La Brexit compie un anno: le (vere) conseguenze dal referendum ad oggi

C. G.

23 Giugno 2017 - 18:00

La Brexit compie un anno. Che cosa è cambiato dal 23 giugno del 2016 ad oggi e quali sono state le vere conseguenze dello storico referendum?

La Brexit compie un anno: le (vere) conseguenze dal referendum ad oggi

La Brexit oggi compie un anno, ma che cosa è cambiato dallo storico referendum ad oggi?

Il 23 giugno del 2016 sarà per sempre ricordato come il giorno in cui l’Unione europea ha subito la più grande sconfitta della sua storia. Il Regno Unito ha votato per l’abbandono del blocco e il termine Brexit è entrato a far parte del vocabolario di tutti.

Prima del referendum dello scorso anno, molti analisti e sostenitori del “Remain” avevano tentato di mettere in guardia sulle terribili conseguenze, economiche e non, che la Brexit avrebbe avuto per il Regno Unito e per l’Europa intera.

Esattamente un anno dopo quello storico referendum siamo in grado di fare un bilancio più o meno accurato. Che cosa è cambiato dal 23 giugno 2016 ad oggi e quali sono state le vere conseguenze della Brexit?

Brexit un anno dopo: cosa è cambiato?

Prima di passare all’esame delle vere conseguenze che la decisione del Regno Unito ha avuto, una precisazione è d’obbligo. Nonostante alcuni effetti della Brexit siano già stati percepiti, per parlare di vere e proprie conseguenze bisognerà prima attendere l’esito dei negoziati e poi aspettare i due anni necessari all’uscita ufficiale del Regno Unito dall’UE. Ciò detto, che cosa è cambiato dal 23 giugno 2016 ad oggi?

La sterlina

Il 23 giugno dello scorso anno è stata una giornata drammatica per la sterlina che è crollata ai minimi di 30 anni. Il deprezzamento del pound è stato uno dei primi e più evidenti effetti della Brexit che ancora oggi continua a pesare sulle tasche dei britannici.

Nella sessione immediatamente successiva al referendum, il valore medio della sterlina contro le altre valute principali è crollato di 6,5 punti percentuali ma ha poi recuperato terreno pur mantenendosi ormai su livelli nettamente inferiori a quelli pre-Brexit.

A ciò si aggiunga che prima del 23 giugno scorso, il cambio euro-sterlina viaggiava su quota 0,70, mentre il cambio GBP/USD su quota 1,5. Ad oggi, invece, il primo scambia su quota 0,87 e il secondo su quota 1,2.

L’inflazione

Il deprezzamento della sterlina dopo il referendum Brexit ha avuto come immediata conseguenza un rapido aumento dell’inflazione che è stata percepita sempre di più dai cittadini britannici dato che all’aumento dei prezzi non è corrisposto un significativo aumento dei salari e dunque del potere d’acquisto.

Prima del referendum, l’inflazione britannica vantava un ritmo di crescita dello 0,8% annuo. Un anno dopo, i prezzi nel Regno Unito crescono ad un ritmo del 2,7% annuo, ossia ben oltre il target di inflazione del 2% imposto dalla Bank of England. Nonostante questo, la politica monetaria della banca centrale è rimasta accomodante e il Quantitative Easing non ha subito variazioni.

Import-export

Le conseguenze della Brexit si sono fatte sentire anche sulla bilancia commerciale del Regno Unito. Il deprezzamento della sterlina ha reso i beni britannici meno costosi all’estero, il che ha garantito un miglioramento delle esportazioni - da giugno 2016 a maggio 2017, l’export è salito di 7 punti percentuali.

Nonostante il miglioramento delle esportazioni, il saldo commerciale britannico non ha potuto gioire della Brexit, anzi esso è peggiorato dato che nello stesso arco di tempo le importazioni sono aumentate ancora di più (+8%).

Stipendi

La sterlina si è indebolita, i prezzi sono aumentati, il saldo commerciale è peggiorato. E i salari? Come già accennato in precedenza, gli effetti della Brexit stanno cominciando a pesare sui cittadini UK che hanno assistito impotenti alla crescita dei prezzi ma non ad un aumento del loro potere d’acquisto.

I salari reali sono prima rallentati e poi diminuiti nel corso dell’ultimo anno di Brexit (-0,6% a febbraio). La conseguenza? Un progressiva erosione delle vendite al dettaglio (meno soldi=meno acquisti). Pensiamo soltanto all’ultima rilevazione riferita al mese di maggio: le vendite al dettaglio sono crollate dell’1,2% su base mensile, mentre sono salite dello 0,9% su base annua deludendo le attese a +1,7%.

L’esodo

Tra le conseguenze della Brexit non si può non annoverare l’esodo di tutte quelle banche e società finanziarie che si sono dette pronte ad abbandonare la capitale britannica dopo la Brexit.

Il problema principale ha rigiuardato il mantenimento dei cosiddetti passporting rights, ossia i diritti che permettono alle banche di fornire servizi legali nel mercato unico senza ulteriori permessi. Che cosa sarà di tali regole quando il Regno Unito avrà abbandonato l’Unione europea? Alla base dell’esodo c’è proprio l’incertezza legata al futuro delle società dopo la Brexit.

L’esodo non sta riguardando soltanto banche, società finanziarie e università, ma anche i singoli cittadini UE che, non sapendo quale sarà il loro trattamento post-Brexit stanno già facendo i bagagli per abbandonare il Regno Unito. Il numero dei fuggitivi dopo la Brexit è piuttosto impressionante.

Azionario

Quali sono state le conseguenze della Brexit sull’azionario di Londra? Dal referendum ad oggi, escludendo il breve crollo iniziale, il Ftse 100 ha guadagnato più di 20 punti percentuali. Questo perché le società sono riuscite ad approfittare del crollo della sterlina che ha reso l’export più competitivo e ha accelerato i profitti aziendali d’oltre confine. Le terrificanti previsioni degli analisti in merito al post-Brexit non si sono realizzate in pieno, almeno fino ad oggi.

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