Elezioni: come i risultati influiranno sul governo Draghi e sugli equilibri di maggioranza

Stefano Rizzuti

02/10/2021

04/10/2021 - 10:07

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Quali conseguenze sulla tenuta del governo e sui rapporti di forza nella maggioranza e in Parlamento possono avere le elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre? Vediamo tutti gli scenari possibili.

Elezioni: come i risultati influiranno sul governo Draghi e sugli equilibri di maggioranza

Il 3 e il 4 ottobre si vota per le elezioni amministrative in oltre 1.300 comuni e per le elezioni regionali in Calabria. Un test elettorale importante non solo a livello locale, ma che avrà inevitabilmente risvolti anche sul piano nazionale. Basti pensare, infatti, che si tratta del primo test elettorale per Enrico Letta e Giuseppe Conte alla guida, rispettivamente, di Pd e Movimento 5 Stelle.

Trattandosi di elezioni locali, molti leader hanno già cercato di sminuirne la portata dal punto di vista nazionale. Lo ha fatto Conte, sostenendo che il voto non avrà ripercussioni sul Movimento. E lo ha fatto anche il leader della Lega, Matteo Salvini, secondo cui i risultati non cambieranno gli equilibri all’interno del centrodestra. Ma proprio nel centrodestra la situazione potrebbe cambiare maggiormente. Quali saranno le possibili conseguenze del voto sul governo e sulla maggioranza?

Elezioni del 3 e 4 ottobre, le conseguenze per Pd e M5S

PD e Movimento 5 Stelle si presentano insieme in alcune grandi città (Bologna e Napoli) già al primo turno. Il centrosinistra allargato, di cui fanno parte - ma non ovunque - anche LeU e Italia Viva, sembra partire favorito nelle grandi sfide. Per le comunali si vota non solo a Bologna e Napoli, ma anche a Roma, Milano e Torino.

L’alleanza tra PD e M5S potrebbe essere rinsaldata da questo voto, come dimostrano le parole del ministro Federico D’Incà, che ha già annunciato un possibile sostegno da parte del Movimento ai candidati del PD al ballottaggio contro il centrodestra. Proprio il PD, infatti, ha più possibilità di raggiungere almeno il ballottaggio in tutte le grandi città. I dem potrebbero conquistare Bologna già al primo turno con un loro candidato (sostenuto anche da M5S, così come Milano potrebbe restare nel campo del centrosinistra con Beppe Sala.

A Napoli l’alleanza che ha portato alla candidatura di Manfredi sembra favorita, mentre a Roma e Torino i candidati del PD - Gualtieri e Lo Russo - sembrano avere più possibilità di raggiungere il ballottaggio. Il PD potrebbe addirittura fare cinque su cinque, anche grazie al sostegno del M5S.

Per Conte la situazione è diversa: difficile una conferma a Roma e Torino, dove amministra con Raggi e Appendino; improbabile un risultato di spessore a Milano; si punta su Napoli e Bologna, proprio in coalizione con i dem. Complicata anche la partita in Calabria, dove la candidata di questa alleanza - Amalia Bruni - parte sfavorita.

I rapporti di forza tra dem e pentastellati, quindi, potrebbero pendere sempre più nettamente a favore del PD. Tuttavia una convergenza al secondo turno in città chiave come Roma e Torino potrebbe rafforzare l’intesa. Il vero vincitore potrebbe essere Enrico Letta: non solo per la possibile affermazione dei candidati del PD, ma anche perché corre alle elezioni suppletive di Siena; in caso di vittoria verrebbe eletto deputato e il suo ruolo a Roma assumerebbe maggiore centralità.

La sfida nel centrodestra per comunali e regionali

Nel centrodestra andrà in scena una battaglia interna tra Lega e Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni punta a ottenere per la prima volta, da un punto di vista elettorale, il primato nella coalizione, superando la Lega dopo oltre tre anni di dominio incontrastato del Carroccio. Salvini rischia di subire il sorpasso in molte delle grandi città e non gioca a suo favore anche il caso Morisi.

