POS obbligatorio: dal 1° luglio 2020 non cambia niente

Rosaria Imparato

30/06/2020

27/04/2021 - 15:41

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POS obbligatorio, cosa cambia dal 1° luglio? Per gli esercenti che ancora non si sono dotati di POS, in realtà, non cambia niente: le sanzioni previste in un primo momento dal decreto Fiscale sono state cancellate, lasciando a metà il piano anti-evasione fiscale.

POS obbligatorio: dal 1° luglio 2020 non cambia niente

POS obbligatorio: dal 1° luglio 2020 non cambia niente, nonostante le tante novità fiscali in arrivo.

Ci spieghiamo meglio. È vero che dal 1° luglio scatta il nuovo limite per i pagamenti in contanti, stabilito dal decreto Fiscale collegato alla Legge di Bilancio. Lo stesso decreto, il n. 124/2019, prevedeva anche le sanzioni per i commercianti senza POS.

In fase di conversione in legge, però, l’articolo del decreto Fiscale che prevedeva le doppie sanzioni per gli esercenti sprovvisti di POS è stato cancellato, lasciando che l’obbligo di dotarsi di un terminale di pagamento rimanga solo teorico (com’è stato fino a oggi): facciamo chiarezza sulle novità in arrivo e su quello che invece rimane uguale.

POS obbligatorio: dal 1° luglio 2020 non cambia niente

Le novità fiscali dal 1° luglio 2020 sono tante: alcune sono state stabilite dal decreto Rilancio, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 19 maggio e attualmente in fase di conversione in legge, altre invece vengono dal decreto Fiscale.

Al primo caso appartengono il bonus vacanze e l’ecobonus 110%, mentre il nuovo limite per i pagamenti in contante è stato stabilito dal decreto Fiscale.

Nell’ottica anti-evasione e di incentivo ai pagamenti con mezzi tracciabili il decreto Fiscale ha introdotto anche il bonus POS, valido per recuperare il 30% delle commissioni applicate da banche o da altri operatori finanziari.

Il decreto n. 124/2019, collegato alla Legge di Bilancio, aveva stabilito una serie di sanzioni per i commercianti non dotati di POS. L’obiettivo, chiaramente, era quello di incentivare l’uso dei mezzi tracciabili e allo stesso tempo scoraggiare i pagamenti in contanti.

L’articolo cancellato dal decreto 124/2019 è il numero 23, che prevedeva una doppia sanzione in caso di mancata accettazione del pagamento tramite carta o bancomat di qualsiasi importo: la prima di 30 euro, e la seconda pari al 4% del valore della transazione negata al cliente.

Con l’abolizione dell’articolo, però, queste sanzioni non esistono più. Commercianti, artigiani e professionisti che ancora non si sono dotati di POS e di conseguenza negano ai propri clienti la possibilità di pagare tramite carta o bancomat non incorrono in nessuna sanzione, nemmeno dal 1° luglio 2020.

POS obbligatorio, ma solo in teoria: nessuna sanzioni per chi non ce l’ha

La cancellazione dell’articolo 23 del decreto Fiscale ha fatto molto discutere, visto che è innegabile il passo indietro nella lotta all’evasione, colonna portante del secondo Governo Conte (almeno fino allo scoppio della pandemia).

Ai pagamenti tracciabili, infatti, era legato anche il cosiddetto bonus Befana, che avrebbe dovuto rimborsare anche le spese sostenute con moneta elettronica nei campi in cui è ancora molto diffuso l’uso del contante, per esempio le prestazioni d’opera (dal parrucchiere all’idraulico), così come i ristoranti e i lavori in casa.

Il condizionale è d’obbligo, visto che le risorse del bonus Befana sono state “risucchiate” dal decreto Rilancio, e non si fanno ulteriori menzioni o commenti all’incentivo: non si sa se verrà prorogato o meno, se è stato cancellato, se è solo in stand-by.

Dal 1° luglio, quindi, non cambia nulla: gli esercenti che non hanno il POS non incorrono in alcuna sanzione, nonostante il POS sia obbligatorio dal 2014, grazie al decreto legge numero 179/2012 del Governo Monti, e non ci sono incentivi per chi paga con bancomat (se non quello di perdere determinate detrazioni nella dichiarazione dei redditi del prossimo anno).

L’assenza di sanzioni ha fatto in modo l’obbligo non sia mai stato recepito come reale da moltissimi esercenti, che preferiscono evitare il POS e tutto ciò che ne consegue: dai i costi di commissione e di installazione alla tracciabilità delle operazioni eseguite.

Un obbligo che in teoria è presente dal 2014, ma che nella pratica è facilissimo da aggirare, vista l’assenza di sanzioni per chi non si adegua.

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