Il giorno del prossimo verdetto sui tassi Fed è in arrivo. Cosa dicono i mercati e gli esperti, guardando anche a luglio e al resto del 2025. L’ultimo post di Trump.
La data da cerchiare in rosso, per chi attende il verdetto sui tassi della Fed, è quella di mercoledì prossimo, 18 giugno quando, al termine della riunione di due giorni del FOMC, il braccio di politica monetaria della banca centrale guidata dal presidente Jerome Powell, arriverà il grande annuncio.
L’ultimo annuncio di politica monetaria del FOMC risale allo scorso 7 maggio quando, come da attese e a dispetto dei continui appelli lanciati dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, la banca centrale americana ha lasciato i tassi sui fed funds invariati all’interno della forchetta compresa tra il 4,25% e il 4,5%, per la terza volta consecutiva.
Il messaggio contenuto nel comunicato della Fed è tuttavia cambiato visto che, oltre a parlare della minaccia di un’inflazione USA più calda, l’istituzione ha anche riconosciuto la presenza del rischio che il tasso di disoccupazione possa salire nei prossimi mesi.
Lo ha detto chiaro e tondo, nella conferenza stampa indetta come di consueto dopo l’annuncio sui tassi, il timoniere della banca centrale Jerome Powell: “ L’impressione è che i rischi di una disoccupazione e di una inflazione più alte siano aumentati ”, portando diversi economisti e investitori a temere l’arrivo di una stagflazione made in USA.
Chi spera nell’arrivo di un taglio dei tassi di interesse nella imminente riunione del FOMC si rassegni all’evidenza sbandierata dai mercati: stando allo strumento del CME FedWatch Tool, la probabilità che la riunione di due giorni che si concluderà il prossimo 18 giugno si traduca in una sforbiciata dei tassi è collassata ad appena lo 0,1%, a fronte di una chance pari al 99,9% che Powell & Co. confermino lo status quo.
Ma per quanto tempo ancora, dopo l’ultima riduzione di dicembre - la terza, da quando, a settembre del 2024, la Fed ha annunciato una sforbiciata di ben 50 punti base, (prima di optare per la cautela con il primo taglio di 25 punti base dopo la vittoria alle elezioni USA di Donald Trump ) - i tagli dei tassi USA si confermeranno un semplice miraggio?
Davvero, così come emerge dal sospetto che si fa sempre più diffuso a Wall Street, la Fed deciderà di non tagliare i tassi addirittura per tutto l’arco del 2025?
Nessuna fretta di tagliare i tassi da parte di Powell, a dispetto di appelli/minacce Trump
Il meeting imminente dei prossimi 17-18 giugno darà ulteriori informazioni sulle condizioni di salute dell’economia degli Stati Uniti visto che, a essere diffuso, oltre alla decisione relativa ai tassi sui fed funds, sarà anche il documento noto come Summary of Economic Projections, (Sommario delle proiezioni economiche), con cui la Fed comunicherà le nuove previsioni sul trend dell’inflazione e del PIL degli States di questo e dei prossimi anni, dopo quelle annunciate nel mese di marzo.
In quell’ultima occasione, va ricordata la decisione dello staff della Fed di rivedere al rialzo le previsioni sull’inflazione e sulla disoccupazione USA, sforbiciando le attese sul PIL.
Jerome Powell, finora, non ha dato alcun segnale di avere fretta a tagliare i tassi, nonostante, parole del FOMC, a essere salito non sia stato solo il rischio di una inflazione più alta, ma anche di un aumento del tasso di disoccupazione.
Detto questo, proprio il recente rapporto relativo ai Non-Farm Payrolls ha fatto sì che la paura di un’erosione del mercato del lavoro degli Stati Uniti venisse accantonata.
Nel mese di maggio l’economia degli Stati Uniti ha creato infatti 139.000 nuovi posti di lavoro, numero lievemente superiore al rialzo di buste paga di 130.000 unità atteso dal consensus degli economisti.
Certo, il ritmo di crescita ha messo un freno, visto che ad aprile le buste paga erano aumentate di 147.000 unità. Ma il tasso di disoccupazione è rimasto invariato al 4,2%, fattore che ha portato Goldman Sachs a reiterare la sua view. Tutto, mentre Trump è tornato a scagliarsi contro Powell, ormai ribattezzato “Mr. Too Late”.
Donald J. Trump Truth Social 06.06.25 09:41 AM EST
“Too Late” at the Fed is a disaster! Europe has had 10 rate cuts, we have had none. Despite him, our Country is doing great. Go for a full point, Rocket Fuel!
— Commentary Donald J. Trump Posts From Truth Social (@TrumpDailyPosts) June 6, 2025
Cruciali i numeri imminenti relativi all’inflazione USA
A questo punto, per capire come l’inflazione si sta muovendo, fondamentali saranno i prossimi dati che saranno diffusi a partire dalla giornata di domani.
Si tratta di dati clou, in quanto relativi all’inflazione americana: l’indice dei prezzi al consumo, che sarà diffuso nella giornata di domani, mercoledì 11 giugno, e l’indice dei prezzi alla produzione, atteso per venerdì 13 giugno.
