Netflix vince l’asta per l’acquisizione di Warner Bros. ed è ora vicina a completare una delle più grandi operazioni nel settore dell’intrattenimento. Ma bisogna attendere il verdetto di Trump.
La guerra per l’acquisizione di Warner Bros. Discovery (WBD) sarebbe vicina a concludersi. L’asta per la storica major di Hollywood è stata vinta da Netflix, che ora si trova a un passo dal concludere una delle operazioni più importanti nella storia dell’intrattenimento.
Secondo fonti vicine alla trattativa, WBD avrebbe avviato negoziati in esclusiva con il colosso dello streaming per la vendita dei suoi studios cinematografici e televisivi e del servizio HBO Max. Se l’operazione andasse a buon fine, gli equilibri di Hollywood si ribalterebbero significativamente.
Con oltre 300 milioni di abbonati, Netflix è già la prima piattaforma di streaming a pagamento al mondo. Ma l’acquisizione delle attività di WBD creerebbe un gigante con un potere negoziale molto più forte nei confronti delle sale cinematografiche e dei sindacati dell’industria. L’operazione, inoltre, potrebbe spingere competitor più piccoli a valutare fusioni per non restare schiacciati.
Una guerra di offerte e la scelta di Netflix
La decisione di Warner Bros. Discovery di trattare in esclusiva con Netflix arriva dopo una vera e propria guerra di offerte. In corsa c’erano anche Comcast e Paramount Skydance, che negli ultimi giorni avevano rilanciato con proposte più competitive. Netflix avrebbe però messo sul tavolo un’offerta soprattutto in contanti, un elemento decisivo per convincere il gruppo.
Comcast aveva cercato di rilevare gli studios e HBO Max, mentre il CEO di Paramount, David Ellison (figlio del miliardario Larry, fondatore di Oracle), forte dell’enorme patrimonio familiare, puntava addirittura ad acquistare l’intera Warner Bros. Discovery, inclusi i network tradizionali come CNN e TNT.
Un elemento che avrebbe colpito gli attuali proprietari è l’impegno formale di Netflix a continuare le uscite cinematografiche dei film Warner. Una promessa significativa, considerando che il gruppo guidato da Ted Sarandos ha costruito il suo modello sull’esperienza domestica e ha finora evitato una strategia aggressiva al botteghino.
Netflix, inoltre, non ha mai affrontato acquisizioni di questa portata. Bloomberg aveva già anticipato l’apertura di trattative esclusive, suscitando sorpresa in un settore in cui il colosso dello streaming è noto per una filosofia basata sulla costruzione organica dei contenuti, come ricordato anche dal co-CEO Greg Peters lo scorso ottobre.
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Il ruolo della politica e le proteste di Hollywood
Tuttavia, qualsiasi accordo dovrà superare il vaglio delle autorità federali. Molto dipenderà da come l’amministrazione Trump definirà il perimetro del mercato media, sempre più intrecciato con quello tecnologico, dove Big Tech come Apple e Amazon sono diventati concorrenti diretti degli studios tradizionali.
La politica, del resto, ha già condizionato operazioni precedenti. David Ellison ha coltivato un rapporto positivo con Trump, mentre il CEO di Comcast Brian Roberts è stato apertamente criticato dall’ex presidente.
Nel frattempo, un gruppo di produttori cinematografici, rimasti anonimi per timore di ritorsioni, ha inviato al Congresso una lettera in cui esprime “grave preoccupazione” per l’eventuale acquisizione da parte di Netflix. La paura dei professionisti del settore è che lo streamer vedrebbe il tempo passato in sala come tempo sottratto alla sua piattaforma, e quindi non avrebbe incentivi a sostenere la distribuzione cinematografica tradizionale. I produttori hanno inoltre lanciato l’allarme sul rischio di un “controllo monopolistico” del mercato dello streaming, oggi già fortemente concentrato.
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