Pensione in anticipo dal 2022: la conferma del Presidente dell’Inps, ma a una condizione

Simone Micocci

2 Agosto 2021 - 12:47

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Riforma delle pensioni, parla il Presidente dell’Inps: sì all’anticipo, ma senza aumentare la spesa previdenziale.

Pensione in anticipo dal 2022: la conferma del Presidente dell’Inps, ma a una condizione

È partito il confronto sulla riforma delle pensioni, con i sindacati che hanno incontrato il Ministro del Lavoro nella giornata del 27 luglio scorso (qui un resoconto di come è andata) per discutere di qualche forma di pensione anticipata da introdurre a partire dal 1° gennaio 2022, quando non ci sarà più Quota 100.

Nel dibattito si inserisce, ancora una volta, il Presidente dell’Inps Pasquale Tridico, il quale in un’intervista rilasciata al Messaggero ha ribadito che la flessibilità in uscita sarà possibile a una sola condizione, ovvero quella per cui la futura riforma delle pensioni non andrà a gravare sui conti pubblici. Il Presidente dell’Inps è d’accordo con noi quando parla di misure di flessibilità che devono essere “realistiche”: un chiaro riferimento alle proposte fatte dai sindacati, che a oggi sono alquanto irrealizzabili.

Tridico non si dice totalmente contrario alla riforma delle pensioni, tuttavia secondo lui l’attuale situazione - sia economica che anche politica - permette di riconoscere una maggiore flessibilità in uscita solamente a una condizione, appunto quella di non aumentare ancora la spesa per le pensioni.

Pensione anticipata nel 2022: cosa ne pensa il Presidente dell’Inps

Pasquale Tridico è stato chiaro sulla riforma delle pensioni:

Sì alla flessibilità ma senza far saltare i conti.

Con queste parole ha parlato al Messaggero del piano di rivedere il sistema pensionistico riconoscendo nuove forme di pensione anticipata già dal prossimo 1° gennaio 2022, al posto di Quota 100.

E proprio da Quota 100 bisogna partire per capire quello che non bisogna fare: come spiega Tridico, infatti, questa aveva un grande difetto, ovvero l’essere troppo rigida. L’analisi fatta dall’Inps - che non è ancora definitiva visto che mancano ancora quattro mesi alla scadenza prevista - su com’è andata Quota 100 non è positiva: l’anticipo è stato utilizzato prioritariamente dai lavoratori maschi, nel settore pubblico e con redditi medio alti, senza tra l’altro garantire il ricambio generazionale.

Per questo motivo non si può pensare di partire da Quota 100 per le nuove forme di pensione anticipata; anzi, spiega Tridico, semmai bisogna guardare alle varie forme di anticipo che già ci sono.

Pensione anticipata con Quota 41? Tridico dice no

Una delle proposte avanzate dai sindacati è quella che vede un pensionamento anticipato con 41 anni di contributi. Quota 41 già esiste, ma oggi è riservata solamente ad alcune categorie di lavoratori precoci: obiettivo delle parti sociali è estenderla a tutti e ne hanno già parlato al Ministro del Lavoro.

Una proposta però bocciata dal Presidente dell’Inps (va detto comunque che il suo non è un parere vincolante in quanto ogni decisione a riguardo spetterà alla politica): questo, infatti, ritiene che come Quota 100 anche Quota 41 “è una forma di rigidità”. Non è opportuno, infatti, “stabilire una quota senza differenziare rispetto a lavori concreti e carriere”, poiché in questo modo vien fuori una misura iniqua.

Quota 41 per tutti creerebbe degli squilibri, in quanto sarebbe penalizzante per donne e lavoratori gravosi. Senza dimenticare poi il fattore costi: passare da Quota 100 a un pensionamento anticipato a 41 anni di contributi, infatti, avrebbe un costo di 4 miliardi nell’immediato, per poi arrivare a 9 miliardi.

Pensione anticipata dal 2022: la condizione fissata da Tridico

Il Presidente dell’Inps - che tra l’altro ha avanzato una proposta per una flessibilità in uscita a partire dai 63 anni di età - non è dunque totalmente contrario a nuove forme di pensione anticipata. Il problema è il costo: una riforma delle pensioni deve esserci a condizione che questa non vada a gravare sui conti pubblici.

Per farlo bisognerà ad esempio concentrarsi su quelle categorie di lavoratori che meritano di andare in pensione in anticipo. E non a caso Tridico parla di “potenziare l’Ape Sociale”, misura in scadenza il 31 dicembre di quest’anno ma che a differenza di Quota 100 dovrebbe essere prorogata.

Il Presidente dell’Inps ritiene che oltre a confermarla bisognerà anche rafforzarla, facendo “entrare altre categorie degne di protezione, ma sulle base dell’effettiva gravosità delle singole mansioni”.

D’altronde, come ricorda Tridico, “l’Europa ci chiede di non tornare indietro sulle riforme previdenziali” e difficilmente il Governo Draghi verrà meno a questa raccomandazione.

Bisogna pensare a nuove forme di flessibilità che siano sostenibili, all’interno di un sistema contributivo che “è ormai la regola”.

E conclude l’intervista continuando a fare da sponsor alla sua di proposta per il pensionamento anticipato: un’uscita già all’età di 63 anni, ma con la sola quota contributiva dell’assegno. Per il resto bisognerebbe attendere il compimento dei 67 anni.

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