Il contante che il Re dei bond consiglia di avere per salvare il proprio portafoglio

Laura Naka Antonelli

17 Novembre 2025 - 18:02

La posizione da accumulare sul cash per prepararsi alla prossima crisi, a cui il Bond King Gundlach dà un nome, cambiando anche la scommessa sull’oro.

Il contante che il Re dei bond consiglia di avere per salvare il proprio portafoglio

Ormai la quantità di asset sopravvalutati è diventata così alta che, secondo il Re dei Bond Jeffrey Gundlach, invece di ritrovarsi di colpo in mezzo ai guai e cercare di correre ai ripari in extremis, è meglio prepararsi al peggio, tornando a rivalutare la componente cash del proprio portafoglio di investimenti.

In un intervento al podcast di Bloomberg Odd Lots, il “Bond King”, così come è stato ribattezzato da Wall Street grazie alla sua esperienza nel mercato del reddito fisso, ha consigliato agli investitori di puntare sul cash, ergo sul contante, dunque sulla liquidità, il 20% circa dei loro portafogli.

Anche Gundlach ha paura della bolla AI, il contante che consiglia di detenere in portafoglio

In un momento in cui è forte il timore sulla formazione o direttamente esplosione di una bolla AI, Gundlach - conosciuto per aver formulato previsioni che si sono rivelate azzeccate, in primis quella sul crash del mercato immobiliare nel 2007 - si è messo in evidenza nelle ultime settimane per avere invitato gli investitori a puntare sull’oro e su altri asset diversi dal dollaro USA.

Oggi l’investitore veterano di Wall Street è tornato a farsi sentire, lanciando un avvertimento contro quelle che ha definito scommesse “incredibilmente speculative.

Il fondatore dell’hedge fund The DoubleLine Capital ha così raccomandato agli investitori di detenere una posizione in cash (contante) pari al 20% per proteggersi contro una implosione dei mercati che potrebbe avvenire soprattutto, a suo avviso, per colpa di un possibile crash del mercato del private credit.

Troppi sarebbero infatti i prestiti che diversi investitori (fondi di private equity et similia) avrebbero concesso ad alcune aziende attive nel comparto AI (intelligenza artificiale), nella convinzione e/o speranza di vedere i loro utili gonfiarsi, al pari delle loro azioni in Borsa.

Proprio il probabile brusco risveglio da queste scommesse potrebbe scatenare un forte terremoto, prima di tutto sul mercato del credito privato, valutato 1,7 trilioni di dollari e caratterizzato, così come ha detto il Re dei Bond, da “prestiti spazzatura” (garbage lending).

Basti pensare al panico che è esploso a Wall Street dopo il crac di First Brands e di Tricolor Holdings, che ha finito per infettare anche i titoli delle banche italiane, oltre a quelli delle banche regionali USA: un allarme che è rientrato subito, ma che rimane latente.

Il Re dei Bond Jeffrey Gundlach profetizza la prossima crisi e ’cambia’ la sua puntata sull’oro

D’altronde, come ha spiegato Gundlach, “ le condizioni di salute in cui versa il mercato azionario degli Stati Uniti sono tra le più precarie a cui ho assistito durante la mia intera carriera”, a fronte di “un mercato che è speculativo in modo incredibile”. E “i mercati speculativi raggiungono sempre livelli follemente elevati. Succede ogni volta”.

Il Re dei Bond fa dunque parte della schiera sempre più ampia di quegli analisti che intravedono a Wall Street eccessi speculativi soprattutto nei valori eccessivamente gonfiati delle azioni di aziende che puntano sull’AI e sui data center.

Non è mancata di conseguenza un profezia: “La prossima grande crisi sui mercati finanziari sarà quella del private credit ”, dunque del credito non bancario. Un settore che, secondo Gundlach, “presenta le stesse caratteristiche strutturali della cartolarizzazione dei mutui subprime che avvenne nel 2006 ”, che anticipò l’avvento della grande crisi finanziaria del 2008.

Il Bond King ha detto di avere ancora fiducia nell’oro, ma anche qui le novità non sono mancate.

Dopo aver raccomandato agli investitori, alla metà di settembre, di puntare sull’oro il 25% del loro portafoglio, Gundlach ha consigliato durante il podcast di Bloomberg di ridurre l’allocazione al bene rifugio per eccellenza al 15%.

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