Le tensioni nella Lega potrebbero portare addirittura a una resa dei conti, in caso di clamorosa sconfitta: l’ala moderata potrebbe approfittare di un risultato deludente per attaccare la linea del segretario e spostare l’asse verso una linea più «draghiana». Infine, c’è Forza Italia: la speranza è di ottenere qualche buon risultato a Roma e Milano, ma la vera scommessa riguarda la Calabria. Berlusconi spera che il suo candidato, Roberto Occhiuto, venga eletto presidente per poter, anche lui, rivendicare almeno in parte un successo elettorale in questa tornata.

Cosa succede dopo le elezioni e l’importanza del semestre bianco

Indipendentemente dai risultati una certezza già c’è: qualunque cosa accada non si tornerà subito al voto per le elezioni politiche. Da agosto siamo nel semestre bianco, ovvero gli ultimi sei mesi da capo dello Stato per Sergio Mattarella: in questo periodo non può sciogliere le Camere. Che, di fatto, vuol dire impossibilità di convocare nuove elezioni.

Questo non vuol dire che il governo non rischi nulla: tutti i partiti sanno che non c’è pericolo di scioglimento del Parlamento e quindi la perdita delle cariche di deputati e senatori. Per questo non è da escludere qualche tumulto nel tentativo di formare una nuova maggioranza. Almeno in linea teorica, perché da un punto di vista pratico la solidità del governo Draghi non sembra in discussione.

È però vero che potrebbero esserci impuntature dei partiti su alcuni temi, sapendo che non esiste, per ora, il rischio di un ritorno al voto. C’è poi un altro elemento da considerare, soprattutto nel centrodestra: queste elezioni potranno influenzare i giochi di potere e il peso esercitato da ciascun partito nell’elezione del nuovo presidente della Repubblica, che si terrà a inizio 2022: i numeri non cambieranno, ma una vittoria elettorale potrebbe dare più coraggio all’uno o all’altro per rivendicare un candidato maggiormente gradito.

Elezioni, cosa può cambiare per la maggioranza dopo il voto

La tenuta del governo non sembra a rischio con le elezioni comunali e regionali. Tuttavia un impatto importante potrebbe averlo il risultato della Lega: una sconfitta netta, magari a tutto vantaggio di FdI, potrebbe far seguire due diverse strade: o un sostegno più convinto al governo Draghi seguendo una linea più moderata o un addio alla maggioranza e affiancare il partito di Giorgia Meloni all’opposizione.

Uno scenario di questo tipo, con la Lega fuori dalla maggioranza, non metterebbe comunque a rischio il governo Draghi. Sia perché il PD potrebbe uscire rafforzato dal voto, sia perché il Movimento 5 Stelle, anche in caso di una netta perdita di voti, secondo tutti gli analisti avrebbe comunque interesse a restare all’interno della maggioranza.

L’impatto sulle politiche del governo Draghi

Dopo le elezioni comunali e regionali si potrebbero sbloccare alcune decisioni attese da giorni. Su alcuni temi, infatti, sia Lega che Movimento 5 Stelle avrebbero chiesto di attendere i ballottaggi per poi andare avanti con la discussione nel governo su questioni controverse e su cui manca l’accordo in maggioranza. In particolare dopo il voto sarà più facile discutere di due riforme fondamentali, entrambe rientranti tra quelle previste dal PNRR: la riforma fiscale (con al suo interno quella del catasto) e quella della concorrenza.

Lo stesso Draghi, peraltro, ha assicurato che almeno su uno di questi due fronti qualche novità potrebbe arrivare già prima del secondo turno. In entrambi i casi, comunque, non sembra che i risultati elettorali possano incidere sul dibattito interno all’esecutivo. Ma la discussione su questi e altri temi potrebbe riprendere con più serenità dopo il passaggio elettorale.

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