Le previsioni non sono confortanti. Da un sondaggio con cui Dow Jones Newswires e il Wall Street Journal hanno interpellato diversi economisti, è emerso che le attese del consensus sono, in media, di una crescita dell’indice dei prezzi al consumo (CPI) di maggio del 2,4% su base annua, rispetto al +2,3% di aprile.
L’inflazione core, che esclude i prezzi dei beni energetici e dei beni alimentari, è attesa in rialzo del 2,9% su base annua, rispetto al +2,8% di aprile.
Così, in vista del dato, Ronald Temple, chief market strategist at Lazard: “Mi aspetto che il dato relativo al CPI di maggio rifletta pressioni al rialzo sui prezzi dei beni a causa dei dazi. Sebbene le aziende stiano evitando oculatamente di attrarre l’attenzione annunciando aumenti dei prezzi o presentando gli stessi come una conseguenza delle tariffe, la scelta è tra il far salire i prezzi per proteggere i margini, tagliare altri costi per compensare i dazi, o soffrire margini più bassi e prezzi delle azioni più deboli ”.
In questa situazione, in cui non è ancora possibile comprendere fino a che punto i dazi di Trump, una volta entrati in vigore, produrranno effetti inflazionistici, le speculazioni dei mercati sull’arrivo di tagli dei tassi da parte della Fed nel corso del 2025 continuano intanto ad assottigliarsi.
È sempre il Fed Watch del CME Group a stimare cosa accadrà nei prossimi mesi, indicando che esiste una elevata probabilità che la Fed rimanga ferma e non tagli i tassi anche in occasione del prossimo meeting di luglio.
In particolare, le probabilità di uno status quo anche a luglio sono balzate nella giornata di ieri fino all’83%, rispetto al 40% del mese scorso.
Deutsche Bank su tassi Fed, un solo taglio da parte di Powell nel 2025. Ecco quando
Anche gli economisti hanno sforbiciato le loro attese su tagli imminenti da parte della Banca centrale americana.
In modo particolare, gli analisti di Deutsche Bank prevedono ora che la Fed non taglierà i tassi addirittura fino al prossimo dicembre, annunciando dunque soltanto una riduzione. Questo, a causa di un linguaggio degli esponenti della banca centrale che gli economisti hanno definito più “hawkish”, e che avrebbe confermato una loro preoccupazione più per l’inflazione che per la perdita di posti di lavoro.
Totalmente opposta la view di Samuel Tombs, responsabile economista della divisione USA di Pantheon, che dà ragione invece a Trump, scrivendo che “le critiche di Trump nei confronti del nulla di fatto da parte della Fed si dimostreranno fondate” e che ha aggiunto di credere che, alla fine, la Fed dovrà tagliare i tassi ben tre volte, ciascuna di 25 punti base, prima della fine del 2025.
La view di Pantheon si avvicina dunque a quanto suggerito dal presidente USA Trump, che ha chiesto di recente a Powell di muoversi e di tagliare i tassi ben 1 punto percentuale, dunque di ben 100 punti base, nonostante la solidità del mercato del lavoro emersa dall’ultimo report occupazionale.
Tagli tassi Fed nel 2025, Citigroup cambia idea. Occhio anche alle previsioni per il 2026
La platea delle previsioni dovish sui tassi USA, in ogni caso, è numerosa, anche se in modo meno significativo rispetto alle precedenti stime. È il caso della divisione di ricerca di Citigroup, che ha appena annunciato di prevedere per il 2025 tre tagli dei tassi, invece di quattro, cambiando idea proprio dopo la diffusione dei Non-Farm Payrolls.
Detto questo, Citi non si è fermata qui, rendendo noto di stimare per i mesi di gennaio e di marzo del 2026 altri due tagli dei tassi, ciascuno di 25 punti base.
Il colosso vede la traiettoria dei tassi come Pantheon, stimando tagli complessivi di 75 punti base nel corso di quest’anno, ciascuno di 25 punti base, per l’esattezza nei mesi di settembre, ottobre e dicembre, rispetto ai 100 punti base di tagli precedentemente previsti.
La parola finale sarà più chiara con i dati relativi all’inflazione USA in dirittura d’arrivo.
Se l’inflazione si mostrerà ancora troppo alta, rispetto al target del 2% della Fed, secondo Chris Versace di The Street le speculazioni su un solo taglio dei tassi nel 2025 potrebbero rafforzarsi.
Versace ha citato le dichiarazioni recenti del presidente della Fed di Atlanta, Raphael Bostic, che ha detto di ritenere che ci sia spazio, di fatto, soltanto per una riduzione dei tassi nel corso dell’anno.
Per l’esperto vale anche la pena di chiedersi se le dichiarazioni di Bostic abbiano anticipato il messaggio che arriverà dalle nuove proiezioni economiche che saranno pubblicate il prossimo 18 giugno dalla Federal Reserve, in concomitanza con l’annuncio sui tassi.
Certo, non è di buon auspicio il fatto che dal report dei Non-Farm Payrolls sia emerso che, nel mese di maggio, i salari orari sono saliti in media, su base mensile, dello 0,4%, più del +0,3% atteso, e al ritmo praticamente doppio rispetto al +0,2% precedente.
Su base annua, i salari orari - tra i parametri che danno indicazioni sul trend dell’inflazione - sono aumentati inoltre del 3,9%, accelerando il passo rispetto al +3,8% di aprile, e oltre il +3,7% atteso dal consensus.
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