La Riforma delle pensioni ha stabilito che le linee guida dell’Ape, mettendo d’accordo sindacati e Governo. Vediamo insieme come si andrà in pensione anticipata dal 2017.
Le novità della riforma delle pensioni hanno ormai preso forma e dopo l’incontro di ieri tra sindacati e Governo ora conosciamo le linee guida dell’Ape. Per il pensionamento anticipato infatti le parti sociali con Poletti e Nannicini hanno trovato un accordo e le novità sono piuttosto consistenti.
L’Ape era chiara ormai da mesi, ma per capire le penalizzazioni e la vera e propria struttura sapevamo di dover attendere il 12 settembre. Le trattative sono state infatti il punto cruciale per stabilire l’età per il pensionamento, i fondi per le depenalizzazioni e le manovre da attuare.
La Riforma delle pensioni è certamente l’argomento caldo dell’autunno e in molti attendevano questa settimana di settembre per avere chiara la situazione. Al momento infatti fino a ieri erano solo indiscrezioni, le notizie che si avevano sulla riforma, e non certezze su quali progetti sarebbero stati inseriti nel testo.
Adesso però l’Ape ha preso forma ed è ufficialmente il nuovo modo di andare in pensione anticipata da gennaio 2017.
Poletti negli ultimi giorni di agosto aveva rilasciato delle dichiarazioni riguardo alle manovre che sarebbero entrate nel testo. Quelle di Poletti però potevano però rimanere solo parole, se il Governo non avesse trovato fondi sufficienti per applicare gli sgravi.
Il Ministro del Lavoro era stato molto vago sulla questione e aveva dichiarato che la riforma avrebbe al centro i lavoratori più deboli, senza però spiegare in che modo.
A partire da ieri però abbiamo la certezza che: l’Ape sarà attivata e soprattutto ne conosciamo nel dettaglio il funzionamento. Il Governo Renzi manda alla fine in pensione la Legge Fornero e cerca di aiutare i lavoratori che ne sono risultati maggiormente penalizzati.
I sindacati sembrano essere soddisfatti delle decisioni prese e si spera che anche i lavoratori accettino la pensione anticipata con entusiasmo.
Era chiaro da tempo che lo staff del Governo avrebbe puntato su questa idea, dato il tempo speso per metterla a punto, e che vi avrebbe destinato gran parte dei soldi.
Per la riforma, che entrerà nella Legge di Stabilità 2017, i soldi disponibili sono 1 miliardo e mezzo e la maggior parte saranno stanziati per l’Ape.
Vediamo insieme come funzionerà l’Ape, chi ne potrà beneficiare e soprattutto quali saranno le penalizzazioni che verranno applicate. L’anticipo pensionistico sarà uno dei grandi cambiamenti che dal 2017 rivoluzionerà il mondo del lavoro italiano.
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Riforma pensioni novità: come funziona l’Ape
Il progetto per anticipare l’uscita dal lavoro sarà approvato a settembre 2016 e dovrebbe entrare in vigore da gennaio 2017. I lavoratori che vorranno andare in pensione in anticipo potranno quindi farlo aderendo al progetto Ape.
Sebbene il programma non sia ancora attivo le critiche mossegli sono già tante, dal momento che l’anticipo si basa su un prestito effettuato dalle banche.
Il lavoratore, per poter lasciare prima il suo posto di lavoro, dovrà richiedere un prestito ad uno degli istituti di credito indicati e successivamente pagare degli interessi. Il prestito e gli interessi saranno poi restituiti applicando delle sottrazioni all’assegno pensionistico.
Il prestito per l’Ape non verrà chiesto dal lavoratore direttamente alla banca, ma si dovrà proporre all’Inps.
Sarà l’Inps che chiederà in prestito i soldi ad una banca e li detrarrà poi dall’assegno pensionistico un tot al mese per 20 anni, finché il prestito non verrà estinto.
In sostanza l’uscita anticipata non sarà proprio una sciocchezza e i lavoratori dovranno pensare bene se l’uscita anticipata dal lavoro vale davvero il soldi spesi.
