Quanto costa riscattare la laurea e quando conviene

Simone Micocci

22 Settembre 2025 - 15:09

Riscatto della laurea, quando conviene davvero? Ecco un’analisi dei costi e delle conseguenze.

Quanto costa riscattare la laurea e quando conviene

Il riscatto della laurea è diventato negli ultimi anni uno degli argomenti più dibattuti quando si parla di lavoro e pensioni.

Sempre più lavoratori, infatti, si chiedono se valga la pena trasformare gli anni trascorsi sui banchi dell’università in contributi utili ai fini pensionistici, non “perdendo” così quel periodo di formazione che altrimenti non verrebbe considerato ai fini dell’anzianità contributiva e del calcolo dell’importo della pensione futura.

Tuttavia, si tratta di una scelta tutt’altro che semplice. Il costo del riscatto della laurea può infatti essere molto elevato, soprattutto quano si opta per la modalità ordinaria che tiene conto della retribuzione percepita al momento della domanda.

Fortunatamente esistono anche formule più vantaggiose, come il riscatto della laurea agevolato che consente di ridurre in maniera significativa l’onere a carico del contribuente, e proprio in questi giorni si discute di una nuova proposta che punta ad abbattere ulteriormente il costo, rendendo il riscatto accessibile a una platea più ampia di lavoratori.

Per tutte queste ragioni, capire come funziona il riscatto della laurea, quanto costa davvero e in quali casi conviene è quindi fondamentale per fare una scelta consapevole. D’altronde, riscattare gli anni di studio può significare andare in pensione prima, raggiungere più facilmente i requisiti contributivi richiesti dalla legge e, in molti casi, anche aumentare l’importo dell’assegno pensionistico.

Come funziona il riscatto della laurea

Come anticipato, il riscatto della laurea è lo strumento che consente di recuperare, a fini pensionistici, i periodi di studio universitario che altrimenti non verrebbero considerati.

Per poter accedere a questa possibilità è necessario che il corso si sia concluso con il conseguimento del titolo, poiché solo gli anni “legali” previsti dal piano di studi sono validi. Restano esclusi, invece, gli anni fuori corso e quelli in cui lo studente abbia già lavorato con una copertura contributiva piena.

In parole semplici, il meccanismo funziona così: il lavoratore presenta domanda all’Inps per riscattare uno o più anni di università. Una volta accolta, dovrà versare l’onere di riscatto calcolato in base a regole precise (che vedremo nel dettaglio più avanti).

Una volta pagato (con la possibilità di scegliere se pagare in un’unica soluzione o attraverso una rateizzazione fino a 120 rate mensili senza interessi), il periodo di studio diventa a tutti gli effetti considerato tra i periodi contributivi, al pari degli anni di lavoro: viene quindi accreditato sulla posizione assicurativa concorrendo sia al raggiungimento dei requisiti per la pensione sia al calcolo dell’importo dell’assegno.

Il riscatto non riguarda solo le lauree di nuovo ordinamento (triennali, magistrali e specialistiche), ma anche i diplomi universitari e le lauree del vecchio ordinamento, i diplomi di specializzazione post lauream e i dottorati di ricerca. È inoltre possibile riscattare titoli conseguiti all’estero, purché abbiano valore legale in Italia.

La richiesta può essere presentata dai lavoratori dipendenti, dagli autonomi e dagli iscritti alla Gestione separata Inps. È prevista anche la possibilità di esercitare il riscatto tramite le casse previdenziali dei liberi professionisti, ma solo se non risultano già versati contributi per gli stessi periodi.

Quanto costa il riscatto della laurea

Il punto più delicato quando si parla di riscatto della laurea è senza dubbio il costo.

L’onere da versare, infatti, non è uguale per tutti ma varia in base a diversi fattori: il periodo in cui si collocano gli anni di studio, la tipologia di riscatto richiesta (ordinario o agevolato), la situazione lavorativa e il livello di reddito al momento della domanda.

Nel dettaglio, per i periodi di studio collocati prima del 1996, quando vigeva ancora il sistema retributivo, il calcolo si effettua con il metodo della riserva matematica. In questo caso l’importo da pagare viene determinato sulla base di una stima attuariale che tiene conto di diversi elementi, come età, sesso, anni da riscattare e prospettive di pensionamento. È un metodo complesso e spesso molto oneroso, tanto che il riscatto in questa forma può arrivare a costare decine di migliaia di euro.

Per i periodi successivi al 1° gennaio 1996, invece, si applica il metodo percentuale previsto dal sistema contributivo, più semplice da comprendere e stimare. In pratica, l’onere si calcola prendendo come riferimento l’ultima retribuzione imponibile e applicando l’aliquota Ivs del 33% (quella ordinaria dei lavoratori dipendenti). Ad esempio, un lavoratore con uno stipendio annuo lordo di 30.000 euro che volesse riscattare 4 anni di studi dovrebbe affrontare una spesa vicina ai 40.000 euro complessivi.

Chi è inoccupato, e quindi non ha una retribuzione di riferimento, si vede applicare la stessa aliquota del 33% ma sul reddito minimo previsto per la Gestione artigiani e commercianti. Nel 2025 questo valore è pari a 18.555 euro, con un costo annuo di circa 6.123 euro per ogni anno di università da riscattare. Per un corso di 5 anni, dunque, la spesa supera i 30.600 euro.

