Cosa sono (e quali sono) i livelli essenziali di assistenza: ecco la guida completa con le ultime novità previste dalle nuove normative sanitarie.
Quando si parla di sanità in Italia, i cosiddetti LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) rappresentano un pilastro fondamentale del diritto alla salute nel nostro Paese. Costituiscono la soglia minima di prestazioni e servizi che il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) deve garantire a tutti i cittadini, indipendentemente dalla regione di residenza o dalle condizioni economiche.
A partire dal 2025, l’aggiornamento dei LEA introduce significative novità: nuove prestazioni, ampliamenti delle esenzioni, revisione delle tariffe e delle modalità di erogazione. Ciò segna un’evoluzione del sistema sanitario che vuole rispondere meglio alle esigenze emergenti - come le malattie rare, le malattie croniche, le nuove tecnologie diagnostiche e terapeutiche - mantenendo al centro i principi di equità, universalità e appropriatezza. Cerchiamo di chiarire cosa sono i LEA, quali prestazioni includono oggi e quali sono le principali novità introdotte con l’ultimo aggiornamento normativo, per comprendere fino in fondo il diritto dei cittadini e l’impegno del sistema sanitario pubblico.
Cosa sono i livelli essenziali di assistenza? Significato e definizione
I Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) definiscono, come detto, l’insieme minimo di prestazioni sanitarie che l’SSN è obbligato a garantire a ogni persona che ne abbia diritto, gratuitamente o mediante una quota di partecipazione (ticket). In tal modo, si vuole assicurare che il diritto alla salute sia tutelato in tutto il territorio nazionale, evitando disparità regionali o sociali.
Dal punto di vista normativo, i LEA sono disciplinati dal D.P.C.M. 12 gennaio 2017 “Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza” (in vigore dal 2017) che ha sostituito il precedente D.P.C.M. del 29 novembre 2001. Il decreto del 2017 ha definito con maggiore dettaglio le attività, i servizi e le prestazioni inerenti ai LEA, ha aggiornato gli elenchi delle malattie rare e croniche che danno diritto all’esenzione dal ticket, e ha previsto l’introduzione di nomenclatori più moderni per le prestazioni specialistiche e l’assistenza protesica. Ed è, di fatto, entrato in vigore totalmente solo nel 2025.
Di base, la struttura dei LEA viene comunemente articolata in tre grandi aree:
- assistenza sanitaria collettiva in ambiente di vita e lavoro (o prevenzione collettiva e sanità pubblica);
- assistenza distrettuale (territoriale) che comprende servizi sanitari e socio-sanitari nel territorio, assistenza specialistica ambulatoriale, farmaceutica, riabilitazione, protesica;
- assistenza ospedaliera, con ricoveri, pronto soccorso, day-hospital, day surgery, lungodegenza, riabilitazione in regime di ricovero.
I principi che accompagnano i LEA includono:
- l’equità: tutti i cittadini devono poter accedere alle stesse prestazioni essenziali;
- l’universalità: indipendentemente da età, regione, condizioni economiche;
- l’appropriatezza: le prestazioni devono rispondere a criteri clinico-organizzativi validi, evitando erogazioni obsolete o inefficaci;
- la gratuità o compartecipazione: le prestazioni sono erogate con risorse pubbliche, e talvolta con ticket a carico dell’assistito.
Quali sono i LEA oggi in Italia?
Oggi i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) rappresentano l’ossatura del Servizio Sanitario Nazionale: il riferimento concreto di ciò che ogni cittadino ha diritto di ricevere, in modo uniforme su tutto il territorio. Dopo anni di applicazione e monitoraggio, i LEA delineano un sistema di tutela della salute che si fonda su tre pilastri fondamentali: prevenzione, cura e riabilitazione.
Andiamo più nel dettaglio: i LEA si articolano in tre grandi aree di intervento. La prima è l’assistenza sanitaria collettiva in ambiente di vita e di lavoro, che include tutte le attività di prevenzione e promozione della salute: vaccinazioni, screening oncologici, controlli igienico-sanitari negli ambienti di lavoro, sicurezza alimentare e tutela della salute pubblica.
La seconda area è l’assistenza distrettuale, che riguarda i servizi territoriali e ambulatoriali, dai medici di base alle cure specialistiche, fino alla riabilitazione, assistenza protesica e farmaceutica.
