I ministri delle finanze Europei che si incontreranno oggi a Dublino, dovranno fare fronte ad un vero e proprio ritorno alla crisi e i problemi, questa volta, provengono da più fronti.
Negoziati per estendere il salvataggio a Portogallo e Irlanda, un’unione bancaria invocata e inesistente, la pasticciata situazione del salvataggio di Cipro, la Slovenia che sembra pronta a cadere, Italia e Francia sull’orlo del baratro.
Il tutto, accompagnato da uno sfondo di obiezioni all’austerity fiscale che sta schiacciando le economie e suscitando le reazioni negative dalle massime autorità internazionali.
Per queste ragioni, gli investitori internazionali che sono ben consapevoli degli scompigli dell’Eurozona, monitoreranno da vicino la situazione.
Cipro: i costi del salvataggio aumentano
Giovedì, Cipro ha confermato che il costo del bailout avviato dalla troika è aumentato a 23 miliardi di Euro, dai 17.5 iniziali mettendo ancor di più a repentaglio la moribonda economia dell’isola. Durante la giornata di ieri, inoltre, si è parlato della possibilità che il governo cipriota debba vendere buona parte delle riserve d’oro per collezionare i 400 milioni di euro necessari a finanziare la propria parte del bailout.
Il salvataggio in questione, orchestrato dalla Troika, ovvero Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale e Commissione Europea, è stato definito dagli investitori come una "giacca troppo stretta" per il pese e si teme che le condizioni imposte a Nicosia possano rappresentare il cosiddetto precedente per le economie in difficoltà che in futuro richiedano aiuti, come ad esempio la Slovenia che si ritiene sia la candidata a diventare la prossima vittima della crisi.
I leader sloveni stanno tentando di evitare la richiesta di aiuti finanziari che sarebbe troppo costosa, soprattutto in termini di condizionalità. Ma questa settimana, l’OCSE ha rilasciato un rapporto in cui spiega i rischi di una profonda recessione e "grave crisi bancaria" che minacciano il futuro del paese.
L’austerity non piace a nessuno
Nel frattempo, il Portogallo ha lanciato un messaggio d’allarme contro l’austerity: la corte costituzionale ha rifiutato le misure di tagli ai costi, centrali per il bailout da 78 miliardi di Euro ricevuti nel 2011, gettando via così le imposizioni sull’austerity e mettendo in forse la ricezione di nuovi aiuti.
Basta con l’austerity! Le voci contro la ristrettezza fiscale si sono levate da tutte le parti del mondo: Christine Lagarde, George Soros, Joseph Stiglitz e molti altri ancora si esprimono contro l’austerity che non funziona e che come misura contro la crisi va sicuramente rivista.
Italia e Francia sull’orlo del baratro
La situazione sta peggiorando in tutta l’Eurozona. Al centro delle preoccupazioni dei leader europei c’è anche l’Italia, la terza economia più grande del blocco. Le elezioni inconcludenti di febbraio hanno lasciato il paese senza una guida politica e il futuro appare sempre più incerto.
Il governo ad interim uscente, guidato da Mario Monti, prevede che il livello record del debito al 127% del PIL possa essere battuto quest’anno arrivando al 130.4%. Visto che l’impasse politico continua, gli economisti prevedono che entro la fine dell’anno si tornerà a votare e che le tanto attese riforme sul mercato del lavoro, in parte avviate da Monti, vengano ritardate ulteriormente.
Anche la seconda economia più grande dell’Euro, la Francia, comincia a sentire qualche "dolore".
L’amministrazione socialista guidata da François Hollande sta avendo a che fare con un duro scandalo politico dopo che il ministro Jerome Cahuzac, la più alta carica del paese impegnato nella lotta alla frode fiscale, ha ammesso di aver nascosto migliaia di Euro in un conto segreto in Svizzera.
La crisi politica potrebbe ostacolare gli sforzi del governo di far fronte alla crisi economica, al calo della competitività e al più alto tasso di disoccupazione dal 1999.
2013, ritorno alla crisi e addio Euro?
Il 2013, nonostante le previsioni fatte alla fine del 2012, rischia di trasformarsi nell’anno del perfetto ritorno alla crisi, in cui si ricominciano a valutare i pro e i contro di lasciare definitivamente l’Euro.
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