In linea generale, si può affermare quindi che il riscatto della laurea è tanto più conveniente quanto prima si presenta la domanda: farlo da giovani o quando si è ancora inoccupati permette infatti di contenere l’onere rispetto a chi ha già raggiunto retribuzioni elevate.

In entrambi i casi, comunque, si tratta di cifre che rendono il riscatto ordinario un investimento importante, non sempre sostenibile per tutte le famiglie. Va però ricordato che la normativa prevede alcune agevolazioni fiscali, come la possibilità di detrarre dall’Irpef il 50% della spesa sostenuta, distribuita in 5 quote annuali di pari importo.

E laddove il costo risultasse ancora troppo alto si può guardare alle soluzioni alternative, come il riscatto agevolato introdotto ormai da qualche anno.

Il riscatto della laurea agevolato

Per rendere più accessibile un’operazione che altrimenti rimarrebbe alla portata di pochi, dal 2019 è stato introdotto il cosiddetto riscatto della laurea agevolato. La misura è stata prevista con il decreto n. 4/2019 - lo stesso che ha introdotto Quota 100 e reddito di cittadinanza - e successivamente confermata e chiarita da varie circolari e messaggi Inps.

Si tratta di una formula semplificata rispetto al riscatto ordinario: invece di calcolare l’onere sulla base della retribuzione del lavoratore, l’aliquota del 33% viene applicata a un valore convenzionale, ossia il reddito minimo previsto per gli artigiani e commercianti, la pari di quanto già succede per gli inoccupati. Nel 2025, come visto nel paragrafo precedente, questo valore è pari a 18.555 euro, per cui il costo annuo del riscatto agevolato si aggira intorno ai 6.123 euro per ogni anno di corso. L’importo, dunque, è fisso e indipendente dal reddito effettivo del richiedente.

Attenzione però perché questa opzione non è per tutti dal momento che il riscatto agevolato riguarda solo i periodi che ricadono nel sistema contributivo (cioè dal 1° gennaio 1996 in poi).

Inoltre, a differenza del riscatto ordinario, quello agevolato non dà diritto alla detrazione del 50% ai fini Irpef. E c’è un altro aspetto da considerare: essendo il costo più basso, anche l’impatto sulla pensione sarà proporzionalmente ridotto. In pratica, si versano meno contributi e quindi l’aumento dell’assegno previdenziale sarà inferiore rispetto a quello che si otterrebbe con il riscatto ordinario.

A chi conviene il riscatto della laurea

Stabilire se il riscatto della laurea sia davvero conveniente non è semplice, perché dipende molto dalla situazione lavorativa e previdenziale del singolo contribuente.

Non esiste, infatti, una risposta valida per tutti, ma si possono individuare alcuni casi in cui questa misura risulta particolarmente vantaggiosa.

In primo luogo, il riscatto conviene a chi ha la necessità di raggiungere prima i requisiti contributivi per accedere alla pensione anticipata. Ad esempio per i lavoratori che puntano a formule di anticipo contributivo, come Quota 41 o la pensione anticipata ordinaria (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, 41 e 10 mesi per le donne), questo strumento può rivelarsi un prezioso alleato, visto che riscattare gli anni di università significa accelerare il raggiungimento della soglia contributiva necessaria.

Il vantaggio è evidente anche per i giovani che si trovano all’inizio della carriera.

Presentare domanda di riscatto in questa fase consente di pianificare con più consapevolezza la futura pensione, affrontando l’onere in rate mensili contenute e senza il rischio di dover affrontare cifre insostenibili in età più avanzata, quando il reddito sarà più alto e quindi il calcolo ordinario risulterebbe molto più oneroso.

Diverso il discorso per chi è vicino alla pensione di vecchiaia: in questo caso il riscatto della laurea agevolato può avere un impatto limitato sull’assegno (spesso poche decine di euro in più al mese), mentre il tempo necessario per recuperare l’investimento con l’incremento della pensione può superare le aspettative di vita. In altre parole, il costo sostenuto rischia di non ripagarsi mai del tutto.

Riscatto della laurea a 900 euro, la proposta

Negli ultimi mesi il tema del riscatto della laurea è tornato con forza al centro del dibattito politico grazie alla proposta di legge n. 1413, presentata dalla senatrice di Fratelli d’Italia Carmela Bucalo e attualmente all’esame della Commissione Affari sociali del Senato. L’obiettivo è chiaro: abbattere in modo significativo i costi, passando dagli oltre 6.000 euro annui attuali a circa 900 euro per anno di corso.

La misura è pensata soprattutto per il personale della scuola - insegnanti, personale Ata e dirigenti scolastici - categorie che più di altre vivono l’impatto di carichi di lavoro crescenti e del rischio di burnout.

Con il nuovo schema, un corso universitario quinquennale potrebbe essere riscattato con una spesa complessiva inferiore ai 5.000 euro, contro i più di 30.000 oggi richiesti.

Una riduzione drastica, che renderebbe finalmente sostenibile un’operazione spesso percepita come fuori portata.

Al momento la proposta è in discussione e dovrà essere valutata nei suoi effetti economici complessivi. Resta il fatto che, se approvata, rappresenterebbe una svolta epocale, capace di trasformare il riscatto della laurea da misura di nicchia a strumento davvero accessibile a una larga parte dei lavoratori italiani.

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