Risparmio: ecco dove investono gli italiani nel 2019

Massimiliano Carrà

17/07/2019

17/07/2019 - 10:30

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Dove investono gli italiani. È questo uno dei focus fondamentali dell’indagine del 2019 sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani presentata da Intesa Sanpaolo

Risparmio: ecco dove investono gli italiani nel 2019

Dove investono gli italiani. È questo uno dei focus più significativi forniti da Intesa Sanpaolo che ha presentato l’indagine del 2019 del Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani.

Dai dati analizzati dal campione, intanto è possibile dire che gli italiani sono dediti al risparmio. Infatti la categoria dei risparmiatori si attesta al 52%, mentre quella dei non risparmiatori al 48%.

Di conseguenza essendo risparmiatori, gli italiani investono soprattutto in sicurezza, in liquidità e in rendimento di lungo termine. La prima rappresenta infatti oltre il 62% degli investimenti. Questo conferma che anche nel 2019 l’avversione al rischio degli intervistati, anche a costo di sacrificare il rendimento.

Dove investono gli italiani: la casa è un must

Anche dall’indagine del 2019 l’investimento preferito degli italiani, anche dei risparmiatori, è la casa. Infatti, come evidenziato anche dal Presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros-Pietro, circa il 90% dei risparmiatori investe nella casa. Questo dimostra che gli intervistati considerano la casa non solo un oggetto di investimento, ma anche di affezione.

A rinforzare il binomio “italiano-casa” interviene anche un altro dato: il 63% dei patrimoni è costituito da case. Questo perché il 63% degli intervistati ha dichiarato di avere in possesso una ricchezza complessiva media pari a 270 mila euro, così suddivisa:

  • 101 mila euro deriva dalla ricchezza finanziaria;
  • 169 mila euro dalla ricchezza immobiliare.

Va anche notato che la ricchezza complessiva media aumenta nel caso dei laureati, e dei professionisti e imprenditori. Per i primi si attesta a 355 mila euro, per i secondi a 384 mila euro.

Inoltre, nei dodici mesi precedenti l’indagine il 6,7% del campione ha investito in case, ma solo il 3% circa l’ha fatto per acquistare o cambiare la propria prima casa; gli altri acquisti sono stati realizzati per ragioni collegate all’impiego ereditario o per avere un reddito aggiuntivo nella vecchiaia.

E tra le motivazioni che portano gli intervistati a investire nelle case spiccano:

  • è un investimento sicuro;
  • non conviene investire in altre forme di investimento;
  • avere un immobile da affittare serve a integrare il reddito.

Ecco le parole di Gregorio De Felice, chief economist Intesa Sanpaolo:

“Segnali incoraggianti emergono sul fronte del risparmio: proseguendo il trend di recupero in atto dal 2013, la quota di chi dichiara di essere riuscito a risparmiare raggiunge nel 2019 il 52%, picco degli ultimi sedici anni. A conferma di una migliorata percezione del quadro congiunturale, tra le motivazioni che inducono le famiglie a risparmiare frena quella più genericamente precauzionale, mentre aumenta in modo significativo quella legata agli immobili: quasi un quarto degli intervistati, contro il 14% del 2018, dichiara di aver accantonato parte del reddito per investirlo in un’abitazione”.

Aumenta la fiducia nel risparmio gestito

Come riportato dalla ricerca presentata da Intesa Sanpaolo, cresce anche il risparmio gestito che raggiunge il 15,3% degli intervistati. Le prime due motivazioni di acquisto dei fondi comuni nel 2019 sono state:

  • la professionalità dei gestori (34,8%)
  • la diversificazione del rischio (25,5%).

Complessivamente, il grado di soddisfazione verso il risparmio gestito è elevato: il 12,5% degli intervistati si dichiara molto soddisfatto, oltre il 70% abbastanza soddisfatto.

E anche se solo il 13,7% del campione dichiara di essersi dotato di un fondo pensione, migliora nettamente la comprensione della varietà dei bisogni legati all’invecchiamento.

Nel 2019 aumenta anche l’acquisto dei prodotti di bancassurance, sia ramo vita che ramo danni. Ottimi i dati anche dei sottoscrittori di polizze e di forme assicurative e di welfare aziendale rivolte a soddisfare i bisogni nel campo della salute (14,4%) e della invalidità nella vecchiaia (long-term care: 15,8%).

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