Dalla Flat Tax all’IVA: il piano di Salvini per tagliare le tasse ed evitare la procedura d’infrazione

Alessandro Cipolla

14 Giugno 2019 - 12:02

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Sarebbe pronto il piano della Lega per tagliare le tasse ed evitare la procedura d’infrazione: lo scopo di Matteo Salvini è quello di proseguire con la Flat Tax e scongiurare l’aumento dell’IVA, il tutto non scontentando l’Europa.

Dalla Flat Tax all’IVA: il piano di Salvini per tagliare le tasse ed evitare la procedura d’infrazione

A primo acchito la missione sembrerebbe essere impossibile, quasi il classico ragionamento di chi vorrebbe la “botte piena e la moglie ubriaca”. Matteo Salvini però da giorni ripete che è pronto il piano economico della Lega e qualcosa sta iniziando a trapelare.

La partita da qui ai prossimi mesi si giocherà su più fronti. Il primo tavolo è quello aperto con l’Europa per evitare la procedura d’infrazione. Poi c’è l’aumento dell’IVA, che deve essere scongiurato trovando 23 miliardi di coperture nella prossima legge di Bilancio.

Sempre nella manovra autunnale però Salvini da tempo spinge per inserire anche una diminuzione delle tasse, trovando su questo tema il sostanziale via libera da parte del Movimento 5 Stelle.

Finora però questo assomiglia più a un elenco delle buone intenzioni. Nel concreto ci sono tanti soldi da dover trovare, senza ricorrere a una manovra correttiva oppure a una patrimoniale, ma la Lega sembrerebbe essere fiduciosa sulla bontà del proprio piano economico.

Il piano economico di Salvini

30 miliardi di euro, questa è la proposta documentata centesimo per centesimo che siamo pronti a portare in Consiglio dei Ministri e in Parlamento studiata dagli economisti della Lega per la riduzione fiscale, la tassa piatta sui redditi delle imprese e delle famiglie almeno fino a 50.000 euro”.

Così si esprimeva Matteo Salvini durante l’immancabile diretta Facebook all’indomani del trionfo alle recenti elezioni europee. Anche se questo piano economico ancora non è stato reso pubblico, da più fonti sono iniziati a trapelare alcuni passaggi.

Procedura d’infrazione

Per prima cosa c’è da scongiurare il proseguo della procedura d’infrazione. La decisione finale verrà presa il prossimo 9 luglio durante l’Ecofin, con l’Italia che entro quella data dovrà convincere i partner europei sulla bontà dei propri conti.

Nella scorsa legge di Bilancio il nostro paese è riuscito ad avere il via libera da parte di Bruxelles indicando alla fine un deficit al 2,04%. Nel Def scritto a inizio anno invece il governo ha parlato di un deficit al 2,4%, facendo scattare l’allarme in Europa.

Adesso però Giovanni Tria è pronto a presentare dei nuovi conti che alla fine stimano il deficit al 2,1%, quindi non molto distante da quanto stabilito. Abbassare dello 0,3% il deficit vuol dire però trovare almeno 4 miliardi.

Scartata l’ipotesi di una manovra correttiva che invece sarebbe stata richiesta dalla Commissione Europea, Palazzo Tesoro è convinto di aver trovato questi soldi da quanto non speso per Reddito e Quota 100, dai buoni dividendi delle aziende di Stato e dalle maggiori entrate tributarie, grazie soprattutto alla fatturazione elettronica, che si sarebbero registrate in questi primi mesi dell’anno.

Può bastare questo per evitare la procedura d’infrazione? In teoria no visto che non si risolverebbero i problemi in prospettiva, ma alla fine potrebbe arrivare comunque un accordo dato che anche in seno all’Unione non mancano i Paesi che non vedono come una mossa saggia “punire” l’Italia per i suoi conti in rosso.

IVA e Flat Tax

Se si riuscirà a evitare la procedura d’infrazione in estate, da settembre però potrebbe ripartire il braccio di ferro con l’Unione quando dovrà essere imbastita la prossima manovra economica.

A scanso di equivoci visto che questo mantra viene ripetuto anche finita la campagna elettorale delle europee, a Bruxelles dopo il voto di fine maggio non è cambiato nulla e quelli che dovevano “andare a casa” saranno invece ancora lì.

Matteo Salvini da settimane ha lasciato intendere che il grande obiettivo ora è quello di abbassare le tasse. L’idea è quella di un’aliquota al 15% per i redditi fino a 50.000 euro, anche se l’asticella potrebbe essere più alta.

Impropriamente si parla a riguardo di Flat Tax, ma è una forzatura visto che con il termine si intende una tassa piatta uguale per tutti i cittadini mentre, come nel caso delle partite IVA, anche questa volta andrebbe a riguardare soltanto una parte degli italiani.

Questo taglio delle tasse dovrebbe costare in totale 30 miliardi, a cui si dovranno aggiungere con ogni probabilità altri 4 miliardi se si vorrà anche abbassare il cuneo fiscale. Il totale quindi sarebbe di 34 miliardi.

La Lega ha pensato di trovare questi soldi in parte dalla revisione degli sgravi fiscali, compresi gli 80 euro di Renzi, mettendo in pancia così oltre 20 miliardi compresi. Il resto poi sarebbe finanziato in deficit.

Per quanto riguarda la sterilizzazione della clausola di salvaguardia da 23 miliardi per evitare l’aumento dell’IVA, il piano del Carroccio è quello di fare affidamento alle maggiori entrate da parte del Fisco grazie alla Pace Fiscale e alla lotta all’evasione, oltre ad attingere anche qui ai risparmi per il non completo utilizzo del budget di Quota 100 e Reddito di Cittadinanza.

La coperta però appare ugualmente corta, ecco perché Claudio Borghi ospite a PiazzaPulita ha spiegato che “se noi possiamo fare un punto di deficit e arrivare al 2,8%, che significa stare sotto al 3%, un punto di deficit sono 19 miliardi e vedi che torna tutto”.

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