondo un piano allo studio del Governo, oltre alla stabilizzazione degli 80 euro e alla riduzione dell’Irap, potrebbe passare anche per un robusto sostegno ai salari percepiti dai lavoratori dipendenti. Tuttavia, il vero nodo da sciogliere riguarda le imprese, che utilizzano il Tfr maturato dai lavoratori come una forma di autofinanziamento con il quale possono finanziare le loro attività. Ridurre questa fonte di finanziamento potrebbe portare le imprese in crisi di liquidità, per questo motivo, non sarebbe esclusa la possibilità di prevedere un accesso al credito agevolato per il flusso di
Tfr da trasferire in busta paga o, in alternativa, un aiuto derivante direttamente da Cassa depositi e prestiti.

Sull’operazione, tuttavia, restano ancora alcune perplessità, riguardanti la copertura dell’intero intervento soprattutto sul fronte dell’accelerazione dell’esborso di cassa cui dovrebbe far fronte lo Stato con una ricaduta negativa sull’indebitamento. Ad oggi non risultano chiari neppure gli aspetti fiscali legati alla tassazione del Tfr che sarà erogato ai lavoratori: una cosa è subire una ritenuta di acconto (come avviene oggi) e un’altra è tassare il Tfr con l’aliquota marginale Irpef (anche fino al 43%). Oltretutto, resta poi da chiarire la possibile esclusione dei dipendenti statali, e il prelievo fiscale sulle quote di Tfr erogate con lo stipendio.

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