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Novità pensioni: scontro tra Damiano e Boeri, aumento età pensionabile inevitabile?
lunedì 2 ottobre 2017, di
Novità pensioni: in attesa di risposte concrete sul fronte della riforma, ecco andare in scena nel fine settimana uno scontro a distanza tra il numero uno dell’Inps Tito Boeri e Cesare Damiano, deputato del Partito Democratico e presidente della commissione Lavoro della Camera.
Pomo della discordia è sempre l’aumento dell’età pensionabile che, come previsto da tempo, a partire dal 2019 salirà dagli attuali 66 anni e 7 mesi a 67 anni. L’aumento sarebbe solo il primo step di una tabella che dovrebbe portare nel 2050 ad andare in pensione anche oltre i 70 visto il paventato miglioramento delle condizioni di vita.
Le ultime novità pensioni quindi parlano di un Tito Boeri che ha criticato l’ipotesi di bloccare l’innalzamento nella prossima riforma, parlando di “strada pericolosa” sia per le casse dell’Inps che per una questione di credibilità fuori dai confini nazionali.
Non si è fatta attendere poi la risposta di Cesare Damiano, che ha sottolineato come i calcoli sull’aspettativa di vita non siano più attuali, quindi di conseguenza come l’innalzamento dell’età pensionabile vada bloccato.
Non ci sono invece al momento novità pensioni di rilievo per quanto riguarda il come verrà strutturata la riforma: con il Def ancora fermo ai box delle commissioni parlamentari, ogni discorso è ancora prematuro anche se non mancano i sentori e le indiscrezioni.
Novità pensioni: Damiano contro Boeri
Mentre dalle aule parlamentari al momento tutto tace in merito alla riforma, ecco che le novità pensioni più interessanti avvengono sul tema dell’aumento dell’età pensionabile a partire dal 1 gennaio 2019.
Il governo Berlusconi infatti introdusse la novità di adeguare in maniera periodica il momento in cui un lavoratore può andare in pensione all’aspettativa di vita. Ci pensarono poi Monti e la Fornero a inasprire ulteriormente questo calcolo.
Dagli attuali 66 anni e 7 mesi quindi al momento è previsto un primo scatto nel 2019 ai 67 anni, con l’età pensionabile che nel 2050 andrebbe a superare i 70 anni. Il governo comunque ha già bloccato questo automatismo per i lavori usuranti, ma per tutti gli altri non sembrerebbero esserci altre esenzioni.
Per il presidente dell’Inps Tito Boeri questo calcolo potrà garantire una relativa stabilità al nostro sistema pensionistico, oltre al fatto che una marcia indietro potrebbe anche costare una perdita della credibilità esterna del nostro paese.
Noi in tutti questi anni all’estero abbiamo ’venduto’ la stabilità del nostro sistema pensionistico, spiegando che aveva questi automatismi di adeguamento automatico. Se noi dovessimo cambiare le regole, credo che avremmo subito contraccolpi sulla credibilità esterna del nostro Paese, un impatto forte sui titoli di Stato, e questo aumenterebbe il peso dei nostri conti pubblici. E’ una strada pericolosa ha avvertito e costa molti soldi, abbiamo stimato circa 140 miliardi di euro.
Secondo Boeri quindi l’Italia negli ultimi anni ha garantito agli investitori stranieri un certo tipo di politica pensionistica, cambiare idea quindi potrebbe portare a contraccolpi sui titoli di Stato oltre che sulle finanze pubbliche.
Al presidente dell’Inps però a stretto giro ha risposto il presidente della commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano, che continua a ribadire come secondo lui invece lo stop all’aumento sarebbe giusto e fattibile.
L’aspettativa di vita non aumenta più in modo continuo e lineare: per la prima volta, nel 2015, è diminuita e, secondo i calcoli dei demografi, questo avverrà anche nel 2017. Di fronte all’ottusa applicazione di una norma inventata, a spese dei pensionati, per risanare i conti dello Stato, sarebbe meglio fermarsi a ragionare rimandando ogni decisione di aumento dell’età pensionabile al 2018”. Infine, va notato che già nella legge di Bilancio dello scorso anno l’età pensionabile è stata bloccata per i lavori usuranti: quindi una correzione si può fare senza dover necessariamente fare del terrorismo contabile. Il Governo dovrà dare una risposta su questo problema.
Le casse dello Stato quindi secondo Damiano non sarebbero a rischio in caso di un blocco dell’aumento dell’età pensionabile, che risulterebbe anche giusto visto che gli ultimi dati sull’aspettativa di vita sono in controtendenza con le previsioni fatte dai governi Berlusconi prima e Monti poi.
Aumento inevitabile?
In questa sorta di polemica a distanza tra Boeri e Damiano emerge sicuramente una differenza di fondo tra l’approccio alla vicenda dei due, uno a capo dell’Inps e l’altro responsabile Lavoro del principale partito della maggioranza.
Negli ultimi tempi Cesare Damiano molto si è speso sul tema della riforma delle pensioni, appoggiando anche di recente le richieste fatte dai sindacati fino a tornare a riproporre la famosa Quota 100 che al momento però sembrerebbe essere una chimera.
Proprio questa distanza appunto tra i propositi del presidente della commissione Lavoro alla Camera e la dura realtà dei fatti un po’ sorprende. Quasi come un corpo estraneo alla proprio governo, Damiano sembrerebbe non focalizzare che il problema di fondo sono i pochi soldi a disposizione per la riforma.
Non è un caso che Tito Boeri nelle sue ultime dichiarazioni abbia parlato anche di “una politica che interviene sempre tardi e mira ad accontentare qualcuno in vista delle prossime elezioni”.
Il blocco dell’aumento dell’età pensionabile dovrebbe costare all’incirca 3 miliardi l’anno, soldi che stando al Def non ci sarebbero. A meno che quindi il governo non decida di destinare ulteriori fondi alla riforma delle pensioni, tutte le richieste dei sindacati non potranno essere accolte.
Vedremo quindi se in questi giorni ci saranno novità di rilievo sul fronte delle pensioni ma, finché il Parlamento non darà il via libera al Def, governo e sindacati non potranno tornare a sedersi attorno a un tavolo per cercare di trovare una convergenza sulla riforma.
L’appuntamento quindi dovrebbe essere per la prima metà di ottobre, momento in cui il governo scoprirà le proprie carte e si capirà se ci potrà essere speranza in merito al blocco dell’aumento dell’età pensionabile, cosa che al momento però appare alquanto improbabile ma, in tempo di campagna elettorale, non si può mai dire mai.