Tassi Fed, il delirio di Trump contro Powell: “un idiota, ma mi piace molto”. Quanti tagli ora dopo quell’alert?

Laura Naka Antonelli

8 Maggio 2025 - 14:33

“Un idiota, che non sa niente. A parte questo”. Nuovo affondo di Trump contro Powell dopo nulla di fatto su tassi da parte della Fed.

Tassi Fed, il delirio di Trump contro Powell: “un idiota, ma mi piace molto”. Quanti tagli ora dopo quell’alert?

Dopo il terzo nulla di fatto sui tassi USA dall’inizio del 2025 deciso dalla Fed, non poteva mancare l’ennesimo affondo, o meglio insulto, di Donald Trump contro il presidente della banca centrale americana, Jerome Powell. Testuali parole, come emerge dal post pubblicato dal capo della Casa Bianca su Truth Social:

“Too Late Jerome Powell is a FOOL, who doesn’t have a clue. Other than that, I like him very much!”

Ovvero: “Powell, che arriva troppo tardi, è un IDIOTA, che non ha idea di niente. A parte questo, mi piace molto!”

Il presidente degli Stati Uniti ha ripetuto nel post il motivo per cui, a suo avviso, la Federal Reserve avrebbe dovuto già tagliare e dovrebbe dunque tagliare, i tassi sui fed funds USA. “Il petrolio e l’energia sono in calo, quasi tutti i costi (di generi alimentari e delle uova) sono in discesa, praticamente NON C’E’ INFLAZIONE” e in più “i soldi dei dazi si stanno riversando sugli Stati Uniti - L’ESATTO OPPOSTO DI TOO LATE! BUON DIVERTIMENTO!”.

Il presidente americano Trump è tornato così ad attaccare il numero uno della Fed Jerome Powell, colpevole a suo avviso, così come non ha fatto altro che ripetere da quando è salito alla Casa Bianca, di aver continuato a lasciare invariati i tassi, alla forchetta compresa tra il 4,25% e il 4,5%. Ieri, in occasione del Fed Day, dalla Banca centrale americana è arrivato anche un altro attenti. Ma cosa dicono gli esperti? A questo punto i tagli dei tassi da parte della Fed sono davvero a rischio? Cosa dicono i mercati, gli economisti e gli strategist, dopo la grande sorpresa che è arrivata ieri a Wall Street con la pubblicazione del nuovo comunicato del FOMC, il braccio di politica monetaria dell’istituzione?

La verità è che, di fatto, ora le paure più grandi della Fed sono due. A fare paura non è più solo la minaccia che l’inflazione degli Stati Uniti salga più delle attese, ma che ad aumentare più del previsto sia anche la disoccupazione.

Tiffany Wilding e Allison Boxer, economiste di PIMCO, fanno il punto della situazione, spiegando il dilemma della Banca centrale americana, destinata in questo contesto che porta sempre più il nome di stagflazione, a rimanere con le mani in mano per ancora qualche mese.

Altro, dunque, che taglio dei tassi a giugno, così come i mercati avevano scommesso fino a qualche giorno fa: “Nella dichiarazione della Fed si riconosce apertamente che questi cambiamenti nella politica commerciale hanno aumentato i rischi per entrambi gli aspetti del suo doppio mandato: i dazi rischiano di indebolire la crescita e di avere ripercussioni sul mercato del lavoro, anche se determinano un aumento dei prezzi. Se queste tendenze dovessero confermarsi nei dati che saranno pubblicati nei prossimi mesi (come prevediamo, nonostante gli ultimi dati sull’inflazione e sull’occupazione siano stati positivi), la Fed si troverà probabilmente in una situazione difficile”, hanno spiegato le due economiste.

Dunque? Cosa faranno a questo punto Powell & Co? La risposta (che sicuramente non piacerà a Trump) è la seguente:

“Riteniamo che la Fed attenderà a tagliare i tassi fino a quando non emergeranno prove concrete di un rallentamento nei dati sul mercato del lavoro, probabilmente non prima della fine dell’estate o dell’autunno. Una volta che tali evidenze si saranno manifestate, tuttavia, prevediamo che la Fed taglierà rapidamente i tassi per sostenere l’economia”.

La buona notizia, per Trump e la platea scontenta delle colombe, è che, dopo un nulla di fatto che vedrà la Fed confermare lo status quo per ancora un bel po’ di mesi, almeno secondo PIMCO la Fed dopo non esiterà più, annunciando riduzioni dei tassi anche veloci, pur di blindare il PIL degli Stati Uniti.

Punta su un primo taglio dei tassi da parte della Fed soltanto dopo il mese di luglio anche Ray Sharma-Ong, Responsabile Multi-Asset Investment Solutions – Southeast Asia, di Aberdeen Investments:

“Poiché la Fed appare disposta a intervenire solo in presenza di un deterioramento dei dati concreti – come un aumento della disoccupazione accompagnato da dati deboli sul mercato del lavoro – un eventuale taglio dei tassi Fed sarà verosimilmente rinviato a dopo luglio 2025. Occorreranno infatti alcuni mesi prima che l’impatto delle tariffe sull’economia reale si manifesti nei dati ufficiali, e ciò avverrà solo dopo la scadenza della sospensione di 90 giorni imposta da Trump sulle nuove tariffe”.

(in fase di scrittura)

Iscriviti a Money.it

Trading online
in
Demo

Fai Trading Online senza rischi con un conto demo gratuito: puoi operare su Forex, Borsa, Indici, Materie prime e Criptovalute.