Auto elettriche in Italia, cosa cambia con le elezioni?

Luca Secondino

19/02/2018

La mobilità elettrica costituisce il futuro e un aspetto che gli schieramenti politici non possono trascurare alla vigilia delle elezioni.

Auto elettriche in Italia, cosa cambia con le elezioni?

L’auto elettrica in Italia è molto indietro: manca una rete di ricarica ben strutturata e capillare, mancano incentivi che possano rendere più appetibile l’acquisto delle costose auto elettriche, e soprattutto manca un piano energetico basato principalmente sulle risorse rinnovabili.

Questa serie di elementi porta gli italiani a chiedersi se convenga davvero possedere un’auto elettrica oggi, nonostante l’interesse dimostrato nel nostro sondaggio.

In vista delle elezioni politiche del prossimo 4 marzo, scopriamo cosa prevedono gli schieramenti in merito alla mobilità elettrica e alla sua crescita in Italia.

Auto elettriche nei programmi elettorali

Bisogna anticipare che la tematica dell’elettrificazione dei trasporti non è centrale nel dibattito politico italiano, segno che c’è ancora molta strada da fare perché questa realtà possa affermarsi.

Lo scorso anno, in Francia, il passaggio all’elettrico era stato uno dei punti principali per il rinnovamento del Paese nel programma del candidato poi divenuto Presidente Emmanuel Macron; la Germania, grazie alle politiche di incentivo, è destinata a rafforzare la sua posizione come terzo mercato elettrico mondiale, e la Norvegia è un esempio virtuoso ormai da anni.

Movimento 5 Stelle

Nel programma politico si legge sotto la voce Green Economy, oltre all’abbandono del petrolio e agli investimenti sulle energie rinnovabili:

Un milione di auto elettriche

Più nello specifico, nella sezione Trasporti, il programma prevede due binari:

  • Una rete di ricarica capillare e uniforme;
  • La diffusione di mezzi elettrici.

Per la rete di ricarica, il M5S propone:

Le reti infrastrutturali per la ricarica dei veicoli alimentati a energia elettrica saranno dichiarati infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale, di pubblica utilità, urgenti e indifferibili, obbligando la maggior parte degli impianti di carburanti a realizzare punti di ricarica. Analogamente avverrà nelle aree di sosta e di parcheggi presso edifici della pubblica amministrazione o presso centri commerciali, cinema, altri punti di aggregazione. Tale obbligo sarà accompagnato da misure fiscali vantaggiose come l’esonero di tasse, imposte e tributi locali, regionali e statali.

Per diffondere i veicoli elettrici, ci sarebbero gli incentivi statali che finora mancano all’Italia:

  • Esenzione per 10 anni del pedaggio autostradale;
  • Esenzione delle tasse automobilistiche;
  • Gratuità presso i parcheggi pubblici;
  • Accesso gratuito alle Zone a Traffico Limitato;
  • Incentivo con sconto del 20% sul prezzo di acquisto.
10 Volte Meglio

Nel programma politico vengono nominate le auto elettriche all’interno del discorso sulle energie rinnovabili e sui trasporti con l’obiettivo:

Innalzamento dell’incidenza di auto elettriche e ibride su parco auto circolante dal 1% attuale al 20% entro il 2030.

Dalla nostra intervista ad Andrea Dusi, fondatore e Presidente del movimento, si può avere un quadro più chiaro sulle modalità per raggiungere gli obiettivi in tema di auto elettriche:

Serve un piano ampio per l’approvvigionamento e non soltanto incentivi. L’idea è che anche ogni impianto autostradale possa offrire delle colonnine per la ricarica. Sì a degli incentivi per chi acquista auto elettriche ma bisogna fare anche un grosso lavoro sulle infrastrutture, per cambiare non serve solo una scatola vuota.

La mobilità elettrica fuori dai programmi politici

I due menzionati fin qui, sono gli unici programmi elettorali che hanno proposto soluzioni sul tema della mobilità elettrica che le altre forze politiche hanno soltanto menzionato in alcuni dibattiti.

  • Nel programma di Potere al Popolo, viene affrontata la mobilità elettrica esclusivamente riguardo ai bus per il trasporto pubblico che dovrebbero sostituire quelli attualmente in uso.
  • Il programma di Liberi e Uguali non menziona esplicitamente le auto elettriche, che rientrerebbero nel “Green New Deal”, il piano di investimenti per la conversione ecologica dell’economia, per le energie alternative e rinnovabili.
  • Assente ogni riferimento nel programma del Partito Democratico, in cui l’unica menzione si rintraccia nella nuova Strategia energetica nazionale, ultimo provvedimento del Governo Gentiloni, con un piano di investimenti per infrastrutture e fonti rinnovabili, con una previsione di 5 milioni di auto elettriche entro il 2030.
  • Manca un riferimento anche nel programma della coalizione di Centrodestra, nonostante nei provvedimenti proposti per l’ambiente figurano molti punti di interesse per la mobilità elettrica, come l’efficienza energetica e il sostegno alle energie rinnovabili.

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