Riforma pensioni novità: chi sono i beneficiari dell’Ape
La manovra è stata studiata dal Governo per permettere ai lavoratori nati tra il 1951 e 1953 di lasciare il posto di lavoro prima di aver raggiunto l’età idonea per farlo. L’uscita dal lavoro avverrà però con delle decurtazioni che si baseranno su quanti anni anni di anticipo sono richiesti.
L’Ape potrà però essere richiesta da tutti i lavoratori che hanno compiuto 63 anni e che avranno la possibilità di andare in pensione anticipata con un massimo di 3 anni e 7 mesi.
Per conoscere le reali decurtazioni dell’Ape si dovrà però attendere l’approvazione del progetto da parte del Governo e gli ultimi incontri con i sindacati, in particolare quello del 21 settembre che sembra carico di promesse. Al momento però sappiamo qualcosa sulle future decurtazioni dell’Ape.
Riforma pensioni novità: quanto costa l’Ape ai lavoratori?
Non sono ancora stati ufficializzati i costi dell’uscita anticipata per il lavoratore, ma ci possiamo basare sulle dichiarazioni di Nannicini per capire quali saranno le decurtazioni.
Nannicini ha infatti detto che per chi chiederà un anticipo di un anno, con un assegno di 1000 euro verranno decurtati 50 euro ogni mese per i successivi 20 anni.
In sostanza 12 mila euro per poter andare in pensione un anno prima, non proprio uno scherzo.
Chi invece volesse andare in pensione anticipata 3 anni prima della data stabilita dovrà pagare sui 200 euro al mese. Se consideriamo che il prestito viene estinto in 20 anni per l’uscita anticipata questo lavoratore spenderà la bellezza di 48 mila euro.
L’Ape peserà di più quindi sulle tasche dei pensionati con redditi molto bassi, che potrebbero decidere di non aderire al progetto a causa delle grosse penalizzazioni.
Riforma pensioni novità: l’Ape senza penalizzazioni è possibile?
Tra le proposte avanzate c’è anche quella di non applicare le decurtazioni ad alcune categorie di lavoratori. Potrebbero beneficiare di un’uscita dal lavoro senza penalizzazioni i lavoratori che svolgono professioni usuranti, coloro che sono entrati presto nel mondo del lavoro, ossia i precoci, e i disoccupati di lungo periodo.
I fondi sembrano essere sufficienti per poter far partire la sperimentazione dell’Ape gratis, ma non per tutti i pensionati.
A beneficiare dell’assenza di penalizzazioni saranno appunto i lavoratori con maggiori problemi finanziari, con lavori usuranti alle spalle o anni di lunga disoccupazione. Ma anche in queste categorie non potranno essere interessati tutti, dal momento che per queste depenalizzazioni sono stati stanziati 700 milioni di euro.
Dopo tanti giri di parole infatti conosciamo la cifra esatta che lo Stato verserà per proporre anche alle categorie più deboli l’Ape ed il pensionamento anticipato. Proprio su queste categorie dovrà puntare il Governo, dal momento che per chi non ha le possibilità economiche l’Ape è un progetto irrealizzabile.
Per conoscere le proposte delle parti sociali leggi anche Pensioni, novità: cosa propongono i sindacati al posto dell’Ape?
Riforma pensioni novità, Ape: quanto costa allo Stato?
Il bello della riforma delle pensioni è proprio questo: allo Stato costa zero. I conti pubblici non sono in grado di sostenere le manovre per un piano di uscita anticipata dal lavoro e quindi si sono cercate altre strade. Di conseguenza saranno le banche che se ne occuperanno.
Il peso della manovra ricadrà infatti totalmente sui lavoratori, che dovranno estinguere il prestito attingendo alla propria pensione.
La riforma Fornero, voluta dal Governo Monti, è stata infatti una manovra necessaria per riuscire a mettere a posto i conti per Bruxelles. Ma le finanze italiane sono ancora nel mirino dell’Europa, che analizza ogni mossa per capire se l’Italia si sta muovendo nella direzione giusta.
Di conseguenza l’Ape sembra essere l’unico modo per dare una scossa alla situazione nel mondo del lavoro e provare a cambiare le cose per le pensioni. Si calcola infatti che per questa sperimentazione saranno 350 mila i posti di lavoro che si libereranno e a cui potranno accedere i giovani.
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