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Novità pensioni: Bankitalia e Corte dei Conti blindano i 67 anni, addio allo stop dell’età pensionabile?

mercoledì 4 ottobre 2017, di Alessandro Cipolla

Novità pensioni: dopo la presa di posizione dell’Inps nei giorni scorsi anche la Banca d’Italia e la Corte dei Conti si esprimono contro il paventato stop all’aumento dell’età pensionabile a partire dal 2019, spegnendo quasi di fatto ogni chance di vedere il provvedimento bloccato.

Non sono buone le ultime novità pensioni per i lavoratori, che con ogni probabilità a partire dal 2019 potranno andare in pensione a 67 anni invece che 66 anni e 7 mesi come accade invece oggi.

Tutto merito, o colpa a seconda dei punti di vista, dell’aumento dell’aspettativa di vita. I sindacati comunque continuano a giurare battaglia, con la Cgil pronta anche a scendere in piazza, ma ormai su questo fronte la partita sembrerebbe essere chiusa.

Inps, Banca d’Italia e Corte dei Conti infatti hanno sottolineato come non ci sono i soldi per bloccare l’innalzamento, mentre anche sugli altri punti della riforma al momento non ci sarebbero novità rilevanti sulle pensioni: soltanto dopo l’approvazione del Def, che specificherà quanti fondi saranno a disposizione, si potrà tornare a trattare.

Novità pensioni: 67 anni inevitabili

Pesano come macigni le prese di posizione da parte della Banca d’Italia e della Corte dei Conti. Se prima la strada del blocco dell’aumento dell’età pensionabile era in salita, adesso sembrerebbe essere proprio impraticabile.

Le ultime novità pensioni infatti ci parlano di soldi per fermare l’innalzamento ai 67 anni per andare in pensione che non ci sono. Per farlo si dovrebbero a questo punto creare nuove tasse oppure applicare ulteriori tagli alla spesa.

Entrambe le ipotesi però sono da scartare visto che in periodo di campagna elettorale nessun governo si può porre come obiettivo quello di aumentare le tasse, così come andare di nuovo a comprimere i servizi potrebbe rivelarsi pericoloso per il nostro paese.

Per chi quindi tiene in mano i conti dell’Italia non è possibile fermare la tabella riguardante l’innalzamento progressivo dell’età pensionabile. Il primo segnale a riguardo era arrivato dalla Corte dei Conti, che ha sottolineato come “Ogni arretramento su questo fronte, esporrebbe il comparto e quindi la finanza pubblica in generale a rischi di sostenibilità”.

Sulla stessa lunghezza d’onda poi si espressa anche Bankitalia, che ha rimarcato come “Le ultime proiezioni sulla spesa pensionistica mettono in evidenza l’importanza di garantire la piena attuazione delle riforme approvate in passato, senza tornare indietro”.

Nei giorni scorsi sempre sul tema era andato in scena uno scontro tra Tito Boeri e Cesare Damiano, con il presidente della commissione Lavoro della Camera che criticava le parole del numero uno dell’Inps che si era detto contrario a un blocco dell’aumento dell’età pensionabile.

Con ogni probabilità adesso anche Damiano dovrà tornare ad allinearsi al realismo del proprio governo, che da tempo ripete come i fondi per la riforma delle pensioni sono pochi e che non si potranno accontentare tutte le richieste dei sindacati.

Cosa faranno ora i sindacati?

Chi invece non si rassegna a queste ultime novità pensioni sono i sindacati, che poco hanno gradito l’intervento a “gamba tesa” di Bankitalia e della Corte dei Conti sul tema dell’aumento dell’età pensionabile.

Banca d’Italia, lo diciamo con il rispetto che merita l’istituto, farebbe bene ad occuparsi della condizione del sistema bancario italiano, che tanti miliardi è costato e costa agli italiani, invece di intervenire su temi come quello delle pensioni che spettano al Governo e al Parlamento.

Queste sono state le dure parole con cui Domenico Proietti, segretario confederale della Uil, ha commentato le recenti prese di posizione dei due prestigiosi istituti. Dalle parole però i sindacati potrebbero passare anche ai fatti.

Se prima era soltanto una ipotesi paventata, quella di ricorrere a una grande mobilitazione generale in merito alla riforma delle pensioni adesso sembrerebbe essere quasi una certezza, con la Cgil che sarebbe già in moto per cercare di organizzare al meglio la protesta.

La partita però sembrerebbe essere sempre più complessa. Da un lato ci sono i sindacati che non hanno intenzione di arretrare di un millimetro rispetto alle undici proposte in materia pensionistica presentate tramite un documento unitario.

Dall’altro lato poi c’è un governo ben propenso ad accogliere le richieste delle confederazioni, visto che un accordo totale potrebbe essere il miglior spot possibile in prospettiva di questa lunga e aspra campagna elettorale.

In mezzo però ci sono Inps, Bankitalia e Corte dei Conti che hanno lanciato più di un monito per ribadire come i soldi per esaudire tutte le richieste dei sindacati non ci sono. Lo stop dell’aumento dell’età pensionabile quindi, che è il punto più dispendioso, non sarà possibile a meno che non si aumentino le tasse.

Il sentore è che in questa riforma della pensioni il governo andrà ad accogliere molte delle indicazioni espresse dai sindacati, ma sull’età pensionabile in questo momento non sembrerebbero esserci margini di trattativa.

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