Tassi Fed, quale sarà la decisione che Powell prenderà nell’imminente riunione di ottobre, così come anche a dicembre e nel 2026? Rimane il nodo dell’inflazione.
Un altro taglio dei tassi a breve da parte della Fed guidata da Jerome Powell? E quanti in tutto, prima della fine del 2025, così come anche nel 2026?
Informazioni cruciali per avere un’idea della direzione futura della politica monetaria degli Stati Uniti sono arrivate in questi ultimi giorni con la pubblicazione delle minute, relative all’ultimo meeting di settembre, in cui i tassi sono stati tagliati per la prima volta quest’anno, ma anche con le dichiarazioni rilasciate in un discorso dal presidente dell’istituzione, Jerome Powell.
Commenti e previsioni sui tassi sono stati diffusi anche da alcuni esponenti della Banca centrale americana e dalla comunità degli esperti, in attesa del prossimo meeting del FOMC, atteso per il 28 e 29 ottobre 2025. Ulteriori indicazioni infine dal Beige Book, il rapporto sulle condizioni attuali dell’economia USA che la Federal Reserve pubblica otto volte all’anno.
Tassi Fed, cosa succede dopo primo taglio post 9 mesi di stop. Da Powell nessuna fretta di blindare una economia solida
Intanto, vale la pena di partire dai dati di fatto, ovvero dall’esito dell’ultima riunione del FOMC, il braccio di politica monetaria della Fed, che risale allo scorso 17 settembre 2025, quando l’istituzione ha annunciato, dopo ben nove mesi di stop sui tassi che ha fatto andare più volte su tutte le furie il presidente americano super dovish Donald Trump, un taglio di 25 punti base, al nuovo range compreso tra il 4% e il 4,25%.
Il fattore che ha portato Powell a muoversi è stato l’indebolimento evidente del mercato del lavoro USA, confermato dai Non Farm Payrolls di agosto.
La riduzione dei tassi di interesse USA è stata definita tuttavia da Jerome Powell un “ taglio per gestire i rischi ”, frase che ha lasciato subito intendere come il banchiere centrale sia intervenuto senza alcuna fretta di farlo, convinto della solidità dei fondamentali economici degli States.
Allo stesso tempo, il taglio è stato considerato inevitabile, in quanto “ i rischi al ribasso sull’occupazione sono aumentati ”.
Nessuna paura, tuttavia, di un forte rallentamento dell’economia, anzi: lo staff della Fed ha rivisto al rialzo le previsioni per il PIL USA, alzando anche in alcuni casi - ed è questa la nota dolente - le stime sul trend dell’inflazione.
Il brutto messaggio per le colombe dal dot plot. E il FMI conferma nodo inflazione USA
Peggio per le colombe, è stato il messaggio arrivato dal dot plot, da cui è emersa, oltre alla previsione su base mediana di due altri tagli dei tassi prima della fine del 2025, una sola sforbiciata nel 2026, dunque per l’anno prossimo, una quantità di tagli decisamente inferiore rispetto a quanto prezzato dai mercati, che avevano messo in conto tre riduzioni.
Inoltre, così come ha detto Powell in conferenza stampa, la Fed non ha ravvisato alcuna necessità di tagliare i tassi di 50 punti base: una frase che avrà fomentato ancora di più la rabbia del presidente degli Stati Uniti Trump.
A dare ragione alla cautela nel tagliare i tassi incisa nelle parole di Powell, è stata qualche giorno più tardi la pubblicazione del dato relativo all’inflazione USA preferito dalla Fed.
La verità è che l’inflazione, negli States, marcia ancora spedita, con rischi al rialzo che sono stati rimarcati anche dall’ultimo World Economic Outlook (WEO) pubblicato dal FMI, che ha migliorato le attese per la crescita dell’economia americana.
Il Fondo Monetario Internazionale prevede ora per il 2025 un ritmo di espansione del PIL USA pari a +2%, rispetto al +1,9% atteso a luglio.
Per il 2026 l’outlook è di una crescita pari a +2,1%, anche in questo caso migliorata rispetto alle ultime proiezioni (anche se ben al di sotto del tasso di crescita del PIL USA nel 2028, pari al 2,8%).
L’economia americana, insomma, non sta affatto chiedendo aiuto alla Fed, in un contesto in cui le pressioni inflazionistiche rimangono ancora ben superiori al target della Banca centrale, pari al 2%.
