Tassi Fed, dall’inflazione USA il messaggio che non spaventa (troppo) Powell. Per ora

Laura Naka Antonelli

11/06/2025

Diffuso il dato relativo all’inflazione USA misurata dall’indice dei prezzi al consumo CPI. Il messaggio alla Fed di Powell in attesa del giorno clou.

Tassi Fed, dall’inflazione USA il messaggio che non spaventa (troppo) Powell. Per ora

Nel mese di maggio l’inflazione degli Stati Uniti misurata dall’indice dei prezzi al consumo CPI ha messo a segno un rialzo del 2,4% su base annua, a un ritmo inferiore rispetto al +2,5% atteso, anche se alcuni economisti avevano messo in conto una crescita pari a +2,4%. Su base mensile, l’inflazione CPI è salita dello 0,1%, meno del +0,2% stimato dal consensus.

Occhio alla componente core, ovvero all’inflazione headline depurata dalle componenti più volatili rappresentate dai prezzi dei beni alimentari ed energetici, che è salita al ritmo annuo del 2,8%, al di sotto del +2,9% previsto.

Su base mensile, l’inflazione core ha registrato anch’essa un progresso dello 0,1%, inferiore al +0,3% previsto.

Fed sull’attenti, market mover cruciale con countdown annuncio tassi USA

Il dato appena reso noto si conferma tra i market mover più cruciali che saranno attenzionati dalla Fed di Jerome Powell, in vista del giorno clou di mercoledì prossimo, 18 giugno, quando il FOMC, il braccio di politica monetaria della banca centrale americana che, al termine di una riunione di due giorni, annuncerà il proprio verdetto sui tassi.

La buona notizia è che la crescita dell’inflazione si è confermata meno importante rispetto all’outlook stilato dagli analisti.

Detto questo, soprattutto l’inflazione core segnala come il trend dei prezzi rimanga decisamente più solido rispetto al target del 2% stabilito dalla Banca centrale americana.

C’è un altro particolare non di poco conto da considerare. I dazi annunciati lo scorso 2 aprile dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump non sono entrati ancora in vigore, in quanto messi in pausa dalla stessa amministrazione USA.

L’interrogativo è su cosa succederà quando le tariffe entreranno in vigore, e anche se, prima della scadenza della pausa, gli Stati Uniti riusciranno a raggiungere un accordo commerciale con i partner commerciali che hanno deciso di punire, tale da smorzarne almeno l’impatto.

L’inflazione USA rallenta, occhio alle componenti. I prezzi che scendono e quelli che salgono

Per ora, la verità è che non è dato ancora sapere, e che di certo non è di buon auspicio il fatto che l’inflazione core degli Stati Uniti viaggi a un livello ancora troppo pericolosamente vicino alla soglia del 3%, pur in un contesto in cui i dazi non sono stati ancora imposti.

Il rallentamento dell’inflazione headline è comunque evidente, se si considera che, nel mese di aprile, la crescita dell’indice CPI era stata pari a +2,9%.

Il trend dell'inflazione USA misurata dall'indice CPI Il trend dell’inflazione USA misurata dall’indice CPI Nel mese di maggio l'inflazione degli Stati Uniti misurata dall'indice dei prezzi al consumo è salita al ritmo annuo del 2,4%, meno del +2,5% atteso dal consensus degli economisti. (Fonte: Bloomberg)

Andando ad analizzare l’indicatore, il dietrofront del CPI è stato provocato soprattutto dal dietrofront dei prezzi energetici, che sono scesi nel mese dell’1%, mentre i prezzi dei veicoli nuovi e usati sono scesi rispettivamente dello 0,3% e dello 0,5%.

I prezzi dei beni alimentari e i costi delle abitazioni (la componente shelter) sono avanzati invece dello 0,3%. In calo i prezzi degli articoli di abbigliamento, scesi dello 0,4%.

Attesa per il Fed Day, non sarà questo dato a far cambiare idea a Powell. Ma occhio alle nuove scommesse

Non sarà certo questo dato, sebbene importante, a convincere la Fed di Jerome Powell a tagliare, nella imminente riunione del FOMC, i tassi di interesse che, secondo il mercato, saranno lasciati invariati per l’ennesima volta, all’interno del range compreso tra il 4,25% e il 4,5%.

Così, nel commentare il dato Seema Shah, chief global strategist di Principal Asset Management: “Il dato relativo all’inflazione di oggi, inferiore alle attese, è rassicurante, ma solo fino a un certo punto. E’ possibile che gli aumenti dei prezzi scatenati dai dazi non si riflettano nel dato CPI ancora per qualche mese. Per ora è dunque troppo presto ritenere che lo shock sui prezzi non si materializzerà ”.

Detto questo, se prima della diffusione del dato i mercati stavano scommettendo su tagli dei tassi totali da parte della Fed pari a 42 punti base da qui fino al mese di dicembre, ora la scommessa è salita lievemente a 48 punti base.

Per quanto riguarda i tagli attesi dai mercati da qui al prossimo anno, le speculazioni sono su sforbiciate complessive di 77 punti base, rispetto ai tagli di 67 punti base previsti prima della pubblicazione dell’indicatore.

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