Prelievo contanti in Europa, cosa succede se supero i limiti?

Alessandro Nuzzo

25 Novembre 2025 - 22:35

Se si preleva oltre una certa soglia di contante, scatta la segnalazione automatica. Ecco cosa succede.

Prelievo contanti in Europa, cosa succede se supero i limiti?

Negli ultimi anni in Europa si è assistito a un progressivo giro di vite sull’uso del contante, accompagnato da un forte incentivo all’utilizzo dei pagamenti elettronici. L’obiettivo comune è chiaro: rendere più efficace il contrasto all’evasione fiscale, al riciclaggio di denaro e alle transazioni in nero, fenomeni che prosperano proprio grazie alla scarsa tracciabilità della moneta fisica. Tra i Paesi più attivi in questa direzione si distingue la Spagna, che ha introdotto un robusto pacchetto di norme antiriciclaggio con particolare attenzione ai movimenti di denaro contante.

Sebbene non esista un limite massimo al prelievo dal conto corrente, la normativa spagnola prevede un sistema di controlli automatizzati che si attivano al superamento di determinate soglie. L’obiettivo non è bloccare l’utilizzo del contante, ma rendere più trasparenti le operazioni sospette, permettendo alle autorità fiscali di intervenire rapidamente quando emergono situazioni anomale.

Le soglie che fanno scattare l’allarme

Secondo la Banca di Spagna, tutte le operazioni in contante, prelievi o versamenti, pari o superiori a 1.000 euro devono essere monitorate e segnalate in caso di comportamenti sospetti. Sopra i 3.000 euro, invece, la segnalazione non è più discrezionale: è obbligatoria. Le banche devono trasmettere i dettagli dell’operazione all’autorità fiscale competente, che può decidere di avviare un controllo più approfondito.

Una particolare attenzione viene riservata alle transazioni che coinvolgono banconote da 500 euro, considerate a rischio elevato perché spesso utilizzate nei circuiti del riciclaggio. Le norme impongono agli istituti di credito non solo di segnalare l’operazione, ma anche di documentare le motivazioni fornite dal cliente al momento della richiesta di prelievo o deposito.

Chi supera queste soglie non rischia automaticamente una sanzione: ciò che viene richiesto è la capacità di spiegare la provenienza o la destinazione del denaro. In un contesto in cui i pagamenti digitali sono ormai la norma, movimentare grosse somme di contante è considerato un comportamento potenzialmente anomalo, e dunque meritevole di attenzione.

Contrariamente alle interpretazioni più complottistiche, le nuove regole non mirano a limitare la libertà dei cittadini, ma a garantire trasparenza nei flussi finanziari. Il denaro contante rimane difficile da tracciare, e proprio per questo rappresenta uno dei veicoli preferiti dai circuiti dell’economia sommersa. Rafforzare i controlli significa quindi avere più strumenti per contrastare attività illecite e perdite fiscali ingenti.

Gli istituti bancari che non rispettano gli obblighi di comunicazione rischiano pesanti sanzioni, un modo per responsabilizzare ulteriormente gli intermediari finanziari nel contrasto ai reati economici.

La situazione in Italia

Anche nel nostro Paese il quadro è piuttosto severo, seppur con differenze importanti. L’Agenzia delle Entrate non può effettuare controlli sui prelievi in sé, ma può intervenire su depositi e trasferimenti. Tuttavia, in caso di movimenti di contante particolarmente elevati, la banca deve comunque attivare le procedure antiriciclaggio previste dall’UIF (Unità di Informazione Finanziaria).

Oltre i 10.000 euro prelevati in un mese scatta obbligatoriamente la richiesta di informazioni al cliente, mentre prelievi superiori a 1.000 euro al giorno o 5.000 euro al mese vengono automaticamente segnalati all’Agenzia delle Entrate per verifiche fiscali. Anche in Italia, insomma, la logica è la stessa: prevenire abusi e garantire la tracciabilità dei flussi finanziari più sensibili.

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