Terza Guerra Mondiale: dalla Corea alla Siria fino alla Libia, di cosa dobbiamo avere paura?

Alessandro Cipolla

7 Agosto 2017 - 12:11

Terza Guerra Mondiale: sono tante le gravi crisi internazionali anche molto vicine a noi come nel caso della Libia, che pericoli concreti ci sono?

Terza Guerra Mondiale: dalla Corea alla Siria fino alla Libia, di cosa dobbiamo avere paura?

Terza Guerra Mondiale: dalle nuove sanzioni verso la Corea del Nord alla Siria dove lo Stato Islamico dell’Isis sta cedendo, passando poi per la turbolenta Venezuela fino alla Libia, c’è il concreto rischio che la situazione possa ancor più degenerare?

Con il gran caldo che non dà tregua e gli italiani ormai quasi tutti in vacanza, non c’è molta voglia di sentir parlare di Terza Guerra Mondiale oppure delle varie crisi che si stanno vivendo nei vari angoli del globo.

Le brutte notizie però non vanno in ferie e quello che si sta registrando negli ultimi giorni in varie parti del mondo non fa dormire sonni tranquilli, anche perché ci troviamo di fronte a inasprimenti nei rapporti tra paesi dotati di armamenti nucleari.

Ma quanto è alto il rischio dello scoppio di una Terza Guerra Mondiale alla luce degli ultimi avvenimenti? La sensazione è quella che ci troviamo in una situazione di sottile equilibrio, con molti fattori che potrebbero infrangere questa sorta di fragile tregua.

Terza Guerra Mondiale: una situazione preoccupante

Attualmente sono tante le piccole guerre in corso soprattutto nel continente africano e in quello asiatico, con quella in Siria che è naturalmente il conflitto che più interessa l’Occidente.

Situazioni queste drammatiche e che spesso si trascinano avanti da diversi anni che però ignoriamo in quanto non le percepiamo vicine a noi. Lo scoppio di una Terza Guerra Mondiale invece è un pensiero che ci preoccupa da sempre.

Ancora è vivo infatti il ricordo delle due Grandi Guerre della prima metà del ‘900, un susseguirsi di morte e distruzione che mai più vorremmo che le nostre ora opulenti nazioni dovessero rivivere.

Forti degli errori del passato, c’è la ferma volontà internazionale per far si che non si arrivi più a conflitti dalle conseguenze catastrofiche, anche in virtù della proliferazione degli armamenti nucleari in dotazione ai vari eserciti.

Nonostante questo, ci sono situazioni che presentano grandi problematiche, dove il lavoro diplomatico potrebbe anche non bastare. Molto più maliziosamente, alcuni fanno notare che la soluzione ad ogni grande crisi è una grande guerra.

C’è da avere paura allora? Al momento un attento scommettitore sarebbe molto indeciso su quale cavallo puntare, visto che ci sono almeno tre fronti molto caldi che potrebbero portare anche nel futuro immediato ad una escalation bellica dalle grandi proporzioni.

Le situazioni a rischio

Dopo che i media l’hanno ignorata per lungo tempo, adesso si sono accese le luci sulla crisi in Venezuela che sta sempre più peggiorando. Da un punto di vista internazionale però è difficile che la difficile situazione di Caracas possa portare a un nuovo caso Cuba.

Se parliamo quindi di una possibile Terza Guerra Mondiale dobbiamo volgere il nostro sguardo altrove. La situazione più problematica e pericolosa è naturalmente quella della Corea del Nord.

Su proposta degli Stati Uniti, l’Onu ha approvato una risoluzione che impone sanzioni a Pyongyang per quanto riguarda l’esportazione di ferro, piombo e prodotti ittici. Uno stop questo che sarebbe stato quantificato in un danno da un miliardo di dollari l’anno per la Corea del Nord, ovvero un terzo di tutto l’export della nazione.

Se consideriamo che il paese è da sempre in grande crisi soprattutto alimentare, queste nuove sanzioni, che hanno trovato però anche l’appoggio di Russia e Cina, hanno fatto infuriare il bellicoso dittatore Kim Jong-un.

Pyongyang quindi è tornata a parlare di una tempesta di fuoco che potrebbe abbattersi sugli Stati Uniti, il Giappone e la Corea del Sud in caso di un attacco verso il proprio territorio. Ipotesi questa che l’amministrazione Trump continua a non smentire, mantenendo alto il livello di guardia.

In quest’ottica, un nuovo test missilistico da parte della Corea del Nord potrebbe far degenerare la situazione, con gli Stati Uniti che sembrano frenati dall’agire militarmente solo dall’alto numero di morti che anche una guerra lampo andrebbe a provocare.

L’unica buona notizia al momento è che la Cina e la Russia si siano schierate con Trump nell’approvare le sanzioni, che sono state comunque oggetto di complesse trattative. Se mai dovesse essere guerra, Putin e Xi Jinping non dovrebbero intervenire così come avvenne negli anni ‘50.

Se la Corea del Nord è una minaccia attuale per lo scoppio di una Terza Guerra Mondiale, la Siria lo è invece per quello che potrebbe avvenire nei prossimi mesi. Dopo la riconquista di Mosul e la morte di Al-Baghdadi, lo Stato Islamico sembrerebbe essere vicino alla sconfitta.

Quello che però preoccupa è cosa accadrà dopo che il fantomatico stato dell’Isis cesserà di esistere. La domanda che ci si pone infatti è chi comanderà in Siria dopo che il nemico comune degli estremisti islamici sarà sconfitto?

La Russia e l’Iran infatti sono forti sostenitori dell’attuale presidente Assad, mentre gli Stati Uniti stanno armando da tempo i ribelli siriani e i curdi. Gli screzi tra queste due fazioni non sono mancati finora, come per esempio il bombardamento Usa alla base siriana, ma quando si tratterà di ristabilire la normalità nel paese allora la situazione anche qui potrebbe degenerare.

Ultimo fronte caldo, che ci riguarda anche in modo particolare, è quello della Libia. Al centro di tutto sembrerebbe esserci il problema dei migranti, ma nel paese esistono anche altre problematiche geopolitiche.

Stati Uniti e Italia infatti appoggiano il debole governo di Tripoli presieduto da Favez Serraj, mentre altre nazioni guardano con più interesse a Khalifa Haftar, che controlla la parte Est del paese e gode dell’appoggio generale dell’esercito.

In mezzo c’è anche la vasta zona di Fezzan, una sorta di terra di nessuno desertica nella parte Sud della Libia dove comandano tribù locali e gruppi legati all’Isis. Un territorio fondamentale per quanto riguarda il viaggio dei migranti che dalla Nigeria e altre nazioni limitrofe arrivano fino al Mediterraneo.

La decisione qui da parte del nostro governo, sostenuto da Bruxelles, di mandare navi a supporto della Guardia Costiera di Tripoli non è piaciuta ad Haftar, che ha minacciato di bombardare le nostre imbarcazioni se dovessero entrare nelle loro acque territoriali.

In questo caso comunque si dovrebbero trattare di mere minacce, una sorta di bluff per cercare di mostrare i muscoli ben consapevoli delle conseguenze che un attacco alla nostre navi comporterebbe.

Questa della Libia però è soltanto l’ennesima situazione di grande crisi che si è venuta a creare. In difficoltà per il caso Russiagate, bisognerà vedere come Donald Trump intenderà affrontare tutte queste problematiche.

La speranza è che non decida di prendere decisioni drastiche per mascherare le problematiche interne, perché a quel punto le conseguenza potrebbero essere catastrofiche a livello globale.

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