Ecco cosa sono le scaleup, in cosa si differenziano dalle startup e come sono regolamentate dalla legge italiana.
Negli ultimi anni, nel mondo e anche in Italia, il fenomeno delle startup è cresciuto a dismisura. A favorire questa tendenza sono stati sicuramente i media, che hanno raccontato - e raccontano tutt’ora - le storie di successo di tante startup che, partendo da zero, sono riuscite poi a guadagnare milioni, se non miliardi di euro.
La fase iniziale di una startup è sicuramente la più difficile. L’idea è ancora agli albori, non c’è un team strutturato o un’azienda vera e propria. I founder si concentrano sullo sviluppo di un MVP, la versione semplificata del prodotto, per testare il mercato. Gli investimenti sono minimi e provengono soprattutto da risorse personali o donazioni di amici e parenti.
Ma cosa succede quando una startup inizia a decollare? In questo contesto si colloca il mondo delle scaleup, aziende che hanno già dimostrato l’efficacia del loro modello e sono in una fase di crescita accelerata e sostenibile.
Cosa sono le scaleup?
Secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), rientrano nella definizione di scaleup quelle aziende con una crescita media annua superiore al 20% per tre anni consecutivi.
Non esiste una definizione precisa per definire una scaleup: le caratteristiche che la differenziano da una startup variano molto a seconda del settore di riferimento e del modello di business adottato (b2c o b2b).
Secondo la società di consulenza Deloitte, le scale up sono “fast growing startup, società che nei primi 5 anni di vita raggiungono almeno i 10 milioni di dollari di fatturato”.
Nonostante l’assenza di criteri esatti in grado di definire una scaleup, ecco quali sono le caratteristiche principali in cui rientra:
- espansione geografica: le scaleup sono attive all’interno di nuovi mercati nazionali o internazionali;
- espansione del team: sono state effettuate assunzioni mirate per supportare la crescita operativa e strategica dell’azienda;
- tecnologie scalabili: le scaleup hanno investito in infrastrutture tecnologiche per gestire la richiesta crescente di utenti o clienti;
- fondi di crescita: hanno avuto accesso a round di finanziamento (Serie B, C, ecc.) per supportare l’espansione della società.
La differenza tra scaleup, startup e scaler
Attualmente, l’iniziativa europea Startup Europe Partnership (SEP) sta lavorando insieme all’organizzazione no-profit Mind The Bridge per definire e regolamentare con criteri chiari le caratteristiche di scaleup, startup e scaler. Il sistema di identificazione è il seguente:
- le scaleup sono società che, negli ultimi tre anni, hanno raccolto da uno fino a 100 milioni di dollari di investimenti o si sono autofinanziate e hanno un fatturato compreso nello stesso range;
- le startup hanno raccolto investimenti o si sono autofinanziate per un valore compreso tra i 500 mila e 1 milione di dollari e che hanno un fatturato compreso nel medesimo range;
- le scaler sono società che hanno raccolto o fatturato oltre i 100 milioni di dollari.
leggi anche
Serenis chiude un round di serie A da €12 milioni guidato da Angelini Ventures e CDP Venture Capital

Le novità introdotte dalla legge italiana Scaleup Act nel 2024
Nel 2024, la legge italiana ha mostrato segnali incoraggianti grazie alla ripresa degli investimenti nelle startup innovative e all’approvazione dello Startup Act 2.0, noto anche come Scaleup Act.
Il venture capital è tornato a crescere, con 406 round per circa 2 miliardi di euro - rispetto agli 1,4 miliardi del 2023 - confermando il salto di qualità del mercato italiano rispetto alla media europea.
La nuova normativa aggiorna il quadro tracciato dal Decreto Sviluppo Bis del 2012, rafforzando incentivi fiscali e opportunità di crescita per startup e PMI innovative.
La definizione di startup innovativa ora comprende micro, piccole o medie imprese secondo gli standard UE. Le società che svolgono principalmente attività di consulenza o agenzia non potranno rientrare in questa categoria.
La permanenza nella sezione speciale del Registro delle Imprese passa da cinque a tre anni, con possibilità di estensione se la startup dimostra risultati in ricerca e sviluppo, contratti con la pubblica amministrazione, crescita di ricavi o occupazione, creazione di riserve patrimoniali e ottenimento di brevetti.
Per le scaleup, la durata può arrivare fino a nove anni se si raggiungono obiettivi come un aumento significativo di capitale o dei ricavi.
Complessivamente, queste modifiche rendono le regole più precise rispetto al 2012 e introducono incentivi per attrarre investimenti diversificati. La Legge Centemero aggiunge vantaggi fiscali per gli investimenti in startup e PMI innovative, mentre la Legge di Bilancio 2025 completa il quadro con disposizioni fiscali sul digitale e sulle criptovalute.
leggi anche
Le 20 migliori startup italiane di successo

© RIPRODUZIONE RISERVATA