A confermarlo ancora il FMI, che ha scritto chiaro e tondo che l’inflazione rimarrà al di sopra del target della Fed negli Stati Uniti, a fronte di un suo indebolimento, invece, nel resto del mondo.
Ma rischi al ribasso rimangono, e ora oltre a dazi Trump c’è shutdown USA
Detto questo, i rischi al ribasso per l’economia mondiale, nonostante l’upgrade delle previsioni sul PIL globale, rimangono.
A confermarlo il responsabile economista del Fondo Monetario internazionale Pierre-Olivier Gourinchas che, prima dell’inizio del meeting dell’FMI e della Banca Mondiale di questa settimana, ha ammesso che “ la situazione non è negativa come paventato, ma è peggiore rispetto a quanto avevamo anticipato l’anno scorso, e peggiore di quello di cui abbiamo bisogno”.
Tutto, mentre nel caso specifico degli Stati Uniti va avanti anche lo shutdown, che rende la situazione ancora più precaria visto che, così come ha appena annunciato il dipartimento del Tesoro USA, correggendo le dichiarazioni del suo titolare, il segretario al Tesoro Scott Bessent, lo shutdown costa all’economia americana $15 miliardi a settimana (Scott Bessent aveva detto che il costo era di $15 miliardi al giorno).
È questo il quadro decisamente complicato in cui si innesta la prossima riunione del FOMC, in calendario il 28 e 29 ottobre.
L’esito del meeting si conoscerà alle 20 ora italiana di mercoledì, 29 ottobre 2025.
Occhio alle parole di Powell, che apre a secondo taglio consecutivo dei tassi
La notizia confortante, per le colombe, è che a quanto parte Powell taglierà i tassi sui fed funds per la seconda volta consecutiva. Sono state le sue stesse dichiarazioni, proferite l’altro ieri, a convincere Wall Street e gli analisti che l’allentamento della politica monetaria USA andrà avanti.
Parlando in occasione della conferenza della National Association for Business Economics che si è tenuta a Philadelphia, Powell ha aperto la porta a un’altra sforbiciata dei tassi, nell’affermare che, “sebbene il tasso di disoccupazione (USA) sia rimasto basso fino ad agosto, la crescita delle buste paga (NFP - Non Farm Payrolls) è rallentata in modo significativo, probabilmente, in parte, a causa del rallentamento della crescita della forza lavoro dovuto all’immigrazione e alla partecipazione alla forza lavoro più basse”.
Powell ha continuato, sottolineando che, “in questo mercato del lavoro meno dinamico e per certi versi più debole, l’impressione è che i rischi al ribasso per l’occupazione siano aumentati”.
In una situazione in cui diversi dati macroeconomici non sono stati pubblicati a causa dello shutdown, Powell ha poi detto che “sulla base dei dati di cui disponiamo al momento, è giusto sostenere che l’outlook sull’occupazione e sull’inflazione non sembra essere cambiato molto dal nostro meeting di settembre di quattro settimane fa”.
Allo stesso tempo, e questa è stata una dichiarazione hawkish, “i dati disponibili prima dello shutdown mostrano che è possibile che la crescita dell’attività economica si trovi in una traiettoria in qualche modo più solida delle attese ”.
Powell non ha rilasciato stime sulle future decisioni sui tassi, avvertendo piuttosto che “non esiste un percorso privo di rischi per la politica (monetaria), mentre siamo alle prese con la tensione tra i nostri obiettivi di occupazione e di inflazione”.
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Tassi Fed, Bowman prevede altri due tagli entro fine 2025. Idem i mercati. Cosa dice il Beige Book
Ma mentre Powell non si è esposto sul trend futuro dei tassi, la governatrice della Federal Reserve Michell Bowman lo ha fatto, confermando di continuare a prevedere due tagli, rispettivamente nelle ultime riunioni di politica monetaria che rimangono alla fine dell’anno 2025: “Credo che, fino a quando vedremo il mercato del lavoro e altri dati economici evolvere nel modo in cui prevedo, continueramo a trovarci in una traiettoria di tagli dei tassi sui fed funds”, ha aggiunto Bowman.
I mercati scommettono anch’essi sull’arrivo di altri due tagli dei tassi nel meeting di ottobre e in quello di dicembre, con una probabilità che è ormai una certezza.
