Il commento del ministro Giorgetti sulle varie operazioni di risiko annunciate dalle banche italiane, mentre Salvini risponde a domanda su MPS.
Un elemento che accomuna le tante operazioni di risiko tra le banche che sono state annunciate a Piazza Affari è che a mancare sembra essere la componente cash. È quanto ha fatto notare oggi il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, a margine di una audizione al Copasir, nel commentare le operazioni di OPS che sono state comunicate finora dal settore bancario italiano. Di fatto, lo dice lo stesso acronimo OPS, che sta per “Offerta pubblica di scambio”, intendendo per scambio quello che ha per oggetto le azioni. Ma i soldi, ergo il cash?
“Tutte le operazioni che vedo io sono fatte di carta”, ha fatto notare il ministro Giorgetti, aggiungendo che “soldi non li ha messi nessuno” e sottolineando che si tratta a suo avviso di “una cosa abbastanza singolare”.
Detto questo, “ne prendo atto”, anche perché, alla fine, l’ultima parola spetta agli azionisti delle banche target. “Sono coloro che devono essere chiamati a vendere che dovranno valutare se sono interessati o no”, sottolinea Giorgetti.
Le varie partite di risiko che agitano da un po’ Piazza Affari e lo stesso governo Meloni si riconfermano oggi protagoniste non solo della borsa di Milano, ma anche della politica italiana.
Il ministro per i Trasporti e le Infrastrutture, leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini ha commentato l’ok che la BCE ha dato all’OPS che MPS-Monte dei Paschi di Siena-Monte ancora di Stato ha lanciato su Mediobanca: “Bene, mi fa piacere”, ha detto, dopo l’annuncio ufficiale della banca senese relativo al semaforo verde arrivato da Francoforte sull’operazione con cui Rocca Salimbeni punta a fagocitare Piazzetta Cuccia.
Tornando a Giorgetti, il titolare del Tesoro ha commentato inoltre il caso che è nato su MPS, per la precisione su quella operazione con cui il MEF ha piazzato sul mercato lo scorso novembre una quota del capitale del 15%. Operazione che è finita nel mirino della Procura di Milano e, stando a quanto riportato dall’FT, anche in quello della Commissione europea. Sulla correttezza di quel collocamento che ha consentito ad alcuni grandi player della finanza italiana di entrare nel capitale di MPS, Giorgetti ha messo la mano sul fuoco.
“Ho ribadito qui al Copasir l’assoluta correttezza dell’operato degli uomini e delle donne del Mef che hanno lavorato sull’operazione che è assolutamente identica in termini di procedura a quelle fatte precedentemente”.
Nessuna preoccupazione particolare su come intende muoversi la Commissione europea che, ha ricordato Giorgetti, “ci chiede tantissime cose e noi rispondiamo su tante cose”.
Tra l’altro, il ministro ha tenuto a precisare che l’uscita da MPS da parte dello Stato (ancora presente nel capitale di Monte dei Paschi di Siena, ma in misura decisamente inferiore in ottemperanza a quanto auspicato e stabilito da Bruxelles, “si è chiusa con una lettera della Commissione europea che ha dato l’ok” e che ha sottolineato che “abbiamo puntualmente rispettato tutte le condizioni poste nel 2017 per perdere il controllo di MPS”.
Questa missiva, ha aggiunto Giorgetti, “è arrivata all’inizio del 2025 ed eravamo molto contenti di questo”.
Per quanto riguarda cosa succede ora a MPS e al dossier dell’OPS lanciata su Mediobanca, nel commentare l’ok di Francoforte il ministro ha sottolineato che si tratta della “decisione della Bce che fa il suo mestiere” e di qualcosa che “riguarda Mps”. “Noi”, invece, “facciamo il governo” e tutte quelle “decisioni spettano giustamente alla Bce e all’autorità europea”.
Nelle vesti di paladino delle dinamiche del mercato, in un contesto in cui si parla invece della presenza sempre più evidente del governo Meloni in alcuni dossier di Borsa, Giorgetti ha tenuto inoltre a precisare, cosa che, ha ricordato, ha “detto e ribadito”, che il Tesoro non è un azionista invadente e che “il management ha deciso in autonomia le sue scelte” (dunque l’OPS lanciata da MPS su Mediobanca). Un ringraziamento particolare è stato rivolto al numero uno del Monte dei Paschi di Siena, il CEO Luigi Lovaglio: “Fino ad adesso in particolare l’amministratore Lovaglio, che ringrazio, ha gestito in maniera brillante l’operazione di salvataggio. MPS fa utili ed è valorizzata, questo fa bene anche alle casse dello Stato”.
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