Perché l’età non è importante per il successo di una startup

P. F.

26 Ottobre 2025 - 09:16

Avviare un business dopo i 40 anni è possibile. Molti imprenditori over 40 guidano startup di successo, dimostrando che l’esperienza conta più dell’età.

Perché l’età non è importante per il successo di una startup

Non è mai troppo tardi per avviare il proprio business. Contrariamente alla convinzione diffusa che solo i giovanissimi siano capaci di lanciare startup rivoluzionarie, la realtà racconta tutt’altro. Le ricerche mostrano infatti che l’età media dei fondatori di startup di successo si aggira intorno ai 40 anni.

In altre parole, non esiste un limite anagrafico per dare vita a un’impresa vincente: ciò che conta davvero è avere un’idea solida e un piano ben strutturato, che si abbiano 20, 40, 60 o persino 80 anni. Ma allora, quanto conta davvero l’età quando si parla di successo?

Età e successo di una startup: i miti da sfatare

Le storie di giovani imprenditori di successo fanno notizia per un motivo preciso: la loro età. È il fattore sorpresa che cattura l’attenzione e alimenta il mito del “genio precoce”.

Tra gli esempi più noti c’è Mark Zuckerberg, che lanciò Facebook a soli 19 anni, la stessa età che aveva Sam Altman, oggi CEO di OpenAI, quando cofondò la fortunata piattaforma Loopt. Anche Wang Ning non era da meno. L’imprenditore cinese aveva appena 21 anni quando diede vita a Pop Mart, la catena di giocattoli diventata celebre in tutto il mondo per i suoi pupazzetti Labubu.

Tuttavia, la gioventù resta un’arma a doppio taglio. Avviare una startup a vent’anni richiede conoscenze, disciplina e competenze che, data la giovane età, spesso non sono ancora pienamente sviluppate o consolidate. Senza criterio e trasparenza, anche l’idea più innovativa può trasformarsi in un fuoco di paglia.

Basti pensare a Elizabeth Holmes, che a soli 20 anni fondò la startup biotecnologica Theranos: un sogno miliardario crollato sotto il peso delle sue menzogne, culminato in una condanna a 11 anni e 3 mesi di carcere per frode. Un destino simile è toccato a Sam Bankman-Fried, fondatore diciottenne della piattaforma di criptovalute FTX, condannato a 25 anni per aver sottratto ai propri clienti oltre 8 miliardi di dollari.

I vantaggi di iniziare “tardi”

Uno studio congiunto del Massachusetts Institute of Technology (MIT) e Kellogg su 2,7 milioni di imprenditori statunitensi ha stabilito che l’età media dei fondatori di startup è di 42 anni. Tra i business a più rapida crescita nell’arco di cinque anni, la media sale a 45. Ma non solo: i fondatori quarantenni hanno il doppio delle probabilità di successo rispetto ai ventenni, grazie soprattutto all’esperienza e alle relazioni consolidate nel corso del tempo.

Con il tempo, infatti, cambia anche la propensione al rischio. Tra i trenta e i quarant’anni, la fiducia cresce insieme all’esperienza e le reti professionali si consolidano. E l’elenco di chi ha fondato aziende di successo in questa fase della vita è lungo.

A 30 anni, ad esempio, Jensen Huang ha co-fondato NVIDIA, la prima società di semiconduttori a superare 1 trilione di dollari di capitalizzazione. Boeing, Carlsberg e Salesforce nacquero da fondatori trentacinquenni, mentre Lenovo, Intel, Zara e HTC furono fondate da quarantenni. Una prospettiva che dovrebbe rincuorare i “ritardatari”: le ricerche dimostrano infatti che il successo tende ad arrivare più tardi.

Guardiamo ai modelli celebri. A 54 anni, Elon Musk continua a muoversi a una velocità vertiginosa. Dopo SpaceX, X.com, Tesla e Neuralink, ora il tycoon sudafricano guarda a un nuovo progetto, Grokipedia.

Warren Buffett, nonostante i suoi 95 anni, ha guidato fino a poche settimane fa Berkshire Hathaway, che nel 2024 ha registrato un utile in crescita del 27%, mentre Michael Bloomberg, 83 anni, è tornato a dirigere la sua azienda nel 2014. Rupert Murdoch, a 93, ha solo di recente lasciato la carica di CEO per diventare presidente emerito di Fox Corp e News Corp.

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