Settima cedola per il BTP Valore più ricco della serie per un rendimento totale del 7,175%

Stefano Vozza

7 Luglio 2025 - 12:30

Anche luglio dispensa interessi su uno dei 5 titoli della famiglia dei Valore nata nel 2023 e tanto apprezzata dai risparmiatori retail

Settima cedola per il BTP Valore più ricco della serie per un rendimento totale del 7,175%

A volte la vita è una questione di tempi giusti nei posti giusti, e non si tratta del solito luogo comune. Un esempio a nome di tutti nel campo degli investimenti? Prendiamo il BTP Valore 2028, il secondo titolo del Tesoro della famiglia dei Valore nato nel 2023. Un’obbligazione semplice nella struttura e senza fronzoli che “ha fatto breccia” nei cuori e, soprattutto, nei portafogli degli italiani.

Ora, giovedì 10 luglio arriverà la settima cedola per il BTP Valore più ricco della serie per un rendimento totale del 7,175%

Perché il BTP Valore ha raccolto finora tanti capitali

Le ragioni alla base delle copiose sottoscrizioni di queste emissioni retail “speciali” sono facili da individuare. Una, in particolare, non è connaturata al titolo ma che le è giunta indirettamente dal contesto di mercato. Procediamo con ordine.
In merito alle sottoscrizioni, i numeri dicono molto più delle parole. Le 5 serie dei BTP Valore, BTP Più incluso, hanno raccolto, nell’ordine, i seguenti importi:

  • 18.191,090 mln di € il Valore 2027;
  • 17.190,004 mln di € il BTP Valore 2028;
  • 18.316,424 mln di € il 1° dei BTP in scadenza il 2030 (5 marzo);
  • 11.226,556 mln di € il 2° (14 maggio);
  • 14.905,67 mln di € il recente BTP Più.

Invece le precedenti prime 4 serie del BTP Futura (dal 2020 al ’21) hanno raccolto complessivamente 20 miliardi e mezzo. L’ultimo bond della serie, il Futura 2033, raggiunse a malapena 3,268 mld di €. Una raccolta flop, insomma.
Quanto alle regioni, pensiamo alla garanzia sovrana sul capitale, l’assenza di commissioni in fase di collocamento, la struttura step-up dei rendimenti. Ancora, la facilità di comprensione dello strumento, la garanzia del capitale a scadenza, la periodicità trimestrale delle cedole e il premio fedeltà finale. Ultimo, la piena liberà di rivendere il titolo sul mercato prima della scadenza.

Infine vi è un’altra regione legata al particolare contesto di mercato ai tempi delle emissioni. Quando sono nati i BTP Futura i tassi di riferimento BCE erano a zero, invece i Valore sono giunti negli anni dei tassi in salita.

Il BTP Valore 2028 con cedole trimestrali

Il BTP Valore ’28 è il secondo titolo della serie dei Valore e prevedeva una durata iniziale quinquennale. L’obbligazione ha data godimento e regolamento al 10 ottobre 2023 e scadenza alla stessa data del ’28. Il taglio medio a contratto fu di 26.781 €, e al termine dei 5 giorni di collocamento ne furono registrati 641.881.

Al pari delle altre emissioni retail speciali come questa, l’obbligazione possiede un doppio ISIN, uno speciale per il periodo di collocamento e un altro ordinario. Solo ai titolari del primo, IT0005565392, a scadenza il MEF pagherà anche il premio fedeltà finale dello 0,5% sul debito nominale sottoscritto. Niente, invece, per i titolari del secondo (IT0005565400) a scadenza.
La struttura dei tassi è fissa e crescente, scissa in un triennio iniziale e un biennio successivo.

Nello specifico, i tassi sono al 4,10% per il 1°, 2° e 3° anno e al 4,50% il 4° e 5°. Quindi da emissione a oggi i titolari della prima ora hanno incassato il 4,10% pieno (lordo) del 1° anno più la 1° e la 2° cedola trimestrale del 2°. Giovedì 10 luglio arriverà anche la 3° (la 4° il 10 ottobre) per un rendimento totale lordo in 1 anno e tre quarti pari al 7,175%, il 6,278% al netto della ritenuta fiscale.

Ricordiamo che a partire dal Valore ’28 l’emittente ha introdotto la novità della cedola trimestrale e non semestrale come per la generalità dei BTP.

Settima cedola per il BTP Valore più ricco della serie per un rendimento totale del 7,175%

Tutti i Valore nati prima e dopo il 2028 hanno payout inferiori. Perché? Semplice: il BTP Valore ’28 è nato nell’ottobre ’23 all’apice dei rendimenti degli ultimi anni, per cui il MEF è stato “costretto” ad adeguare i tassi al contesto di mercato.
Chi lo ha sottoscritto in principio sicuramente potrà ritenersi soddisfatto per più ragioni. La struttura cedolare è ricca in rapporto al rischio e, soprattutto, dovrebbe garantire un ritorno reale (al netto di inflazione e spese) positivo. In parole semplici, a scadenza il capitale inizialmente investito dovrebbe essere realmente aumentato. Di quanto? Di un tasso pari alla differenza tra payout nominale meno il mix tasse-spese più l’inflazione di periodo.

Ovviamente qui ci riferiamo alle stime dominanti (quindi: no certezze assolute) che escludono da qui al 2028 il ritorno di fiammate inflazionistiche come nel 2021-’23.

Venerdì 4 il bond ha chiuso a 105,79 per un rendimento effettivo a scadenza del 2,5% (dati: Borsa Italiana), mentre la duration modificata è 2,97. Saliranno ancora le quotazioni sul mercato secondario? Se la scadenza fosse stata nel 2038, 10 anni dopo, avremmo risposto sì, nel senso che in teoria ci sarebbero stati i presupposti per vedere salire i corsi ben oltre i livelli attuali.

Di contro, potrebbero crollare su prezzi meno cari per chi intende comprarlo oggi? Anche qui, in teoria sì, tutto è possibile, ma il titolo ha dalla sua un robusto payout e una corta duration. Morale, le probabilità di comprarlo a 100 o sotto cento non sono matematicamente nulle, ma neanche assai distanti. Anzi.

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