Perché a Salvini conviene restare con Berlusconi e non spaccare il Centrodestra?

Alessandro Cipolla

5 Aprile 2018 - 10:26

Nonostante la corte dei 5 Stelle, Matteo Salvini continua a ribadire la sua fedeltà a Berlusconi: ecco perché gli conviene non dividere il Centrodestra.

Perché a Salvini conviene restare con Berlusconi e non spaccare il Centrodestra?

Quando Matteo Salvini, nel pieno delle votazioni per eleggere i Presidenti di Camera e Senato, annunciò che la Lega a Palazzo Madama avrebbe votato l’azzurra Anna Maria Bernini, tutti pensarono che il Centrodestra potesse implodere ben prima del previsto.

Alla fine però lo strappo si andò a ricucire e all’interno della coalizione ora il motto è quello di rimanere uniti. Una strategia questa più che logica da parte di un Salvini che, messa da parte la smania di andare subito al governo, sta iniziando ad agire con quella pazienza necessaria a chi vuole erigersi a statista.

I 5 Stelle tentano Salvini

Lo ha detto chiaramente Luigi Di Maio ospite da Floris: la Lega è un interlocutore del Movimento 5 Stelle per la formazione del prossimo governo, a patto però che il carroccio si sbarazzi di Silvio Berlusconi.

Un’offerta chiara dove si potrà trattare su programma e poltrone tranne una però, quella di Palazzo Chigi che dovrà essere occupata dal leader politico dei pentastellati. Proposta questa che però al momento è stata rigettata al mittente.

In questa prima tornata di consultazioni ognuno salirà al Colle ben fermo sulle proprie posizioni, tanto che ormai appare scontato che sarà necessario un secondo giro di colloqui per cercare di smuovere la situazione.

Salvini quindi al momento continua a confermare la sua fedeltà a Berlusconi e a tutto il Centrodestra respingendo le avances dei 5 Stelle. Una scelta questa del leader del carroccio dettata da molteplici motivi.

La strategia di Salvini

L’avere troppa fretta in generale non ha mai portato a niente di buono, specie in politica. Senza dubbio la prospettiva di poter andare subito al governo, anche se come ministro dell’Interno e non come premier, è più che invitante ma le conseguenze non sarebbero irrilevanti.

Per prima cosa un abbandono a Berlusconi potrebbe dare il via a un pericoloso effetto domino in tutte quelle amministrazioni dove il Centrodestra governa unito. Le strade di Forza Italia e Lega quindi potrebbero dividersi non soltanto a livello nazionale ma anche locale.

Non è un caso che il governatore della Liguria Giovanni Toti continua a predicare alla calma e all’unione, visto che proprio la sua maggioranza potrebbe risentire di questo possibile scossone all’interno della coalizione.

Stesso discorso poi anche per la Lombardia mentre soltanto nel Veneto il governatore Luca Zaia sembrerebbe poter avere la forza di andare avanti da solo. Ci sarebbero dei problemi però anche per le altre votazioni che stanno per arrivare.

Il 29 aprile ci saranno le elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia, dove Salvini è riuscito a imporre il fidato Massimiliano Fedriga come candidato: se l’alleanza dovesse reggere, il deputato del carroccio avrebbe la strada spianata verso la vittoria.

Una logica simile sarebbe poi da applicare anche ai tanti comuni governati in coalizione. Il prossimo 10 giugno poi nella tornata delle elezioni amministrative, la Lega conta di piazzare propri uomini anche a Udine, Treviso e Brescia.

Oltre a conseguenze immediate ce ne potrebbero essere anche diverse a lungo termine. Matteo Salvini dopo l’exploit del suo partito alle urne è ora il leader del Centrodestra, una forza politica che unita è la più grande in Parlamento e vicina ad avere i numeri per governare.

Staccandosi invece si andrebbe in qualche modo a subordinare al Movimento 5 Stelle che, anche se è disposto a trattare su incarichi e punti programmatici, vorrebbe nel caso mantenere sempre l’ultima parola.

Rimanendo uniti il segretario della Lega può ambire a fare il colpo grosso quando si tornerà a votare, consolidandosi come leader della coalizione e andando di conseguenza a governare in caso di vittoria con le mani totalmente libere.

Per ultimo c’è anche un altro aspetto da non sottovalutare. Rompere con Berlusconi significherebbe aprire una sorta di guerra con l’ex premier che può vantare dalla sua un notevole potenziale mediatico.

Le ragioni per restare uniti non sembrerebbero di certo mancare, ma in politica guai a dare qualcosa per scontato. Vedremo dunque cosa deciderà di fare Matteo Salvini, ormai sempre più combattuto tra l’idea di avere un ministero oggi oppure Palazzo Chigi domani.

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