Silvio Berlusconi continua a snocciolare nomi su possibili candidati premier: ma perché il leader di Forza Italia non vuole dare il via libera a Matteo Salvini?
Silvio Berlusconi e Matteo Salvini si apprestano a correre assieme alle prossime elezioni politiche ma, nonostante che la coalizione sia ormai cosa fatta, tra i due i rapporti continuano a non essere dei migliori.
Negli ultimi giorni, ecco prima Salvini chiedere che i futuri parlamentari del centrodestra mettano per iscritto un rifiuto a ogni possibile “inciucio” con il PD. A stretto giro poi, Berlusconi come possibile candidato premier parla del generale Leonardo Gallitelli. Ma perché tra i due c’è questa totale mancanza di fiducia?
Il candidato premier di Berlusconi
Silvio Berlusconi si è totalmente lanciato nella campagna elettorale. Cercando di sfruttare l’onda lunga del successo in Sicilia, dove i suoi alleati lo hanno dovuto convincere non poco ad accettare la candidatura di Nello Musumeci salvo poi prendersi ogni merito, il leader di Forza Italia ormai è tornato a imperversare in ogni media.
Oltre ai media tradizionali, l’ex premier ora ha scoperto anche le potenzialità del web e dei social, terreno questo che da sempre era stato il prediletto del suo grande alleato alle prossime elezioni: Matteo Salvini.
Il fatto è che con ogni probabilità Silvio Berlusconi non potrà essere candidato alle prossime elezioni. Anche se si dovesse votare a maggio, i tempi sarebbero stretti per sapere l’esito della sentenza del ricorso presentato a Strasburgo in merito all’applicazione retroattiva della legge Severino.
Negli ultimi giorni si parla di una possibile “candidatura con riserva”, in attesa magari che ci possa pensare un Tribunale italiano a certificare la buona condotta dell’ex cavaliere permettendoli così di poter essere della partita.
La situazione quindi nel centrodestra al momento è questa: la coalizione si presenterà unita alle elezioni senza indicare un premier, poi in caso di vittoria il partito che ha ricevuto più voti deciderà in merito.
Se la Lega Nord quindi dovesse prendere più voti di Forza Italia, sarebbe Matteo Salvini il premier designato. Nel caso invece la dovessero spuntare gli azzurri, Berlusconi da Fazio ha parlato del generale dei Carabinieri Leonardo Gallitelli come l’uomo giusto.
Lanciare una candidatura così a diversi mesi dal voto equivale però a “bruciare” il nome di Gallitelli. Resta il fatto comunque che il leader forzista stia continuando a cercare persone da poter contrapporre al rampante leghista.
Viene da chiedersi allora perché c’è questa totale mancanza di fiducia nella coalizione. Oltre a una probabile antipatia di fondo, il problema è politico se non anche generazionale. Nonostante le 81 candeline, Berlusconi non ha nessuna intenzione di lasciare il timone del centrodestra.
Tregua momentanea
La scelta di correre assieme alle prossime elezioni è figlia di motivazioni puramente elettorali. Visto il Rosatellum-bis, tutto il centrodestra unito a eccezione di Alfano è infatti il grande favorito per la vittoria finale.
Leggendo gli ultimi sondaggi, pare evidente come la coalizione sia in netto vantaggio rispetto al centrosinistra e al Movimento 5 Stelle. Tutti i vari dissapori tra Berlusconi e Salvini per questo al momento sono stati messi da parte per cercare di tornare al governo.
Resta il fatto però che, se potesse scegliere, il leader di Forza Italia con ogni probabilità sarebbe più propenso a un governo degli azzurri con il PD di Matteo Renzi che di uno con Matteo Salvini nel ruolo di premier.
Così come è accaduto dal 1994 ad oggi, alla fine i governi di centrosinistra che si sono alternati con quelli di centrodestra alla guida del paese sono stati comunque benevoli nei confronti dell’ex cav.
Salvini invece è un leader giovane, ambizioso e più imprevedibile. Una volta ottenuto Palazzo Chigi, il leghista potrebbe prendere in mano le intere redini del governo mettendo in secondo piano la figura di Berlusconi.
Un ex cavaliere quindi ridimensionato e destinato a passare così la sua probabile ultima stagione politica in panchina. Ecco perché se non dovesse riuscire a piazzare un suo uomo a capo del prossimo governo, meglio risultare comunque determinante in uno dalle larghe intese che ruota di scorta di Salvini.
Quando si dovranno decidere le varie candidature e certificare l’alleanza, vedremo se questa tregua reggerà ancora. Il sentore è che l’ascia di guerra rimarrà sepolta fino al giorno delle urne, ma poi in caso di una mancata maggioranza parlamentare a quel punto liberi tutti e nemici come prima.
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