Bonus con Isee 2026, aumentano tutti gli importi. Ecco di quanto

Simone Micocci

15 Ottobre 2025 - 18:01

Più soldi alle famiglie con la riforma dell’Isee? L’esclusione della prima casa aumenta gli importi dei bonus.

Bonus con Isee 2026, aumentano tutti gli importi. Ecco di quanto

Ottime notizie per tutti quei bonus e agevolazioni per i quali è necessaria l’attestazione Isee. In legge di Bilancio cambiano i criteri per il calcolo dell’indicatore attraverso l’esclusione della prima casa dal patrimonio immobiliare, entro una certa soglia.

Una novità che se confermata porterà a un aumento generalizzato di tutti i bonus famiglia per i quali è richiesto l’Isee 2026: d’altronde, escludendo la prima casa ne dovrebbe risultare un indicatore più basso, il che comporta un aumento di tutti quei bonus il cui importo è commisurato alla situazione economica del nucleo familiare. Secondo le prime simulazioni, l’esclusione della prima casa potrebbe ridurre l’Isee anche di 1.000-2.500 euro per una famiglia media, con conseguente aumento degli importi per assegni e bonus collegati. Oltre ovviamente ad avere maggiori possibilità di accedervi.

Va detto, comunque, che già oggi esiste una detrazione che abbassa il valore della prima casa nell’Isee, tenendo conto anche di eventuali mutui ancora in corso.

Ecco perché il peso della prima casa sul calcolo dell’Isee è spesso limitato, ragion per cui va chiarito come una tale novità in legge di Bilancio andrebbe a impattare sulle famiglie.

Come vedremo di seguito, il vantaggio maggiore sarà per i proprietari senza mutuo e con immobili di valore medio-alto, mentre per chi già oggi beneficia della franchigia e del debito residuo la differenza sarà marginale.

Come incide oggi la prima casa nell’Isee

Come noto, l’Isee è lo strumento attraverso cui lo Stato misura la condizione economica complessiva di un nucleo familiare, per stabilire l’accesso a prestazioni sociali agevolate e contributi pubblici. Il suo calcolo si basa su tre elementi fondamentali: i redditi, i patrimoni e la composizione del nucleo familiare.

Qui dobbiamo concentrarci sui patrimoni, che si distinguono tra mobiliari (risparmi, investimenti, titoli) e immobiliari. Quest’ultima voce comprende tutti i beni immobili posseduti in Italia e all’estero alla data del 31 dicembre dell’anno precedente, indipendentemente dall’uso che se ne fa. Tra questi, rientra anche la casa di abitazione, cioè l’immobile in cui risiede abitualmente il nucleo familiare.

La prima casa, se di proprietà o in usufrutto, deve sempre essere indicata nella Dsu, anche quando è esente da Imu. Il valore da dichiarare non è quello di mercato, bensì il valore ai fini Imu, calcolato sulla base della rendita catastale rivalutata e moltiplicata per il coefficiente previsto per la categoria catastale dell’immobile.

Se l’immobile è cointestato, ciascun componente dichiara solo la propria quota di possesso. Nel caso in cui l’abitazione sia gravata da un mutuo ipotecario, il debito residuo al 31 dicembre può essere sottratto dal valore dell’immobile, così da ridurre l’impatto patrimoniale ai fini Isee.

Tuttavia, già oggi il legislatore, consapevole del ruolo primario che la prima casa riveste nel patrimonio familiare, ha previsto una franchigia specifica che riduce il valore da considerare nel calcolo dell’Isee. In pratica, una parte del valore della casa di abitazione già non viene conteggiata, così da non penalizzare eccessivamente i nuclei proprietari dell’immobile in cui vivono.

La norma stabilisce che il valore dell’abitazione principale ai fini Isee venga ridotto di una franchigia fissa (pari a 52.500 euro), incrementata di 2.500 euro per ogni figlio convivente successivo al secondo. A tale importo si somma il capitale residuo del mutuo, ma solo fino a concorrenza del valore complessivo dell’immobile.

In altri termini, se il valore Imu della casa è di 150.000 euro e il mutuo residuo è di 80.000 euro, l’Isee terrà conto solo di ciò che rimane dopo la somma della franchigia e del debito residuo, senza mai andare sotto zero.

Facciamo un esempio, considerando un immobile con valore Imu di 150.000 euro con 80.000 euro di mutuo residuo e una franchigia di 52.500 euro. Il patrimonio immobiliare rilevante ai fini Isee sarà quindi pari a:

150.000 − (80.000 + 52.500) = 17.500 euro

E ricordiamo che nel calcolo finale dell’Isee, questo valore pesa solamente al 20%.

In assenza di patrimoni mobiliari, quindi, la prima casa sul valore finale dell’Ise pesa solo 3.500 euro, valore a sua volta da dividere per la scala di equivalenza. Prendiamo come esempio una famiglia con un valore di scala pari a 2: la prima casa, se presenta le condizioni di cui sopra, comporta un aumento di appena 1.750 euro del valore finale dell’Isee.

Cosa vuole fare il governo

Nella legge di Bilancio 2026 si dovrebbe far leva sul principio che la prima casa nell’Isee non va proprio considerata quando ha un valore Imu che non supera una certa soglia che, secondo indiscrezioni, dovrebbe essere compresa tra 75 mila e i 100 mila euro.

Questa novità avrebbe sicuramente un impatto sull’Isee, ma non sempre e comunque in certe situazioni limitato.

Nel caso dell’esempio, infatti, la casa ha comunque un impatto minimo sull’Isee, quindi laddove una tale novità dovesse essere approvata ci sarebbe sì un’attestazione più bassa ma con conseguenze quasi irrilevanti.

Diverso il discorso per chi ha una casa più costosa o comunque non ha un mutuo in corso: in quel caso, infatti, l’impatto sull’Isee potrebbe essere ben più alto, con annessi vantaggi per bonus e agevolazioni.

Così aumentano i bonus grazie alla riforma dell’Isee

Un Isee più basso permette di aumentare, ad esempio, il valore dell’Assegno unico percepito. Ricordiamo, infatti, che per quanto il sostegno alle famiglie spetti a tutti, l’importo è commisurato sulla base della situazione economica del nucleo familiare. Oggi, infatti, il massimo dell’importo - di circa 200 euro per i figli minori - spetta solo a chi non supera i 17.227,34 euro di Isee. Sopra questa soglia l’importo si riduce progressivamente, fino ad arrivare al minimo, 57,50 euro, al raggiungimento di un Isee di 45.824,72 euro.

Tra i bonus famiglia che si possono chiedere con l’Isee, anche il valore del rimborso per l’asilo nido è commisurato a quello dell’Isee, e lo stesso vale per l’Assegno di inclusione.

Attenzione però, perché quest’ultimo presenta un’anomalia: tra i requisiti, infatti, figura un valore Imu della prima casa comunque non superiore a 150.000 euro. Se alla riforma dell’Isee non seguirà la cancellazione di questo requisito, per molte famiglie rischierà di esserci una vera e propria beffa: l’Isee sarà più basso grazie all’esclusione della prima casa, ma l’Assegno di inclusione non spetterebbe comunque.

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