Fed, licenziamento Powell più vicino. Trump pronto a scegliere “tra 3 o 4 persone”

Laura Naka Antonelli

26 Giugno 2025 - 13:32

Trump ha perso di nuovo le staffe contro il presidente della Fed Jerome Powell, per il mancato taglio dei tassi USA. Licenziamento alle porte?

Fed, licenziamento Powell più vicino. Trump pronto a scegliere “tra 3 o 4 persone”

Tutta colpa dei tassi USA che, da quando Donald Trump è tornato ufficialmente alla Casa Bianca, non sono stati tagliati neanche una volta, rimanendo fermi al range compreso tra il 4,25% e il 4,5%, dopo tre sforbiciate che la Fed di Jerome Powell aveva annunciato in precedenza, nelle riunioni di settembre, novembre (subito dopo i risultati delle elezioni presidenziali degli States) e di dicembre.

Da allora stop, fine dei giochi: la Banca centrale americana guidata da Powell non si è più mossa, nelle quattro riunioni del FOMC, il suo braccio di politica monetaria, che si sono succedute dall’inizio dell’anno fino all’ultima del 17-18 giugno. Ultima che si è conclusa con l’ennesimo nulla di fatto, e con i soliti avvertimenti del banchiere centrale, sul rischio che i dazi lanciati dall’amministrazione Trump facciano andare in corto circuito i prezzi, alias l’inflazione.

Nonostante gli ultimi dati più confortanti, l’inflazione made in USA fatica infatti a scendere in modo sostenibile al target auspicato dalla Fed, pari al 2%.

L’atteggiamento di Powell, per Trump, è diventato un vero e proprio affronto. Di conseguenza, continui e martellanti sono gli insulti ed epiteti vari lanciati dal presidente degli Stati Uniti in direzione del numero uno della Federal Reserve.

Peccato, fa notare qualche economista, che Powell molto probabilmente i tassi li avrebbe tagliati, se Trump non avesse lanciato una crociata a colpi di dazi reciproci contro i principali partner commerciali USA. Praticamente, contro tutto il mondo.

Licenziamento Powell più vicino? Trump, “sceglierò tra 3-4 persone”

Quali siano i motivi, il presidente americano Donald Trump ha perso a quanto pare letteralmente le staffe in questi ultimi giorni, in cui Powell è tornato al Congresso degli Stati Uniti per spiegare la sua view sull’economia, sull’inflazione, e dunque sui tassi, mantenendo praticamente il punto, sordo agli appelli e indifferente alle imprecazioni del capo della Casa Bianca.

Il risultato è che Trump è sbottato di nuovo ed è tornato a parlare della fine dell’era Powell, il cui mandato è in ogni caso agli sgoccioli, visto che scade nel maggio del 2026.

Il presidente americano è tornato all’attacco nella giornata di ieri, rendendo noto che sta considerando in modo attivo di sostituire Powell. E stavolta ha anche detto che “ conosco tre o quattro persone tra cui farò la mia scelta ”, oltre a definire il banchiere centrale “terribile”, seguendo il solito copione delle offese.

Stupido”, “testa vuota”, “un idiota (che però mi piace molto)”, “loser”: su Powell, Trump ha detto di tutto e di più e del rischio che il banchiere fosse a un passo dall’essere messo alla porta si è parlato più volte.

Ora, la minaccia che Trump decida di dare il benservito a Jerome Powell sembrerebbe essersi fatta più alta, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, che ha scritto che l’annuncio del successore di Powell potrebbe arrivare già a settembre o a ottobre.

Dollaro vittima illustre del caos Trump

A fare le spese di questa guerra Trump VS Fed, Wall Street, ma anche il dollaro, che continua a essere assaltato da una carica di sell off, prezzando il senso di incertezza e il timore per le conseguenze che i dazi di Trump avranno sulla economia americana, al momento non individuabili in quanto le tariffe sono state messe in pausa.

Proprio il dollaro si conferma oggi vittima illustre, scontando le troppe incognite che assillano gli investitori e che stavolta, contrariamente al passato, non li portano più a rifugiarsi nel biglietto verde, in quanto non più percepito come asset rifugio safe haven ai tempi di Trump.

Tutt’altro, visto che dall’inizio del 2025 il Dollar Index ha perso il 10% e si avvia a chiudere in rosso per il sesto mese consecutivo, per la prima volta dal 2017.

Nel frattempo, in una situazione in cui Powell sembra anche più solo, e probabilmente nella speranza che prima o poi finisca per cedere alle minacce di Trump, i mercati monetari hanno alzato la posta sulla possibilità che i tassi sui fed funds USA vengano tagliati nella prossima riunione del FOMC di luglio.

Le probabilità rimangono tuttavia decisamente risicate, pari ad appena il 25%, rispetto al 12% di una settimana fa.

Più alte e in questo caso in modo più deciso le speculazioni su una sforbiciata dei tassi da parte della Fed entro la fine del 2025, pari a 64 punti base, rispetto ai 46 punti base di venerdì scorso.

Nessun taglio dei tassi nel 2025? Il dot plot della Fed smentisce questa narrativa

Va ricordato che alert sui possibili effetti inflazionistici dei dazi di Donald Trump sono stati lanciati più volte da diversi economisti e dalla stessa Federal Reserve che, in occasione dell’ultima riunione del FOMC, ha annunciato anche le nuove proiezioni macroeconomiche, prevedendo un rialzo più significativo dell’inflazione.

Nel corso degli ultimi mesi alcuni esperti avevano anche parlato della possibilità che i tassi sui fed funds USA non venissero tagliati neanche una volta nel 2025.

Non è questo, in realtà, il quadro che è emerso dall’ultimo dot plot, che indica ancora due tagli dei tassi.

Le previsioni sono su due sforbiciate nel corso del 2025, anche se va precisato che rispetto al dot plot di marzo, la Fed stima ora un taglio in meno nel 2026 e uno in meno anche nel 2027, il che significa che, secondo il FOMC, in tutti la Banca centrale americana taglierà i tassi sui fed funds USA, tra il 2025 e il 2027, di 100 punti base.

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