Riforma Pensioni: con il Def che ha ottenuto il via libera, per la proroga dell’Ape Social e di Opzione Donna ormai si attende solo il vertice tra governo e sindacati.
Riforma pensioni: la proroga dell’Ape Social e di Opzione Donna è ormai sempre più vicina, mentre per le altre richieste presentate dai sindacati le trattative con il governo appaiono come più complesse.
Con l’approvazione definitiva da parte del Parlamento del Def e dello scostamento di bilancio, la riforma delle pensioni entra nella sua fase più calda con le parti che a giorni dovrebbero tornare a sedersi attorno a un tavolo.
La riforma pensioni infatti sarà come abitudine inglobata nella manovra Finanziaria che la maggioranza si appresta ora ad approvare entro la fine dell’anno. Con il via libera al Def, adesso saranno più chiari i fondi a disposizione in materia pensionistica.
Dopo l’altolà da parte della Corte dei Conti e di Bankitalia allo stop dell’innalzamento dell’età pensionabile, ormai appaiono sicure di una proroga l’Ape Social e Opzione Donna mentre per per tutte le altre richieste, sgravi per le donne in primis, si tratterà ad oltranza.
Riforma pensioni: ok ad Ape Sociale e Opzione Donna
Nel complesso scacchiere della riforma delle pensioni al momento poche sembrerebbero essere le certezze. Giorni fa i sindacati attraverso un documento unitario hanno recapitato al governo le loro undici proposte in materia.
Tra di queste però non tutte saranno presenti nella riforma, visto che al momento i soldi per esaudire tutte le undici richieste non ci sono. Gioco forza quindi alcuni punti del documento unitario saranno disattesi.
Tra i tanti interrogativi al momento però ci sono anche alcune quasi certezze. Da più fonti infatti è stato più volte ribadito come non dovrebbero esserci problemi riguardo la proroga dell’Ape Social e di Opzione Donna.
Per la conferma definitiva si aspetta soltanto che l’Inps consegni al governo la relazione sui costi sostenuti in questi primi mesi di sperimentazione dei due provvedimenti, ma ormai sembrerebbe che si tratti soltanto di una formalità.
Oltre alla proroga dell’Ape Social e di Opzione Donna, nella prossima riforma delle pensioni dovrebbero trovare spazio anche provvedimenti in favore dei giovani, mentre per tutti i restanti punti il futuro è molto più incerto.
Le trattative in corso
Se l’Ape Social, Opzione Donna e le misure per i giovani, sembrerebbero essere dei punti fermi della riforma delle pensioni, nel borsino delle trattative salgono anche le quotazioni degli sconti per chi, uomini e donne, si sono spesi in lavori di cura.
Per tutto il resto si rimanda alla famosa frase “la strada è stretta” con cui il ministro Poletti, al termine dell’incontro di settembre con i sindacati, aveva commentato le risorse che sono a disposizione per le pensioni.
Scongiurato il pericolo di un Def bocciato dal Parlamento, adesso tutte le attenzioni saranno riservate alla legge di Bilancio che dovrà per forza essere approvata entro fine anno, scongiurando così l’aumento dell’Iva.
Visto che negli ultimi tempi il governo ha già speso circa 7 miliardi per provvedimenti di correzione della riforma Fornero, le priorità della maggioranza nella prossima Finanziaria sembrerebbero essere gli sgravi fiscali alle aziende, per favorire così l’occupazione, assieme a misure per aiutare chi vive in una situazione di povertà.
Per la riforma delle pensioni quindi rimarrebbe solo qualcosa in più delle proverbiali briciole. Detto delle misure che dovrebbero essere quasi sicuramente adottate, per tutto il resto la trattativa sarà serrata.
Il punto dove il governo potrebbe cedere ai sindacati è quello in favore delle donne, visto che la differenza tra le parti non è così ampia: sei mesi di sconto per ogni fino a un massimo di due anni è l’offerta del governo, un anno per ogni figlio fino a un tetto di tre anni è la richiesta invece dei sindacati.
Dove invece non sembrerebbero esserci spiragli è l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni a partire dal 2019. Le prese di posizione da parte della Corte dei Conti e di Bankitalia, che fanno il paio alle parole del numero uno dell’Inps Tito Boeri riguardo un possibile rischio per i conti pubblici, pesano come macigni nell’ottica di un possibile stop al provvedimento.
I sindacati a riguardo sono furiosi, visto che l’innalzamento previsto è dovuto a un paventato miglioramento delle aspettative di vita calcolato anni fa ai tempi dei governi Berlusconi e Monti.
Secondo le confederazioni invece le ultime stime parlano di un’aspettativa di vita che invece è scesa anziché migliorata, quindi non esisterebbero più i presupposti per attuare questo primo step di innalzamenti dell’età pensionabile.
I sindacati di conseguenza sono anche pronti a scendere in piazza, ma nonostante il clima ormai da campagna elettorale sarà molto difficile il poter evitare che, a partire dal 2019, si andrà in pensione a 67 anni invece che 66 anni 7 mesi come avviene invece oggi.
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