Legge di Bilancio 2026, ecco cosa potrebbe cambiare tra rottamazione e tasse

Patrizia Del Pidio

10 Settembre 2025 - 16:18

Quali saranno le riforme della Manovra 2026? Dalla detassazione di tredicesima e straordinari alla detrazione dei libri scolastici, tagli Irpef, rottamazione e pensioni, ecco cosa cambia.

Legge di Bilancio 2026, ecco cosa potrebbe cambiare tra rottamazione e tasse

Dopo la pausa estiva si torna a parlare delle misure da inserire nella Legge di Bilancio 2026. Oltre all’annunciato taglio dell’Irpef al ceto medio , sul tavolo della nuova manovra ci sono diverse importanti riforme che potrebbero aiutare le famiglie italiane in ambito tasse. Detassazione di tredicesima e straordinari, libri scolastici detraibili, rottamazione quinquies con saldo e stralcio e pensioni sono solo alcuni degli interventi di cui si sta parlando nelle ultime settimane.

Non si potrà realizzare tutto, questo appare palese, visto che le coperture finanziarie non lo permettono, ma in ballo ci sono diversi provvedimenti che potrebbero cambiare l’entità delle imposte da versare.

Si sta componendo quello che potrebbe essere il puzzle delle norme che faranno parte della prossima manovra di fine anno e nelle intenzioni del Governo una delle priorità è rappresentata dal taglio dell’Irpef al ceto medio che, insieme alla rottamazione, dovrebbe portare l’intervento più corposo dal punto di vista fiscale.

Entro fine anno è atteso anche un intervento sul fronte previdenziale e anche se non ci si aspetta una vera e propria riforma delle pensioni iniziano a trapelare le prime indiscrezioni sui lavori in corso in ambito previdenziale. Quali sono le novità sostanziali che porterà la Legge di Bilancio 2026? Anche se è ancora presto per anticipare i provvedimenti ufficiali che potrebbero essere inseriti nel testo, si può iniziare a fare qualche stima.

Taglio Irpef al ceto medio

In una delle recenti interviste rilasciate dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, appare chiaro che la priorità dell’esecutivo è quella di ridurre la pressione fiscale sul ceto medio. Anche quest’anno, quindi, il focus della manovra sarà incentrato sull’Irpef visto che il Governo auspica un intervento a favore della fascia di reddito compresa tra 28.000 e 60.000 euro. Si tratta dei cittadini che, attualmente, sono maggiormente esposti al peso del Fisco. Se i primi interventi fiscali sono stati a favore della fascia di popolazione che ne aveva più bisogno con l’accorpamento del primo e secondo scaglione Irpef, ora l’attenzione si concentra sul ceto medio.

Leo specifica che la riduzione delle imposte non dovrà più penalizzare il ceto medio, ovvero l’ossatura del sistema economico italiano. Secondo il viceministro, infatti, chi ha redditi tra 40.000 e 50.000 euro l’anno non può essere considerato una persona ricca e proprio su questa fascia di reddito si ipotizza un intervento con l’ampliamento del secondo scaglione fino a 60.000 euro e con la riduzione della seconda aliquota Irpef dall’attuale 35% al 33%.

Rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali

Nella stessa intervista citata nel paragrafo precedente, Leo ricorda i traguardi raggiunti con la riforma fiscale in corso con 16 decreti attuativi pubblicati in Gazzetta Ufficiale, tre esaminati e sei testi unici di cui cinque approvati in via definitiva e uno preliminarmente.

A preoccupare, però, è il magazzino delle cartelle esattoriali che, ormai, ha superato la soglia dei 1.300 miliardi di euro. L’obiettivo è quello di sfoltire questo mostruoso magazzino andando a distinguere le cartelle esigibili da quelle che non sono recuperabili. Ed è proprio in questo frangente che si parla anche della nuova rottamazione quinquies. La misura dovrebbe essere inserita nella Legge di Bilancio 2026, ma sempre rimanendo coerenti con il quadro delle coperture a disposizione.

Proprio per questo motivo si sta pensando di limitare la nuova sanatoria solo a determinati contribuenti, sebbene stia avanzando l’ipotesi di affiancare la rottamazione, dedicata ai debiti più alti, con un saldo e stralcio (totale o parziale).

Pensioni nella Legge di Bilancio 2026

Un capitolo importante della manovra di fine anno è sempre dedicato alle pensioni sulle quali iniziano a trapelare notizie. Le prime indiscrezioni indicano che potrebbero essere accantonate definitivamente le quote, compresa la 103 che probabilmente non sarà prorogata, intervenendo in ambito previdenziale in modo diverso.

In primis c’è l’intenzione di bloccare l’aumento di tre mesi legato all’aspettativa di vita Istat, previsto per il 2027. Dall’altra parte l’intenzione per consentire una maggiore flessibilità in uscita sembra essere quella di ampliare l’ambito di intervento della pensione a 64 anni che oggi è riservata solo a coloro che ricadono nel sistema contributivo puro (chi ha iniziato a lavorare a partire dal 1996 o chi opta per il computo in Gestione Separata) anche a chi ricade nel sistema misto. La pensione sarebbe calcolata, per tutti, solo con il sistema contributivo, ma visto che la misura richiede anche un requisito di importo si sta ragionando sul permettere di raggiungere la soglia di accesso anche utilizzando il Tfr e i capitali accumulati nei fondi pensione.

Tredicesima e straordinari senza tasse

Una delle proposte avanzate negli ultimi giorni, che rispolvera idee già emerse negli anni passati, è quella di ridurre la pressione fiscale che grava sui lavoratori dipendenti. L’idea è quella di detassare straordinari, lavoro nei giorni festivi e tredicesima.

A promuovere il provvedimento è il vice premier Antonio Tajani che definisce la msisura come «un po’ azzardata», ma sicuramente non campata in aria.
Al momento per i premi produttività è prevista una tassazione al 5% per importi fino a 3.000 euro: il beneficio è limitato a chi ha redditi che non superano gli 80.000 euro.

L’idea è quella di estendere la tassazione agevolata anche a tredicesima, straordinari e lavoro festivo con una sorta di flat tax per tutto il lavoro che non è ordinario e per la mensilità aggiuntiva.

Il peso dell’intervento sarebbe abbastanza elevato, ma lo scopo da raggiungere con la detassazione è duplice: aumentare il potere di acquisto degli stipendi e far ripartire l’economia stagnante del nostro Paese.

Libri scolastici detraibili

Una delle voci di spesa che riguarda l’istruzione che pesa maggiormente sui portafogli delle famiglie è quella sostenuta per l’acquisto dei libri di testo che, attualmente, non è detraibile.

Si tratta di una spesa che pesa diverse centinaia di euro per ogni figlio che studia. Al momento le spese scolastiche sono detraibili al 19% su un tetto massimo di spesa di 1.000 euro (elevato dai precedenti 800 euro dalla Legge di Bilancio 2025), ma il beneficio fiscale è applicabile a tasse di iscrizione e frequenza della scuola, corsi e laboratori organizzati per l’ampliamento dell’offerta formativa, trasporto scolastico, mensa e gite. I libri scolastici e il materiale di cancelleria non sono inclusi. La modifica vorrebbe far rientrare anche queste spese in quelle detraibili.

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