Stipendi più alti, salario minimo, riforma delle pensioni e reddito d’inclusione: il piano del governo per il 2023

Stefano Rizzuti

2 Gennaio 2023 - 09:40

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Il governo Meloni sta valutando una serie di riforme per il 2023: dal reddito d’inclusione al posto del Reddito di cittadinanza alle pensioni, dal taglio del cuneo fiscale al salario minimo.

Stipendi più alti, salario minimo, riforma delle pensioni e reddito d’inclusione: il piano del governo per il 2023

Stipendi più alti, riforma delle pensioni, un reddito d’inclusione al posto del Reddito di cittadinanza e l’applicazione del salario minimo: sono questi alcuni degli obiettivi fissati dal governo sul tema del lavoro. La ministra competente in materia, Marina Calderone, spiega quali saranno i prossimi interventi dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni in un’intervista alla Stampa.

Il primo punto da cui partire riguarda i salari e il potere d’acquisto dei lavoratori: viene confermato l’obiettivo di estendere il taglio del cuneo fiscale fino a raggiungere il 5% (finora è previsto uno sgravio del 2% fino a 35mila euro e del 3% fino a 25mila). Per il capitolo del salario minimo, invece, la ministra vuole puntare sulla contrattazione collettiva, come già avviene oggi in Italia.

Altra importante riforma attesa è quella del Reddito di cittadinanza che potrebbe trasformarsi nel reddito d’inclusione. Per chi può lavorare, invece, si pensa di incentivare l’incrocio tra domanda e offerta. Infine, il primo tavolo da aprire sarà quello sulle pensioni con la riforma dell’attuale sistema. Ecco tutto quello che vuole fare il governo secondo la ministra Calderone.

Taglio del cuneo fiscale, aumentano gli stipendi

Una delle promesse più volte fatte dal governo riguarda il taglio del cuneo fiscale. L’obiettivo fissato da Giorgia Meloni è di estenderlo fino al 5%, due terzi lato lavoratori e un terzo lato imprese. Impegno che viene confermato anche da Calderone, secondo cui il tema del potere d’acquisto dei salari, soprattutto in questo periodo di inflazione, è di “importanza centrale”.

La ministra spiega come sia fondamentale favorire la dinamica salariale attraverso una riduzione del cuneo fiscale e contributivo. Che poi, per i lavoratori, questo vuol dire un aumento in busta paga versando meno contributi. “Tra gli impegni di legislatura vi è la riduzione del 5% del cuneo e su questo lavoreremo”, assicura la ministra del Lavoro.

Come il governo vuole recepire il salario minimo

Tra le sfide che attendono la ministra Calderone c’è quella del salario minimo: il governo ha due anni per recepire la direttiva europea. Su questo capitolo la ministra sembra voler puntare sulla contrattazione collettiva che, a suo giudizio, “ha dato nel tempo risposte adeguate”.

Calderone spiega: “Questa può essere la strada da percorrere, riflettendo su come estenderne l’applicazione e valutando la possibilità di verificare che i contratti collettivi delle associazioni maggiormente rappresentative diventino oggettivamente di riferimento per le diverse categorie rispetto al salario”,

La riforma delle pensioni per Calderone

Dal 19 gennaio si aprirà la discussione sulla riforma delle pensioni con le parti sociali: “È necessario rendere più organica tutta la disciplina per dare certezze ai lavoratori che hanno il diritto di sapere in modo chiaro quali sono i requisiti per andare in pensione e a quali condizioni, eventualmente, possono anticipare il pensionamento”.

Non solo, perché a giudizio di Calderone è necessario intervenire anche sulla previdenza complementare, investendo “anche in termini di semplificazione normativa e procedurale”. Nel 2023, quindi, dovrà essere messa a punto una riforma complessiva del sistema pensionistico, secondo gli obiettivi del governo.

Reddito di cittadinanza o d’inclusione? Cosa cambierà nel 2023

Come previsto dalla legge di Bilancio 2023 il governo dovrà certamente intervenire sul Reddito di cittadinanza. Separando la misura di sostegno per le famiglie più in difficoltà e le politiche attive: “Hanno due obiettivi diversi ma complementari. Distinguiamo quindi gli strumenti per contrastare la povertà, difficoltà sociali o familiari da quelli per accompagnare al lavoro”.

L’idea è di trasformare il Reddito di cittadinanza nel reddito di inclusione, già sperimentato negli scorsi anni, ma con una forma rafforzata ed estesa rispetto al passato. Più complesso il secondo capitolo, quello riguardante le politiche attive: Calderone vuole attuare un sistema che “preveda nuovi strumenti di incrocio tra domanda e offerta di lavoro, con il coinvolgimento di tutti gli attori pubblici e privati del mercato del lavoro”.

Ma questo non basterà, perché per la ministra servirà ridisegnare i percorsi di formazione e riqualificazione, con l’obiettivo di allinearli maggiormente con le competenze professionali che oggi vengono richieste dalle aziende.

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