Secondo molti analisti la Germania spererebbe nella rottura dei rapporti commerciali tra USA e Cina. Il motivo? Garantirsi un accesso più facile nel mercato cinese.
Ecco perché la Germania spera nella rottura dei rapporti tra USA e Cina. Negli ultimi tempi si è fatto un gran parlare del clima di tensione venutosi a creare sull’asse Stati Uniti e Cina. Le accuse di Donald Trump rivolte nei confronti del governo cinese, accusato dal presidente americano di essere un “manipolatore di valuta” ha infatti acceso lo scontro tra le due superpotenze e indotto osservatori e analisti a mettere in guardia gli investitori dall’eventuale scoppio di i una guerra commerciale.
Da quanto Donald Trump ha annunciato l’intenzione di mettere in atto politiche protezionistiche fuori dai confini americani si è venuta a creare un’inedita alleanza tra Germania e Cina volta a difendere il libero scambio.
In particolare l’alleanza tra Germania e Cina avrebbe l’intenzione di far arrivare a Washington il messaggio che, a fronte del protezionismo economico annunciato dall’amministrazione Trump, un’assenza degli Stati Uniti dagli affari internazionali sarebbe destinata a far ridurre la sua influenza sulla scena mondiale.
Nei piani della Germania ci sarebbe inoltre l’intenzione di voler aumentare la pressione sulla Cina, seconda economia più grande al mondo, al fine di indurre quest’ultima ad allentare le restrizioni di ingresso nel suo mercato da parte degli investitori europei.
Perché la Germania spera nella rottura dei rapporti tra USA e Cina?
Da tempo gli investitori tedeschi lamentano che il rapporto di libero scambio venutosi a creare tra Pechino e Berlino non garantisce loro lo stesso trattamento di cui gli omologhi cinesi godono nel mercato europeo. Quello che investitori e aziende tedeschi rivendicano è quindi una parità di trattamento.
A tal proposito nel novembre del 2016 un comunicato pubblicato dalla Camera di Commercio tedesca lamentava che
“le aziende tedesche per accedere al mercato cinese continuano a dover aver a che fare con una serie di ostacoli, quali ad esempio la restrizione di accesso alle gare pubbliche o le procedure di omologazione dei prodotti”.
Ad oggi sia il governo tedesco che l’Unione europea non sono riuscite a far molto per cercare di raggiungere un equilibrio. I negoziati bilaterali tra Cina e Unione europea, ad esempio, si sono conclusi, a causa dell’ostruzionismo di Pechino, con un nulla di fatto.
Secondo alcuni osservatori, tuttavia, il cambio di inquilino alla Casa Bianca potrebbe smuovere le cose e spingere la Cina ad aprirsi nei confronti degli investitori europei.
L’elezione di Donald Trump avvicina Germania e Cina
Bjorn Conrad, vicepresidente del Mercator Institute for China Studies con sede a Berlino, in merito all’atteggiamento di Pechino ha dichiarato
“fino ad ora i cinesi avevano poco interessa a cambiare lo status quo. Questo ha permesso loro di fare ostruzionismo e di bloccare le trattative con l’Unione europea per mesi. Ma il contesto sta cambiando”.
Secondo Conrad, infatti, l’eventuale scoppio di un conflitto economico tra Stati Uniti e Cina spingerà quest’ultima a rivalutare l’importanza di un rapporto di scambio alla pari con l’Europa.
Il nuovo ministro dell’Economia tedesco Brigitte Zypries durante una conferenza sulla politica industriale tenutasi a Berlino, ha dichiarato di aspettarsi
“dai nostri partner internazionali, che approfittano della nostra apertura, un trattamento alla pari per l’accesso ai loro mercati”.
Negli ultimi due anni le imprese cinesi, sostenute dal governo di Pechino, hanno aumentato a dismisura i loro investimenti sul mercato globale.
Solo nel 2016 le imprese cinesi hanno assunto il controllo dell’aziende tedesche Kuka, EEW Energy, BGP e KraussMaffei Group sborsando complessivamente circa 8 miliardi di dollari.
Allo stesso tempo però le aziende tedesche che hanno cercato di fare affari sul mercato cinese si sono viste messe di fronte a numerosi ostacoli, tanto che Gordon Riske, ceo di Kion, ha denunciato l’utilizzo da parte delle autorità cinesi
“di occulti strumenti usati per spingere gli investitori stranieri fuori dal mercato”.
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I dati economici raccolti nell’ultimo anno mostrano come la forbice della disparità tra gli investimenti tedeschi in Cina e quelli cinesi in Germania si sia notevolmente allargata. Il valore degli investimenti cinesi diretti in Germania sono passati dagli 1,2 miliardi di euro del 2015 ai quasi 11 miliardi del 2016, mentre quelli tedeschi sono rimasti pressoché invariati (dai 3,1 miliardi di euro del 2015 si è passati ai 3,5 miliardi del 2016).
L’apertura del governo cinese agli investitori esteri
In seguito alla vittoria di Donald Trump e alle sue continue minacce protezionistiche dalle parti di Pechino l’atteggiamenti di chiusura nei confronti degli investitori esteri pare essersi alleggerito.
Durante l’ultimo World Economic Forum di Davos il presidente cinese Xi Jinping ha lasciato intendere di essere intenzionato ad aprire la Cina al libero scambio, alimentando di fatto le speranze degli investitori europei.
In seguito alle dichiarazioni di Xi Jinping Germania e Cina si sono più volte confrontate, confermando di essere intenzionate a impegnarsi per portare a conclusione i negoziati sui trattati di investimento tra Unione europea e Cina.
Ad inizio febbraio Pechino ha poi annunciato pubblicamente di essere intenzionata ad allentare le restrizioni nei confronti degli investitori europei rendendo più facile l’ingresso per le società estere nel mercato cinese.
Fonte: Politico.eu
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