Un via libera a un’altra riduzione dei tassi è arrivato, fanno notare gli economisti di ING, anche dal Beige Book appena pubblicato, da cui è emerso che “l’attività economica è cambiata di poco” rispetto al precedente rapporto sulle condizioni dell’economia americana, con 3 dei 12 distretti della Fed che hanno riportato una crescita da lieve a modesta, cinque che non hanno indicato variazioni e quattro che hanno assistito a un lieve indebolimento. Si tratta di una perdita di slancio rispetto al rapporto di agosto, che indicava 4 dei 12 distretti della Fed con una ’crescita modesta’, mentre gli altri otto segnalavano ’poca o nessuna variazione dell’attività economica’ ”.
Lato mercato del lavoro, il Beige Book ha segnalato che “la domanda è rimasta contenuta tra i vari distretti e settori”, hanno fatto notare ancora da ING, che hanno aggiunto come dal rapporto sia risultato che, più nello specifico, in merito all’occupazione, “nella maggior parte dei distretti più datori di lavoro hanno riferito di aver ridotto gli organici tramite licenziamenti e turnover naturale, citando una domanda più debole, un’elevata incertezza economica e, in alcuni casi, un maggiore investimento nelle tecnologie di intelligenza artificiale ”.
Tassi Fed, cosa accadrà nel 2026? Le previsioni di ING
Riguardo alle previsioni su cosa farà Powell nelle prossime riunioni del FOMC, ING si è detta “pienamente d’accordo con la stima di altri due tagli dei tassi di 25 punti base nel 2025 ” anche se, “ per quanto riguarda il 2026, gli economisti appaiono un po’ più divisi sulle prospettive di ulteriori riduzioni”.
Per l’anno prossimo, di fatto, si staglia uno “scenario positivo per l’economia statunitense”, sulla scia della convinzione che “condizioni finanziarie più accomodanti (tassi sui fed funds più bassi, rendimenti dei Treasury più bassi e un dollaro più debole), insieme a una maggiore chiarezza in materia di commercio, contribuiscano a stabilizzare il sentiment e inducano le imprese a ricominciare a investire e ad assumere personale ”.
Di conseguenza, “in uno scenario del genere, potremmo assistere a un solo ulteriore taglio dei tassi (nel 2026), in linea con le attuali proiezioni della stessa Fed”.
Detto questo, esiste anche uno scenario più negativo, basato sul rischio “che i dazi inizino ad avere un impatto economico più marcato, zavorrando alla fine il potere di spesa dei consumatori e gli utili delle aziende”, fattore che si tradurrebbe in “ un ulteriore rallentamento del mercato del lavoro, con un calo effettivo dei livelli occupazionali, mentre i rischi al ribasso verrebbero accentuati da una erosione più importante del settore immobiliare, accompagnata da una correzione dei prezzi”.
ING ha avvertito che, in una situazione del genere, la Fed potrebbe dover tagliare i tassi “in modo costante fino all’inizio del 2026, portando la politica monetaria in territorio espansivo ”.
Al momento, worst e best scenari a parte, lo scenario di base della divisione di ricerca di ING è di altri due tagli dei tassi nel 2026, che dovrebbero portare i tassi a scendere fino al range compreso tra il 3 e il 3,25%. Intanto, bisogna ricordare che a incidere sulle prossime decisioni sui tassi della Fed, oltre all’effetto dei dazi di Trump, potrebbero essere anche le conseguenze che potrebbero arrivare con la fine del periodo d’oro che Wall Street ha continuato a vivere, a dispetto di tutte le preoccupazioni per la solidità dei fondamentali economici mondiali. Di questo rischio ha parlato lo stesso Jerome Powell.
Messaggio dovish anche dalle minute relative all’ultimo meeting del FOMC. Dal documento è emerso infatti che la maggior parte degli esponenti del braccio di politica monetaria della Federal Reserve si è detta favorevole a ulteriori riduzioni dei tassi.
Tuttavia, la Commissione rimane spaccata tra chi ritiene che i tassi rimangano troppo alti, pesando così sull’economia, e chi invece rimane convinto del fatto che Powell dovrebbe essere cauto a tagliarli ulteriormente, visto un tasso di inflazione che rimane al di sopra del target del 2% in modo persistente.
Most members of the Federal Reserve’s interest-rate setting committee supported further reductions to its key interest rate this year, according to minutes from last month’s meeting released Wednesday.
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