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Sanità delle Marche: per la USB non funziona e il 10 novembre sarà sciopero

lunedì 23 ottobre 2017, di Felice Di Maro

In un comunicato della USB Marche, Unione Sindacale di Base del Pubblico Impiego, Mauro, Giuliani, Milena Montesi e Stefano Tenenti denunciano che il sistema sanitario delle Marche non è di buon livello e non ha soltanto delle marginali difficoltà come viene spesso dichiarato nei comunicati stampa delle Organizzazioni Sindacali Confederali sulla Sanità marchigiana. Il sistema sanitario delle Marche non funziona ed è inefficiente. Per il 10 novembre è stato proclamato uno sciopero per tutta l’ASUR Marche.

Tra il 2011 e 2015 nelle Marche ci sono 2.000 lavoratori in meno. Si tenga conto sono circa 13.000 dipendenti a Tempo Indeterminato ma altri 1350 che, come la USB evidenzia, consentono di non chiudere i servizi hanno invece da anni contratti precari e ad ogni scadenza vengono colti dalla disperazione non sapendo se i loro contratti saranno rinnovati. Il comunicato della USB mette in evidenza che si tratta di una “tortura” che non avrebbe più ragione di esistere in quanto le normative attuali, compreso il decreto Madia, consentirebbero di stabilizzare questi lavoratori. La Regione e l’ASUR ogni anno promettono di procedere, però non si passa mai dalle parole ai fatti.

La sanità nelle Marche è fortemente criticata dalla USB non solo per la gestione del personale ma anche per altri due parametri che definiscono se un servizio sanitario regionale è realmente livellato sulla eccellenza. Sono le liste di attesa e la mobilità.

Liste di Attesa:

I numeri sono impietosi, visto che i tempi d’attesa per le prestazioni di specialistica ambulatoriale nella Regione Marche, nel loro complesso, sono rispettati solo per il 28% delle prenotazioni effettuate. Il dato, relativo alle sole prime visite o prestazioni (con esclusione di controlli e screening) emerge dalla lettura del report regionale di rilevazione riferito al mese di novembre 2016 ed è stato pubblicato sul sito dell’Agenzia Regionale Sanitaria.

Mobilità Passiva:

È quella che vede i pazienti marchigiani andarsi a curare in altre regioni. Il dato più preoccupante perché coinvolge l’aspetto economico si riferisce al disavanzo tra pazienti marchigiani che chiedono prestazioni alla Regione Marche e quelli che usufruiscono delle Prestazioni sanitarie fuori Regione. Il deficit, nel periodo 2010-2015 è passato da 26 a 48,9 milioni di euro. Un disastro per l’economia della Sanità pubblica delle Marche.

Per il Ministero della Salute le Marche risultano per il 2015 al settimo posto nella valutazione a seguito del monitoraggio dei LEA, i livelli essenziali di assistenza, e questo significherebbe che i servizi garantiti siano di buon livello, anche se non ottimali. I LEA vengono garantiti grazie alla professionalità dei tanti lavoratori che operano nella sanità e nonostante la carenza cronica di personale con contratto di lavoro a tempo indeterminato e non sono stati aiutati dalle scelte di politica sanitaria regionale che privilegiando le forme di assunzione precarie rendono il Sistema ingovernabile perché ritardano le procedure di stabilizzazione del personale con contratto precario previste nel triennio 2016/2018 nonché le procedure concorsuali indette dall’ASUR ma ancora non evase.

Quello che appare evidente è che il merito della Regione Marche sta tutto nel taglio dei costi operato sulle spalle dei cittadini e dei lavoratori della sanità. Tutto quello che viene premiato riguarda lo stare dentro le compatibilità economiche a scapito dei servizi ai utenti. Purtroppo non meno gravi sono le scelte di privatizzare interi pezzi delle prestazioni previste nel Piano Sanitario Regionale. Al riguardo con la determina Asur 589/2017 si indice una gara di affidamento del servizio di assistenza infermieristica nei centri diurni della "Area Vasta 5" privatizzando i servizi come l’ADI e le strutture residenziali dell’Ascolano, il costo dell’operazione di trasferimento di soldi Pubblici al Privato è di circa 30 milioni di euro/anno.

La Sanità delle Marche è rivolta solo al risparmio nei settori pubblici senza guardare la qualità dei servizi e dell’assistenza universale. Chiaramente è così in tutte le Aree Vaste anche se in "Area Vasta 2" sembra che c’è una forma di accanimento (non terapeutico) con l’Operazione Osimo-INRCA con la quale si distruggono le funzioni ospedaliere per i Cittadini della Val Musone ma anche le funzioni di rete per il presidio ospedaliero unico di area vasta.

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