Fisco, Italia terza al mondo per complessità. Ecco perché siamo tra i sistemi fiscali peggiori

Anna Maria D’Andrea

13 Giugno 2017 - 15:30

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L’Italia guadagna il terzo posto tra i sistemi fiscali più complicati del mondo. A stabilirlo è il Financial Complexity Index 2017. Ecco perché.

Fisco, Italia terza al mondo per complessità. Ecco perché siamo tra i sistemi fiscali peggiori

Il sistema fiscale italiano guadagna il terzo posto per complessità a livello globale. A stabilirlo è il Financial Complexity Index 2017, che mette l’Italia in posizione subalterna soltanto a Turchia e Brasile.

Che il sistema fiscale in Italia non fosse tra i migliori del mondo lo si poteva immaginare e la medaglia di bronzo conferita dallo studio condotto dal TMF Group, multinazionale con sede ad Amsterdam leader nella consulenza fiscale e assicurativa per le imprese, per molti è soltanto un’amara conferma.

Il Fisco italiano si posiziona terzo, prima di quello cinese o vietnamita, in una competizione tra 94 Paesi a livello globale e guadagna la medaglia d’oro tra gli Stati d’Europa tartassati dal Fisco. Nella ricerca condotta e pubblicata dal TMF Group vengono descritti anche i perché di un sistema fiscale poco attrattivo per gli investitori.

Complessità data da un vero e proprio labirinto di imposte suddivise su scala nazionale, regionale e comunale, ma non solo.

Gli investitori stranieri in Italia sono tenuti ad attenersi a precise regole per la redazione dei bilanci e per la tenuta della propria contabilità, tra cui l’obbligo di redazione in lingua italiana e in euro; un mix di fattori che, stando all’analisi proposta dal Financial Complexity Index, pone l’Italia tra i Paesi peggiori a livello di tax compliance.

Ecco perché l’Italia è terza al mondo per complessità fiscale secondo il Financial Complexity Index 2017, lo studio condotto e redatto dal TMF Group.

Fisco, Italia terza al mondo per complessità. Ecco perché siamo tra i sistemi fiscali peggiori

Secondo il Financial Complexity Index 2017 nonostante le diverse misure introdotte per ridurre la tassazione e per allineare il sistema italiano alle regole internazionali l’Italia ha ancora alcuni aspetti peculiari che contribuiscono ad eleggere il Fisco italiano come il peggiore d’Europa e terzo a livello mondiale.

L’immagine che ne viene fuori è di un sistema fiscale poco attrattivo per gli investitori, nel quale le imprese sono obbligate a impiegare troppo tempo nelle operazioni con il sistema fiscale e con i diversi interlocutori pubblici.

Le imprese straniere che investono in Italia sono obbligate a tradurre il proprio bilancio prima di depositario; conto economico e stato patrimoniale devono essere redatti secondo le regole contabili previste dal Codice Civile e, per il TMF Group ulteriore elemento di svantaggio è dover esporre i rendiconti obbligatoriamente in euro.

La tassazione italiana, suddivisa tra imposte di competenza nazionale, regionale e comunale, comporta tempi e adempimenti eccessivi; non si parla soltanto delle tasse da pagare ma anche delle procedure da seguire per le pratiche dei rimborsi fiscali.

Sotto accusa nel Financial Complexity Index 2017 anche le regole della fatturazione elettronica, gli adempimenti obbligatori del legale rappresentante e, stando ai fatti, una semplificazione fiscale soltanto annunciata.

Fisco, Italia sistema fiscale peggiore in Europa. Imprese soffocate da adempimenti e imposte

Il sistema fiscale italiano è tutt’altro che attrattivo per un investitore straniero e, ancor prima della pubblicazione del Financial Complexity Index 2017, la conferma viene data da chi in Italia ha deciso di avviare la propria attività d’impresa.

Negli ultimi mesi sono state introdotte molte novità fiscali: prima il D.L. 193/2016 e poi la Manovrina, il Decreto 50/2017. In ambedue i casi le reazioni sono state tutt’altro che positive, tanto da portare ad un primo annuncio di sciopero da parte dei commercialisti, revocato con la promessa di accogliere le richieste di professionisti e imprese ma che, stando ai fatti, si è tradotto in un nulla di fatto - se non addirittura in una situazione ancor più paradossale.

Allo spesometro trimestrale e alla comunicazione delle liquidazioni Iva - i nuovi otto adempimenti introdotti alla fine del 2016 - si aggiungono ora nuove regole per le compensazioni dei crediti fiscali e modifiche all’esercizio del diritto alla detrazione IVA a credito sugli acquisti. Nuove regole che di fatto limitano il diritto dei contribuenti a esigere i propri crediti fiscali e che rischiano di ingolfare ancor di più un sistema fiscale che fa a fatica e rimanere a galla in un mare di inutile burocrazia.

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