Secondo il rapporto OCSE pubblicato oggi, la Slovenia è destinata ad una grave crisi bancaria e, nonostante le riforme, il paese punta dritto verso una recessione economica sempre più profonda.
Sarà la Slovenia la prossima vittima della crisi? Secondo le autorità, gli sforzi compiuti sin ora non sono sufficienti a mettere in salvo le finanze del Paese.
Slovenia: il ciclo espansione-e-frenata
Secondo il rapporto rilasciato oggi dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico: "La Slovenia è stata colpita da un ciclo di espansione e frenata, aggravato dal ritardo nelle riforme e dalla crisi del debito che colpisce l’area Euro".
Inoltre, aggiunge l’OCSE, i tentativi del governo di riformare il settore bancario e di ridurre il debito del Paese hanno avuto pesanti effetti sulla crescita.
Scrive l’OCSE:
"La riduzione del livello di indebitamento del settore privato e pubblico pesa significativamente sulla crescita, in un contesto di dure condizioni fiscali, disoccupazione in aumento e performance commerciali allo stallo."
Sebbene tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013 siano state avviate importanti riforme, "sono necessarie misure addizionali il più presto possibile, per ritrovare la fiducia dei mercati ed allontanare i rischi che una recessione prolungata possa negare al paese l’accesso ai mercati".
Slovenia: verso la crisi dei finanziamenti?
Sino ad oggi, la Slovenia sostiene di non aver alcun bisogno di bailout internazionali, ma per come è presentata la situazione dal rapporto OCSE, sembra probabile che a breve il paese si trovi ad affrontare una crisi di finanziamenti.
Il 6 giugno, il governo sloveno dovrà indire un’asta di titoli per raggiungere gli obiettivi finanziari. Secondo gli analisti, il ministero delle finanze dovrà vendere titoli per almeno un miliardo di euro nei prossimi mesi, per via dei titoli in scadenza che secondo le stime arrivano ad un totale di almeno 2 miliardi.
Banche statali e "bad bank"
Il crash della Slovenia è simile a quello della Spagna; le banche statali detengono circa 7 miliardi di Euro di crediti in sofferenza, pari a circa il 20% del prodotto interno lordo sloveno.
A marzo, il governo di Janez Jansa è stato sostituito dalla formazione di centro-sinistra primeggiata da Alenka Bratusek che ha promesso di continuare il percorso di riforme avviato dal precedente governo, compresa la ristrutturazione del settore bancario del Paese.
Nonostante la promessa, l’OCSE fa notare che il paese si trova davanti ad una "pericolosa crisi bancaria" dovuta principalmente all’eccessiva esposizione al rischio, alle deboli strutture societarie delle banche di proprietà dello Stato e alla scarsità degli strumenti di controllo del settore.
Pur accogliendo l’idea di creare una "bad bank" per la ricapitalizzazione delle banche statali, l’OCSE avvisa che "la mancanza di trasparenza e le potenziali interferenze politiche costituiscono i rischi maggiori".
Slovenia: la prossima per il bailout
Secondo gli economisti intervistati dalla CNBC, la Slovenia potrebbe essere il prossimo candidato al bailout europeo, nonostante il debito sia sensibilmente inferiore a quello di Cipro e dell’Italia, rappresentando il 53.8% del prodotto interno lordo nel 2012.
L’OCSE apprezza che la Slovenia abbia avviato un "ambizioso processo di consolidamento fiscale", ma avvisa della necessità di una maggiore ristrutturazione delle spese sociali come unico mezzo per la stabilizzazione del debito pubblico e la sostenibilità del sistema fiscale, anche se tali strumenti hanno suscitato proteste e malcontento negli altri paesi d’Europa.
| Traduzione a cura di Federica Agostini | Fonte: CNBC |
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