Pensioni a 64 anni, ecco come puoi andarci subito in Italia

Simone Micocci

7 Agosto 2025 - 10:22

Il governo promette il pensionamento a 64 anni per tutti. Ma ci sono delle precisazioni da fare: ecco cosa cambierà e come già oggi puoi andare in pensione in anticipo.

Pensioni a 64 anni, ecco come puoi andarci subito in Italia

In queste ore in Italia si parla tanto della possibilità che presto si possa andare in pensione a 64 anni di età. Una recente intervista rilasciata dal sottosegretario al ministero del Lavoro Claudio Durigon, infatti, ha rilanciato le speranze di chi spera nella possibilità di anticipare di diversi anni l’uscita dal mercato del lavoro.

Bisogna ricordare, infatti, che in Italia la maggior parte dei lavoratori va in pensione a 67 anni ricorrendo all’opzione di vecchiaia. Va detto però che ci sono delle alternative: dalla pensione anticipata alle misure di flessibilità riservate ad alcune categorie, tanto che i dati confermano che l’età media effettiva dei pensionamenti in Italia è molto più bassa, pari a poco più di 64 anni secondo il più recente Osservatorio dell’Inps.

Nonostante questo però si sta lavorando a dei correttivi che possano rendere ancora più agevole il collocamento in quiescenza. Tra questi appunto c’è la novità annunciata da Claudio Durigon che permetterà “a tutti” di andare in pensione a 64 anni, per quanto in realtà c’è bisogno di fare chiarezza su queste dichiarazioni al fine da non cascare nel tranello e pensare che il prossimo anno ci sarà un netto taglio dell’età pensionabile. Non sarà così, semplicemente si va a intervenire su una delle opzioni che già oggi permettono di andare in pensione a 64 anni in Italia, ossia l’opzione contributiva della pensione anticipata.

A tal proposito, in questo articolo faremo chiarezza su come già oggi si può andare in pensione a 64 anni e cosa può cambiare il prossimo anno: ecco tutto quello che devi sapere se sei prossimo alla pensione.

La pensione anticipata contributiva oggi

Nel 2025 la pensione anticipata contributiva consente ai lavoratori cosiddetti “contributivi puri”, cioè coloro che non hanno versato contributi prima del 1° gennaio 1996, di accedere alla pensione a partire dai 64 anni, a condizione però che risultino maturati almeno 25 anni di contributi effettivi, innalzati rispetto ai 20 richiesti fino al 2024.

Non bastano però i requisiti anagrafici e contributivi: è necessario che l’importo della prima rata della pensione, calcolata interamente con il sistema contributivo, risulti pari ad almeno 3 volte il valore dell’Assegno sociale (circa 21.000 euro lordi l’anno, sulla base delle stime attuali), soglia che si riduce per le donne con figli.

Da quest’anno è possibile soddisfare tale requisito economico anche considerando la rendita integrativa derivante da un fondo pensione complementare, ma al tempo stesso sono state introdotte nuove restrizioni, come il tetto massimo all’importo dell’assegno tra i 64 e i 67 anni, che non può superare 5 volte il trattamento minimo (circa 3.015 euro lordi al mese).

La pensione anticipata contributiva domani

Quando parla di “pensione a 64 anni per tutti”, Durigon fa riferimento proprio a questa opzione della pensione anticipata.

Nel 2026, infatti, questa potrebbe essere estesa anche ai lavoratori che hanno iniziato a versare contributi prima del 1996, superando così il vincolo attuale che riserva questa possibilità ai soli contributivi puri. L’obiettivo è ampliare la platea dei beneficiari introducendo una nuova forma di flessibilità in uscita, in alternativa a misure poco utilizzate come Quota 103.

Tuttavia, per garantire equità e sostenibilità, il calcolo dell’assegno continuerà a seguire il sistema contributivo, anche per chi ha diritto al misto: una scelta che permette di contenere i costi per lo Stato e allo stesso tempo evita disparità.

Il trucco per andare già oggi in pensione a 64 anni

Già oggi, chi non è un contributivo puro può comunque accedere alla pensione a 64 anni ricorrendo al computo nella Gestione separata, un’opzione che consente di riunire gratuitamente i contributi versati in diverse gestioni previdenziali all’interno della Gestione separata dell’Inps.

Per farlo, però, è necessario soddisfare requisiti ben precisi: almeno 15 anni di contributi complessivi, di cui almeno 5 maturati dopo il 1° gennaio 1996, e un’anzianità contributiva inferiore ai 18 anni al 31 dicembre 1995.

A condizione che siano stati versati anche solo uno o più contributi mensili nella Gestione separata dopo il 2011, il lavoratore può ottenere una pensione interamente calcolata con il sistema contributivo, accedendo così alla pensione anticipata prevista per i contributivi puri. Si tratta di una soluzione utile per anticipare l’uscita dal lavoro, ma che appunto può comportare una penalizzazione sull’importo dell’assegno, proprio a causa del passaggio integrale al metodo di calcolo contributivo.

Le altre misure che consentono di andare in pensione a 64 anni

Ma non c’è solo la pensione anticipata contributiva: le misure che consentono di smettere di lavorare a 64 anni, o persino prima, non mancano. Ad esempio, abbiamo la pensione anticipata che consente a ciascun lavoratore di andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica: basta aver raggiunto 42 anni e 10 mesi di contributi, un anno in meno per le donne, per poter smettere di lavorare quando si vuole. E nel caso dei lavoratori precoci, chi ha iniziato a lavorare prima del compimento della maggiore età, che rientrano nei profili meritevoli di tutela (disoccupati, invalidi, caregiver, usuranti e gravosi) ne sono sufficienti 41 anni di anni.

Poi c’è Quota 103 con cui si smette di lavorare a 62 anni, che nel 2026 potrebbe essere rimpiazzata da Quota 41 flessibile, come pure l’Ape Sociale: in questo caso non si parla di un vero e proprio pensionamento, per quanto però consenta comunque di uscire in anticipo dal mercato del lavoro. Già a 63 anni e 5 mesi, ma solo se fai parte di determinate categorie e hai maturato almeno 30 anni di contributi (36 nel caso di chi ha svolto lavori particolarmente faticosi).

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