Infine, la terza area è l’assistenza ospedaliera, che comprende ricoveri ordinari e in day hospital, pronto soccorso, chirurgia, riabilitazione intensiva e lungodegenza post-acuta.
In base alle normative in vigore, tutte le Regioni italiane devono garantire ai cittadini la piena erogazione di questi livelli essenziali, assicurando parità di accesso e qualità delle prestazioni. Tuttavia, il monitoraggio annuale condotto dal Nuovo Sistema di Garanzia (NSG) – istituito con il D.M. 12 marzo 2019 e gestito da Agenas – mostra ancora differenze significative tra le Regioni: alcune eccellono per efficienza e appropriatezza, altre faticano a rendere pienamente fruibili tutti i servizi previsti, soprattutto nelle aree più periferiche o con carenza di personale sanitario.
Il sistema LEA è inoltre dinamico e in continua evoluzione: le prestazioni vengono periodicamente aggiornate sulla base del progresso scientifico e tecnologico, con l’obiettivo di mantenere un equilibrio tra sostenibilità economica e innovazione clinica. Tra le prestazioni garantite oggi troviamo anche l’assistenza alla maternità, la tutela della salute mentale, la prevenzione delle dipendenze, la cura delle patologie croniche e la presa in carico delle persone con disabilità o fragilità sociali.
I nuovi livelli essenziali di assistenza: le novità sanitarie
L’aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza del 2025 rappresenta una delle più importanti riforme sanitarie degli ultimi anni. Dopo un lungo iter – culminato con l’intesa tra Ministero della Salute e Conferenza Stato-Regioni – il nuovo decreto introduce un pacchetto di prestazioni rinnovato, con l’obiettivo di rendere il sistema più moderno e inclusivo.
Le novità più significative riguardano l’ampliamento delle esenzioni dal ticket per tre nuove malattie croniche: fibromialgia, idrosadenite cronica suppurativa e malattia polmonare da micobatteri non tubercolari. Si tratta di patologie che fino ad oggi non godevano di un riconoscimento strutturato, ma che coinvolgono migliaia di cittadini. L’inserimento nei LEA 2025 significa garantire accesso gratuito alle prestazioni diagnostiche e terapeutiche correlate, alleviando i costi per i pazienti e uniformando la tutela a livello nazionale.
Parallelamente, è stato potenziato il capitolo della prevenzione e diagnosi precoce. Gli screening oncologici, ad esempio, si estendono ora anche ai tumori ereditari della mammella e dell’ovaio nelle persone portatrici delle mutazioni genetiche BRCA1 e BRCA2. Per la prima volta vengono inoltre introdotti 45 pannelli di test molecolari per tumori solidi ed ematologici, consentendo di individuare mutazioni genetiche rilevanti per l’utilizzo di farmaci a bersaglio molecolare già approvati e rimborsati dall’AIFA.
Un altro capitolo innovativo riguarda la salute materno-infantile: i nuovi LEA prevedono più controlli specialistici in gravidanza e l’ampliamento degli screening neonatali a otto ulteriori malattie rare, tra cui l’atrofia muscolare spinale (SMA) e le immunodeficienze combinate gravi (SCID). A questi si aggiungono nuove prestazioni di terapia psicoeducazionale individuale e di gruppo per i disturbi dell’alimentazione come anoressia, bulimia e binge eating, con l’obiettivo di migliorare l’assistenza psicologica e ridurre la frammentazione dei servizi.
Dal punto di vista organizzativo, la vera novità è che il decreto 2025 nasce già collegato ai nuovi tariffari nazionali, superando il blocco burocratico che aveva rallentato l’attuazione dei LEA del 2017. Ciò rende le nuove prestazioni immediatamente operative, con un impegno di spesa stimato (fonte Sole 24 Ore) in circa 150 milioni di euro annui, finanziati anche attraverso la Legge di Bilancio.
Tuttavia, resta cruciale assicurare una piena uniformità territoriale: il successo dei nuovi LEA non dipenderà solo dalle norme, ma dalla capacità concreta di rendere effettivo il diritto alla salute per ogni persona, in ogni parte d’Italia.
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