Tassi Fed, Trump insulta di nuovo Powell: “una testa vuota”. E sbandiera risparmi USA con tagli

Laura Naka Antonelli

12/06/2025

“Numbskull”: ovvero testa vuota, testone, zuccone. Trump torna alla carica contro il presidente della Fed Jerome Powell.

Tassi Fed, Trump insulta di nuovo Powell: “una testa vuota”. E sbandiera risparmi USA con tagli

Numbskull”: ovvero testa vuota, testone, zuccone: è con questo epiteto che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è tornato ad attaccare il numero uno della Fed, Jerome Powell, colpevole, a suo avviso, di continuare a non tagliare i tassi sui fed funds USA.

Parlando dalla Casa Bianca, il presidente Trump ha affermato che, se la Fed si decidesse di tagliare i tassi di ben 2 punti percentuali gli Stati Uniti risparmierebbero $600 miliardi l’anno. Ma niente da fare, ha aggiunto. “Non riusciamo a convincerlo a fare questo”, ha tuonato Trump. Testuali parole: “We can’t get this guy to do it”.

Trump VS Powell, spenderemo $600 miliardi l’anno per quella testa vuota che siede lì

E così, ha aggiunto il presidente degli Stati Uniti, “spenderemo $600 miliardi all’anno. $600 miliardi perché una testa vuota che siede lì dice di non ritenere che ci siano ragioni sufficienti per tagliare i tassi in questo momento ”.

Trump ha aggiunto che darebbe anche ragione alla Fed, nel caso in cui alzasse i tassi, se l’inflazione puntasse verso l’alto: “Ma (l’inflazione) sta scendendo”, ha precisato il presidente americano, “e probabilmente dovrei forzare qualcosa”.

Gli insulti del capo della Casa Bianca contro il timoniere della Federal Reserve sono arrivati oggi, giovedì 12 giugno, in vista della imminente riunione del FOMC, il braccio di politica monetaria della Banca centrale americana, attesa per i prossimi 17-18 giugno.

Il verdetto sui tassi sarà reso noto mercoledì prossimo, e si tradurrà, così come hanno già deciso i mercati e gli economisti, in un ennesimo nulla di fatto, dunque in tassi sui fed funds che saranno lasciati di nuovo fermi all’interno di un range compreso tra il 4,25% e il 4,5%, dopo l’ultimo taglio che risale a dicembre del 2024, poco prima che Donald Trump prendesse ufficialmente il potere a seguito della vittoria alle elezioni USA.

Da allora Trump ha attaccato Powell con una sfilza di improperi, ribattezzandolo “Mr. Too Late”, per indicare il continuo tentennare, a suo avviso, del banchiere centrale, che finirà per portarlo a tagliare i tassi, un giorno, quando sarà troppo tardi.

Fed, Powell sotto attacco per mancati tagli tassi, Lutnick dice “Come On”

L’attacco di Trump contro il numero uno della Fed è il terzo in due giorni che arriva dall’amministrazione americana.

Ieri, a lamentarsi contro l’ostinazione di Powell a lasciare fermi i tassi di interesse, è stato il segretario al Commercio americano Howard Lutnick, che ha sottolineato che “è incredibile quanto risparmieremmo se (Powell) facesse il suo lavoro e tagliasse i tassi di interesse ”.

Interpellato dalla Fox News, Lutnick ha affermato che “l’economia è pronta” alla prospettiva di un taglio dei tassi, che d’altronde una sforbiciata sarebbe qualcosa di “facile”, visto che “l’inflazione è bassa. E ancora: “ Come on ”, ha detto Lutnick, aggiungendo che la banca centrale americana “dovrà fare il suo lavoro presto”.

Ancora prima, sempre nella giornata di ieri, è stato il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance ad attaccare Powell, definendo sui social “il rifiuto della Fed di tagliare i tassi una negligenza monetaria ”.

Primo taglio dei tassi a settembre? I messaggi dall’inflazione USA

A questo punto tutti gli occhi sono puntati sul Fed Day della prossima settimana. Montano nel frattempo sui mercati le scommesse su un primo taglio dei tassi nella riunione di settembre, che sono salite al 76% circa nella giornata di oggi, rispetto al 69% di ieri, all’indomani della pubblicazione del dato relativo all’inflazione, misurata dall’indice dei prezzi al consumo.

Oggi è stato pubblicato l’altro dato relativo all’inflazione: l’indice dei prezzi alla produzione (PPI) che, nel mese di maggio, ha segnato una accelerazione pari a +2,6%, rispetto alla precedente crescita pari a +2,5%, confermandosi in linea con le attese. Accelerazione del dato anche su base mensile, con un trend del PPI pari a +0,1%, meno del +0,2% previsto, rispetto al calo precedente dello 0,2% (rivisto al rialzo dal -0,5% inizialmente reso noto).

Escludendo le componenti più volatili rappresentate dai prezzi dei beni alimentari ed energetici, il PPI è salito del 3% su base annua, meno del +3,1% previsto. Su base mensile, la performance è stata di un rialzo dello 0,1%, rispetto al +0,3% messo in conto dagli analisti.

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