Di quanto aumenta lo stipendio per infermieri e OSS con il nuovo contratto?

Simone Micocci

27 Maggio 2025 - 13:55

Infermieri, Oss e personale della Sanità (medici esclusi): di quanto aumenta lo stipendio? In arrivo l’accordo per il rinnovo di contratto, ecco tutti gli importi.

Di quanto aumenta lo stipendio per infermieri e OSS con il nuovo contratto?

Per gli infermieri, gli operatori socio sanitari (Oss), nonché per tutto il personale non dirigente della Sanità pubblica è previsto un aumento mensile di stipendio di 530 euro lordi.

Un importo molto elevato, ma va detto che si arriva a una tale cifra solamente sommando quanto riconosciuto dagli ultimi tre contratti. Si va, quindi, a coprire un arco temporale di 8 anni, come specificato dall’Aran nella proposta che nella giornata odierna verrà presentata ai sindacati di categoria con l’obiettivo di sottoscrivere l’accordo entro il mese di luglio (come da obiettivo preannunciato dal governo Meloni).

È in arrivo quindi un aumento considerevole per una delle professioni più importanti del nostro tessuto sociale e dove ancora oggi persiste un notevole gap salariale rispetto agli altri Paesi d’Europa dove gli stipendi nella Sanità sono molto più alti rispetto ai nostri (basti pensare a quanto guadagna un infermiere nella vicina Svizzera).

Aumento che ci preme ribadire, prima di scendere nel dettaglio degli importi dei nuovi stipendi di infermieri, Oss e del personale non dirigente della Sanità pubblica (esclusi quindi i medici), non viene riconosciuto tutto in una soluzione. A oggi, infatti, quel che ci interessa è il solo importo che verrà garantito dal rinnovo per il triennio 2022-2024, per il quale è atteso un incremento del 6,87%.

Di quanto è aumentato e aumenterà lo stipendio di infermieri e Oss

A oggi, infermieri, oss, tecnici e tutto il resto del personale non dirigente della Sanità lavorano con Ccnl aggiornato al 2019-2021, con il quale venne riconosciuto loro un incremento salariale di 174,33 euro, circa il 7% dello stipendio lordo.

Un contratto scaduto ormai da oltre cinque anni ed è per questo che l’Aran confida in un’accelerata nelle trattative coi sindacati per il nuovo accordo per il triennio 2022-2024, con l’obiettivo di arrivare a un accordo in estate garantendo un nuovo aumento di 172 euro lordi al mese. Un incremento che sarebbe in linea con quello riconosciuto nel precedente triennio - l’aumento percentuale sarebbe del 6,87% - ma va detto che in questo caso c’è da considerare un’inflazione molto più elevata nel triennio di riferimento che ha contribuito a una maggiore svalutazione del potere d’acquisto delle retribuzioni.

Ma scendiamo nel dettaglio di questo aumento, perché tra l’altro non riferisce tutto all’importo tabellare. L’incremento della parte fissa dello stipendio, infatti, sarà di soli 145 euro lordi al mese, a cui si sommano:

  • 5,52 euro di aumento per quanto riguarda il limite di crescita dei trattamenti accessori;
  • 16,91 euro in più per l’indennità di pronto soccorso;
  • 3,38 euro per l’indennità di specificità infermieristica;
  • 1,45 euro per l’indennità per la tutela del malato.

Una volta che questo accordo verrà sottoscritto - ricordiamo che si tratta di importi medi e lordi, con incrementi che quindi possono essere più alti ma anche più bassi a seconda del livello di inquadramento - si potrà poi iniziare con le trattative per il prossimo rinnovo, quello riferito al triennio 2025-2027 per il quale sono già state stanziate le risorse con la scorsa legge di Bilancio tanto che sono già state rese note le cifre. Nel dettaglio, l’aumento sarà del 6,93%, con un aumento medio e lordo di 183 euro.

Sommando il tutto sono 21,08% di aumento lordo rispetto al 2018, arrivando così a un incremento complessivo di 530,68 euro.

Ai sindacati l’aumento non basta

Per il momento però non c’è unità di intenti tra amministrazione e sindacati. Nonostante siano previsti aumenti per l’indennità di specificità infermieristica (più 2,5% rispetto al 2018) e per quella di pronto soccorso (1,07%), i sindacati (Cgil, Uil e Nursing Up) hanno rifiutato l’intesa, ritenendo le risorse stanziate dal governo (1,784 miliardi di euro) insufficienti a coprire l’inflazione accumulata nel triennio di riferimento. La gran parte degli aumenti andrebbe allo stipendio tabellare (78%), mentre solo una quota minore alle indennità specifiche (13%).

Nel frattempo, ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ha minacciato un intervento unilaterale con una legge, se non si raggiungerà un accordo entro luglio.

Tuttavia, questa opzione comporterebbe la perdita di benefici non economici previsti nella bozza, come il supporto psicologico e la riduzione dei turni per il personale più anziano. Inoltre, laddove l’intesa dovesse slittare oltre luglio, gli aumenti non sarebbero riconosciuti prima del 2026, compromettendo l’intero calendario di rinnovo dei contratti pubblici previsto dal governo.

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