Provvedimento di sospensione dell’attività d’impresa, quando avviene e cosa si rischia

Giorgia Dumitrascu

1 Settembre 2025 - 11:00

Stretta sui controlli: come funziona la sospensione aziendale, quali sono i rischi e le sanzioni previste dalla legge.

Provvedimento di sospensione dell’attività d’impresa, quando avviene e cosa si rischia

Non serve una grande infrazione per vedere le serrande della propria azienda abbassarsi. Basta una verifica ispettiva con lavoratori in nero o una sola grave violazione delle norme sulla sicurezza, e scatta subito la sospensione dell’attività. Lo scorso anno l’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha notificato 15.002 provvedimenti di sospensione, un record storico che sottolinea la stretta sul fronte dei controlli e l’urgenza di essere sempre in regola.

Quali situazioni portano alla sospensione dell’attività d’impresa?

Il provvedimento di sospensione dell’attività d’impresa viene emesso se:

“Vengono accertate situazioni di irregolarità particolarmente gravi che rendono necessario un intervento urgente a tutela non solo della legalità, ma anche della sicurezza dei lavoratori.”

Il provvedimento di sospensione è uno degli strumenti più incisivi in mano all’Ispettorato Nazionale del Lavoro e alle altre autorità di vigilanza, che lo adottano in presenza dei presupposti fissati dall’art. 14 del D. lgs. n. 81/2008, come modificato dal D. l. n. 146/2021.

Una delle cause più frequenti di sospensione concerne l’impiego di personale “in nero”. Oggi, la soglia di tolleranza è stata fissata al 10%.

“E’ sufficiente che almeno un decimo dei lavoratori presenti in azienda sia irregolare perché scatti l’immediata sospensione, senza bisogno di reiterazione della condotta.”

Si tratta di una misura applicabile a tutti i tipi d’impresa, dal cantiere edile alla piccola attività commerciale, ma che trova la maggiore incidenza nei settori dove la presenza di lavoro irregolare è più elevata, come l’edilizia, la ristorazione, la logistica e il commercio al dettaglio.

Oltre al lavoro nero, l’altra area di intervento sono le gravi violazioni delle norme sulla sicurezza sul lavoro. L’assenza del documento di valutazione dei rischi (DVR), la mancata formazione dei lavoratori, la mancata nomina dell’RSPP o la carenza delle misure di prevenzione previste dal Testo Unico comportano la sospensione immediata dell’attività, anche quando riguardino un solo lavoratore. In questi casi la sospensione non equivale a una chiusura definitiva, ma a un blocco temporaneo, destinato a cessare solo quando l’impresa dimostra di avere sanato le irregolarità riscontrate.

Come vengono eseguiti i controlli sull’azienda?

L’attività ispettiva che porta alla sospensione viene svolta dall’ Ispettorato Nazionale del Lavoro, ASL e, in molti casi dalla Guardia di Finanza, specie quando si sospettano fenomeni di lavoro sommerso o irregolarità contributive.

Gli accertamenti possono essere disposti d’ufficio, ma spesso scaturiscono da segnalazioni o controlli a campione nei settori considerati a rischio.

Cosa dice la legge sulla sospensione dell’attività d’impresa?

La base normativa circa la sospensione dell’attività d’impresa, come detto, si trova nell’art. 14 del D.lgs. n. 81/2008, che stabilisce i casi in cui l’organo di vigilanza, come l’Ispettorato Nazionale del Lavoro o la ASL, può disporre la sospensione dell’attività imprenditoriale. La norma è stata più volte aggiornata per rendere la disciplina più stringente: il D. l. n. 146/2021 ha abbassato la soglia di tolleranza al 10% di lavoratori irregolari e ha introdotto l’automatismo della sospensione anche in presenza di una singola violazione grave in materia di sicurezza.

A supporto dell’interpretazione e dell’applicazione pratica delle regole sono state emanate diverse circolari INL, tra cui la n. 3/2021 e la n. 4/2021, che chiariscono procedure, obblighi e casi particolari, oltre a indicazioni operative su come coordinare le verifiche tra INL, ASL e altre autorità ispettive.

Dal provvedimento alla riapertura: come funziona la sospensione

Dopo l’ispezione e l’accertamento delle irregolarità, l’autorità competente (INL, ASL o GDF), adotta il provvedimento di sospensione, che viene notificato con immediatezza al legale rappresentante dell’azienda.

La notifica del provvedimento di sospensione avviene in modo diretto, durante il sopralluogo, oppure presso la sede dell’impresa o via PEC. L’imprenditore, da quel momento, ha l’obbligo di interrompere l’attività oggetto della sospensione, adottando tutte le cautele per evitare danni ulteriori, anche nei confronti di terzi.

“La durata della sospensione non è predeterminata: il blocco permane sino a quando l’impresa non dimostra di avere eliminato le cause che lo hanno determinato.”

L’autorità che ha disposto la sospensione procede a una nuova verifica: solo quando le condizioni saranno integralmente ripristinate viene adottato il provvedimento di revoca, che consente la ripresa immediata dell’attività. In pratica, la durata effettiva dipende dalla rapidità dell’imprenditore nell’adempiere agli obblighi imposti, nonché dai tempi dell’amministrazione nel verificare la regolarizzazione. È opportuno precisare che:

“Il datore di lavoro è obbligato a corrispondere ai lavoratori la retribuzione e i contributi, anche se l’attività è sospesa.”

È possibile ricorrere contro la sospensione?

Per le sospensioni legate al lavoro nero, è ammesso il ricorso amministrativo, da presentare secondo le modalità indicate nel provvedimento, allegando tutta la documentazione utile a dimostrare l’insussistenza delle condizioni o l’avvenuta regolarizzazione. In caso di rigetto, è possibile valutare ulteriori azioni giudiziarie.

