Tassi Fed, il delirio di Trump contro Powell: “un idiota, ma mi piace molto”. Quanti tagli ora dopo quell’alert?

Laura Naka Antonelli

08/05/2025

“Un idiota, che non sa niente. A parte questo”. Nuovo affondo di Trump contro Powell dopo nulla di fatto su tassi da parte della Fed.

Tassi Fed, il delirio di Trump contro Powell: “un idiota, ma mi piace molto”. Quanti tagli ora dopo quell’alert?

Dopo il terzo nulla di fatto sui tassi USA dall’inizio del 2025 deciso dalla Fed, non poteva mancare l’ennesimo affondo, o meglio insulto, di Donald Trump contro il presidente della banca centrale americana, Jerome Powell.

Testuali parole, come emerge dal post pubblicato dal capo della Casa Bianca su Truth Social:

Too Late Jerome Powell is a FOOL, who doesn’t have a clue. Other than that, I like him very much!

Ovvero: “Powell, che arriva troppo tardi, è un IDIOTA, che non ha idea di niente. A parte questo, mi piace molto!

Il presidente degli Stati Uniti ha ripetuto nel post il motivo per cui, a suo avviso, la Federal Reserve avrebbe dovuto già tagliare e dovrebbe dunque tagliare, i tassi sui fed funds USA. “Il petrolio e l’energia sono in calo, quasi tutti i costi (di generi alimentari e delle uova) sono in discesa, praticamente NON C’E’ INFLAZIONE ” e in più “i soldi dei dazi si stanno riversando sugli Stati Uniti - L’ESATTO OPPOSTO DI TOO LATE! BUON DIVERTIMENTO! ”.

Il presidente americano Trump è tornato così ad attaccare il numero uno della Fed Jerome Powell, colpevole a suo avviso, così come non ha fatto altro che ripetere da quando è salito alla Casa Bianca, di aver continuato a lasciare invariati i tassi, alla forchetta compresa tra il 4,25% e il 4,5%.

Ieri, in occasione del Fed Day, dalla Banca centrale americana è arrivato però un altro attenti. Ma cosa dicono gli esperti? A questo punto i tagli dei tassi da parte della Fed sono davvero a rischio?

Tassi Fed, cosa succede ora dopo nuovo alert Powell?

Quali sono le previsioni dei mercati, degli economisti e degli strategist, dopo la grande sorpresa che è arrivata ieri a Wall Street con la pubblicazione del nuovo comunicato del FOMC, il braccio di politica monetaria dell’istituzione?

La verità è che, di fatto, ora le paure più grandi della Fed sono due. A fare paura non è più solo la minaccia che l’inflazione degli Stati Uniti salga più delle attese, ma che ad aumentare più del previsto sia anche la disoccupazione.

Tiffany Wilding e Allison Boxer, economiste di PIMCO, hanno fatto il punto della situazione, spiegando il dilemma della Banca centrale americana destinata, in questo contesto che porta sempre più il nome di stagflazione, a rimanere con le mani in mano per ancora qualche mese.

Altro, dunque, che taglio dei tassi a giugno, così come i mercati avevano scommesso fino a qualche giorno fa: “Nella dichiarazione della Fed si riconosce apertamente che questi cambiamenti nella politica commerciale hanno aumentato i rischi per entrambi gli aspetti del suo doppio mandato: i dazi rischiano di indebolire la crescita e di avere ripercussioni sul mercato del lavoro, anche se determinano un aumento dei prezzi. Se queste tendenze dovessero confermarsi nei dati che saranno pubblicati nei prossimi mesi (come prevediamo, nonostante gli ultimi dati sull’inflazione e sull’occupazione siano stati positivi), la Fed si troverà probabilmente in una situazione difficile”, hanno spiegato le due economiste.

Dunque? Cosa faranno a questo punto Powell & Co? La risposta, che sicuramente non piacerà a Trump, è la seguente:

“Riteniamo che la Fed attenderà a tagliare i tassi fino a quando non emergeranno prove concrete di un rallentamento nei dati sul mercato del lavoro, probabilmente non prima della fine dell’estate o dell’autunno. Una volta che tali evidenze si saranno manifestate, tuttavia, prevediamo che la Fed taglierà rapidamente i tassi per sostenere l’economia”.

Fed attendista per più tempo, ma alla fine taglierà. Quante volte nel 2025 secondo Goldman Sachs

La buona notizia, per Trump e per la platea scontenta delle colombe, è che, dopo un nulla di fatto che vedrà la Fed confermare lo status quo per ancora un bel po’ di mesi, almeno secondo PIMCO la banca centrale non esiterà più, annunciando riduzioni dei tassi anche veloci, pur di blindare il PIL degli Stati Uniti.

Punta su un primo taglio dei tassi da parte della Fed soltanto dopo il mese di luglio anche Ray Sharma-Ong, Responsabile Multi-Asset Investment Solutions – Southeast Asia, di Aberdeen Investments:

“Poiché la Fed appare disposta a intervenire solo in presenza di un deterioramento dei dati concreti – come un aumento della disoccupazione accompagnato da dati deboli sul mercato del lavoro – un eventuale taglio dei tassi Fed sarà verosimilmente rinviato a dopo luglio 2025. Occorreranno infatti alcuni mesi prima che l’impatto delle tariffe sull’economia reale si manifesti nei dati ufficiali, e ciò avverrà solo dopo la scadenza della sospensione di 90 giorni imposta da Trump sulle nuove tariffe”.

Focus anche sulle previsioni stilate dagli economisti di Goldman Sachs, che si allineano a quelle appena illustrate.

Gli esperti hanno sottolineato in un report ad hoc diffuso dopo il Fed Day di ieri che, dalla loro analisi, è emerso che “i dazi di Trump alla fine indeboliranno l’economia al punto tale da portare la Fed a tagliare ”.

Detto questo, visto che “ di solito è necessario più tempo per assistere durante le fasi di rallentamento a un deterioramento degli hard data, e visto che in questo caso potrebbe essere necessario aspettare ancora più a lungo, la migliore ipotesi è che prove sufficienti di una debolezza nel mercato del lavoro e di altri hard data (negativi) si accumuleranno verso la fine di luglio ”.

Il che significa che Goldman Sachs rimane dell’idea che “ il FOMC taglierà i tassi di 25 punti base tre volte, nei meeting di luglio, settembre e ottobre, fino a farli scendere al range compreso tra il 3,5% e il 3,75% ”.

Insomma: Trump potrà continuare a strepitare quanto vuole, ma la Fed di Powell agirà soltanto quando il via libera arriverà dal fronte macroeconomico.

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