PEC affitti: l’Agenzia delle Entrate chiede (per sbaglio) i soldi agli inquilini...

Rosaria Imparato

17/02/2020

17/02/2020 - 10:17

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PEC affitti 2020, l’Agenzia delle Entrate sta inviando delle comunicazioni riguardo possibili anomalie nelle dichiarazioni dei redditi degli anni passati, ma sbagliando il destinatario: in questo caso, chiede soldi agli inquilini e non ai proprietari degli immobili.

PEC affitti: l’Agenzia delle Entrate chiede (per sbaglio) i soldi agli inquilini...

PEC affitti, continuano le anomalie da parte dell’Agenzia delle Entrate: dalla scorsa settimana l’amministrazione finanziaria sta segnalando delle anomalie, in termini di redditi non dichiarati in ordine ad immobili e fabbricati.

Piccolo particolare: la richiesta non sta arrivando ai proprietari ma agli inquilini...

L’anomalia ci è stata segnalata da una contribuente che ha ricevuto la comunicazione da parte dell’Agenzia delle Entrate riguardo una possibile irregolarità in riferimento alla dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta 2016.

Nel dettaglio, le somme non dichiarate riguarderebbero reddito derivante da locazione di immobili: peccato che a riceverla sia stata l’inquilina, e non il proprietario di casa.

Si può rispondere a questa comunicazione di possibile anomalia anche tramite il servizio Civis messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate.

PEC affitti 2020: l’Agenzia delle Entrate chiede i soldi agli inquilini

PEC affitti, l’Agenzia delle Entrate chiede i soldi agli inquilini e non ai padroni di casa. È questa la situazione che ci viene segnalata da una contribuente, che si è vista recapitare una comunicazione da parte dell’Amministrazione Finanziaria riguardo redditi derivanti da locazione di immobili, per un totale di 3.423 euro.

Ulteriori dettagli sulla possibile anomalia, riscontrata dall’Agenzia delle Entrate in riferimento alla dichiarazione dei redditi relativa al 2016, si trovano all’interno della sezione “L’Agenzia scrive” del proprio cassetto fiscale.

La situazione, spiega la comunicazione dell’AdE, può essere regolarizzata usufruendo della riduzione delle sanzioni, ovvero tramite il ravvedimento operoso.

Grazie al ravvedimento operoso, il contribuente può regolarizzare spontaneamente omissioni, errori o illeciti di tipo fiscale, versando il tributo non pagato, una sanzione stabilita in misura ridotta e gli interessi, calcolati sull’importo non pagato al tasso legale vigente, così come stabilisce la normativa di riferimento (l’articolo 13 del decreto legislativo n. 472 del 1997).

Per poterne usufruire, è necessario presentare una dichiarazione integrativa e versare le maggiori imposte dovute, con i relativi interessi e sanzioni.

Non è la prima volta che l’Agenzia delle Entrate manda delle PEC ai destinatari sbagliati: l’anomalia viene riscontrata dall’algoritmo che gestisce le comunicazioni, che vengono inviate in modo automatizzato.

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