Nei casi di sospensione per gravi violazioni in materia di sicurezza, la competenza passa al giudice amministrativo: il ricorso va proposto al TAR territorialmente competente entro 60 giorni, seguendo il rito speciale per i provvedimenti cautelari. Il ricorso non sospende automaticamente gli effetti della sospensione, ma in presenza di motivi gravi e documentati il giudice può adottare provvedimenti urgenti per evitare danni irreparabili all’azienda.

Sospensione dell’attività d’impresa: sanzioni e costi

Il provvedimento di sospensione dell’attività non si esaurisce nell’interruzione temporanea del lavoro, ma determina una serie di conseguenze giuridiche, economiche e reputazionali a carico dell’impresa.

Sanzioni per impiego di lavoratori irregolari

L’impiego di personale “in nero” comporta l’applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria, la cui misura varia in base al numero di lavoratori coinvolti:

  • 2.500 euro per ciascun lavoratore irregolare fino a cinque unità;
  • 5.000 euro per ciascun lavoratore irregolare oltre il quinto.

In presenza di recidiva o di lavoratori appartenenti a categorie particolarmente tutelate (ad esempio, minorenni o cittadini stranieri privi di permesso di soggiorno), le sanzioni sono aumentate secondo i criteri previsti dalla normativa vigente.
Per ottenere la revoca del provvedimento di sospensione, oltre a regolarizzare i rapporti di lavoro, il datore di lavoro è tenuto a versare un importo aggiuntivo:

  • 2.500 euro per sospensioni dovute a un numero di lavoratori irregolari non superiore a cinque;
  • 5.000 euro per sospensioni relative a più di cinque lavoratori irregolari.

Sanzioni per gravi violazioni delle norme di sicurezza

Quando la sospensione è disposta per gravi violazioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, sono previste:

  • sanzione amministrativa: l’importo varia in relazione alla specifica violazione contestata, ma generalmente parte da 3.000 euro e può superare i 10.000 euro nei casi più gravi;
  • sanzione penale: nei casi in cui le violazioni abbiano determinato un concreto pericolo per l’incolumità dei lavoratori, si applica l’arresto da 3 a 6 mesi.

Anche in questo caso, per la revoca della sospensione, l’impresa deve eliminare tutte le irregolarità e versare un importo aggiuntivo di 3.000 euro per ciascuna violazione grave.

Effetti ulteriori della sospensione

Durante il periodo di sospensione, il datore di lavoro resta obbligato a corrispondere la retribuzione e i contributi ai lavoratori. La sospensione può incidere in negativo sulla reputazione dell’azienda, essendo spesso oggetto di pubblicizzazione da parte degli organi ispettivi e dei media, con possibili riflessi sui rapporti commerciali, sulla fiducia di clienti e fornitori, e sull’accesso a bandi e gare pubbliche. La recidiva o la reiterazione delle violazioni può determinare l’applicazione di severe sanzioni accessorie, come l’inibizione alla contrattazione con la P.A. e ulteriori provvedimenti interdittivi. Inoltre, la sospensione dell’attività può comportare la risoluzione anticipata di contratti in corso, il blocco di forniture e potenziali richieste risarcitorie da parte di terzi, con conseguenze economiche e organizzative rilevanti per l’impresa.

Sanzioni in caso di inosservanza del provvedimento di sospensione

Se il datore di lavoro prosegue l’attività, anche solo parzialmente, nonostante il provvedimento di sospensione, incorre in sanzioni penali: è previsto l’arresto da 3 a 6 mesi e l’applicazione di un’ulteriore multa fino a 6.400 euro. Tale violazione costituisce reato anche in assenza di dolo e può determinare la revoca definitiva delle autorizzazioni all’esercizio dell’attività.

Casi pratici e soluzioni: come le aziende affrontano la sospensione

Nel settore edile, non sono rari i controlli che portano a una sospensione dell’attività per doppia violazione. Un’impresa impegnata su un cantiere con 14 addetti è stata oggetto di verifica da parte di INL. Gli ispettori hanno rilevato due operai privi di regolare assunzione e, parallelamente, gravi inadempienze sul fronte sicurezza: assenza del DVR, mancata formazione dei lavoratori, carenze nell’organizzazione della prevenzione. A seguito di queste irregolarità, sono stati emessi due distinti provvedimenti di sospensione: il primo per superamento della soglia del 10% di lavoratori irregolari, il secondo per infrazioni sostanziali alle norme di tutela della salute e della sicurezza. L’impresa si è trovata nella condizione di dover bloccare ogni attività, sanare sia la posizione dei dipendenti sia le carenze strutturali del cantiere e sostenere le sanzioni comminate. Solo una volta presentata la documentazione aggiornata e dimostrata la piena regolarizzazione, la ripresa dei lavori è stata autorizzata, dopo un fermo di circa dieci giorni e con effetti economici e organizzativi rilevanti.

Nel settore della ristorazione, una sospensione può essere disposta anche quando la regolarità formale delle assunzioni non basta a coprire le carenze in materia di sicurezza. Un ristorante sottoposto a controllo durante un periodo di intensa attività ha dovuto chiudere a causa della mancata formazione del personale sulla sicurezza. In questo caso, la soluzione è stata la programmazione accelerata dei corsi obbligatori e la produzione dei certificati richiesti, che hanno consentito la revoca del provvedimento in tempi rapidi, ma non hanno evitato il danno reputazionale e la perdita di clientela. Nel commercio e negli esercizi alimentari, le sospensioni per lavoro irregolare e per inadempienze documentali avvengono spesso nei periodi di maggiore afflusso.

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