Haftar insiste contro l’Italia, bluff o minaccia reale?

Alessandro Cipolla

04/08/2017

Kalifa Haftar continua a minacciare di bombardare le navi italiane, ma il suo esercito avrebbe la reale forza per uno scontro del genere?

Haftar insiste contro l’Italia, bluff o minaccia reale?

Il generale Khalifa Haftar è una vera minaccia per l’Italia o il suo è soltanto un censurabile tentativo di bluff? Questa è la domanda che si sta ponendo l’opinione pubblica dopo i bellicosi avvertimenti lanciati dal reggente della cirenaica.

Dopo l’approvazione da parte della Camera della nuova missione in Libia, il nostro pattugliatore d’altura Comandante Borsini ha iniziato a fare rotta verso le coste dello stato africano.

Una mossa però che non è piaciuta ad Haftar, che di fatti è colui che comanda nella cirenaica, che ha minacciato di bombardare qualsiasi nave italiana che fosse entrata nelle acque territoriali libiche.

La notizia inizialmente era stata diffusa dall’emittente Al Arabiya, trovando poi conferma però anche da parte degli uffici governativi di Bengasi. Ma dietro le parole di Haftar ci sono delle reali minacce per i nostri soldati?

Le minacce di Haftar all’Italia

A seguito degli accordi presi con l’Europa, oltre all’approvazione da parte di Bruxelles del codice etico per le Ong che operano nel Mediterraneo stilato dal ministro Minniti, il nostro paese si è impegnato anche ad aumentare il proprio impegno navale.

Con 328 voti favorevoli, 113 contrari e 22 astenuti, la Camera la scorsa settimana ha approvato la risoluzione sull’impegno della nostra forza navale a supporto della Guardia Costiera libica.

Il testo prevedeva l’invio di una nave italiana a supporto di quelle di Tripoli per fronteggiare meglio la lotta ai trafficanti di migranti. Una decisione che però non è andata giù ad Haftar, che ha così minacciato l’Italia.

Noi siamo impegnati in prima linea nella lotta contro il terrorismo. Ci stupisce dunque che un Paese amico come l’Italia interferisca tanto indebitamente nelle nostre operazioni. Non posso dunque che confermare che qualsiasi nave militare italiana o di qualsiasi altro Paese che entrerà nelle nostre acque senza la nostra autorizzazione verrà bombardata dalle nostre forze.

Parole queste che suonano come un’autentica dichiarazione di guerra. Bisogna vedere però se Haftar avrà mai il reale coraggio di mettere in pratica le sue intenzioni, visto che potrebbero avere anche conseguenze molto pesanti.

Soltanto un grande bluff?

Le minacce di Khalifa Haftar non sono da sottovalutare ma, in fin dei conti, non possono neanche rappresentare un ostacolo alla missione che ha lo scopo di cercare di ristabilire ordine nelle anarchiche coste libiche.

Haftar è un generale che a lungo è stato il principale nemico in patria per Gheddafi. Appoggiato dagli Stati Uniti, si è dovuto poi rifugiare in Virginia per sfuggire a una condanna a morte decretata dall’ex regime del colonnello.

Deposto Gheddafi, Haftar è tornato in Libia trovando subito il sostegno di gran parte dell’esercito. Nella difficoltosa fase di transizione dopo la caduta del regime, il generale alla fine è riuscito ad assumere il controllo di tutta la zona orientale del paese, che vede in Tubruk la propria capitale.

La Libia attualmente è divisa in tre grandi zone. Nella parte occidentale del paese, con capitale Tripoli, c’è il governo di Favez Serraj che è appoggiato dagli Stati Uniti, dall’italia e dall’Europa in generale.

Nella cirenaica invece comanda Haftar, sostenuto da Russia ed Egitto, mentre nella vasta zona di Fezzan, un territorio due volte l’Italia in prevalenza desertico, ci sono decine di tribù con una vasta infiltrazione anche di uomini e seguaci dell’Isis.

Come detto, il generale Haftar può disporre di un buon consenso tra i militari, ma la sua flotta navale è molto scarsa nonostante la tanta costa controllata. Se mai volesse bombardare la Comandante Borsini, dovrebbe usare gli aerei.

Secondo alcune stime, il suo esercito dovrebbe disporre di 14 Mig 21 e quattro Mig 23 oltre a 7 elicotteri Mi 24/35. Negli ultimi scontri, Haftar ha perso 4 Mig 21, 5 Mig 23 e almeno 6 elicotteri, tra cui 2 Mi 24/35.

Naturalmente tale flotta potrebbe far piovere sulla nostra nave un’autentica pioggia di fuoco, ma poi dovrebbe esser capace di sostenere la risposta militare nostrana. Haftar naturalmente sa bene quindi che attaccare la Comandante Borsini sarebbe un autentico suicidio.

Il pericolo concreto però è che la Libia diventi una sorta di nuova Siria, però molto più pericolosamente vicina ai nostri confini. Per non commettere gli errori del passato, l’Italia e l’Europa devono soppesare bene prima ogni decisione.

Una nuova partita a scacchi quindi che però ci vede coinvolti in prima linea, per una tensione internazionale generale che ormai è sempre più tangibile soprattutto dopo i continui screzi tra Stati Uniti e Russia.

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